Il vero concerto

L'atteso concerto con le musiche e le canzoni di Leonard Cohen. Prima di andare la decisione di passare a trovare un'amica. Un'esperienza di una nostra lettrice.
Foto di Pexels da Pixabay

Il 10 luglio è la data di un appuntamento tanto desiderato. Un concerto nella piazza del mio paese. Un grande desiderio di partecipare. Mi preparo e inforco la bicicletta. Pedalo veloce nella speranza di trovare un buon posto per ascoltare le musiche e le canzoni del grande Leonard Cohen. Penso al suo brano più famoso “Allelujah” che sicuramente proporranno.

Mentre mi avvio e pedalo spedita mi viene in mente che potrei passare a casa di M. Le avevo promesso che sarei stata vicina alla sua mamma.

Non frequento questa famiglia. Anzi, pur abitando nello stesso paese, le nostre strade non si incrociano mai. Qualcosa mi spinge a passare di là nonostante il concerto tanto atteso e il mio ritardo assicurato dalla deviazione. Il motivo? Il ricovero in ospedale nel reparto di psichiatra della loro figlia, una ragazza.

Suono il campanello. La signora apre con esitazione. Poi mi riconosce e mi chiede di entrare. È presente anche l’altra figlia, che la sta aiutando in questo momento così doloroso.

Entro. Pur non “conoscendoci” mi sentono come un’amica ed iniziano a vuotare il sacco dalla tanta sofferenza racchiusa. Mi raccontano una storia lunga vent’anni. Di cure sbagliate. Di medici frettolosi. Di strutture pressoché inesistenti. Di mail inviate alle quali non è mai pervenuta risposta. Di dolore accumulato. Di amici dileguati. Sembra che avere una figlia affetta da una malattia psichiatrica sia come avere un “appestato” in casa. 

Scrive tutte le sue impressioni, i fatti, cosa prova e cosa vive. Me lo racconta e la incoraggio a continuare a scrivere, visto che ne ha le capacità, per poter essere d’aiuto a chi si trova nella stessa situazione e non vede via d’uscita.

So che non frequentano la chiesa. Ma io cosa posso offrire? L’ascolto sicuramente. La comprensione. E poi? Poi sulla porta di casa ho detto loro che una cosa potevo farla: pregare! Glielo dico. Mi hanno ringraziata.

Mentre mi avvio in bicicletta, recito alcune Ave Maria per loro.

Poi raggiungo la mia meta iniziale e ascolto il concerto. Le note dell’Allelujah finale mettono i brividi. Ora hanno un altro eco dentro di me. Trovo consonanza tra il mio mondo interiore, quello che ho vissuto e un inno di ringraziamento a Dio e alla vita. Un vero concerto. Non solo esteriore.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons