Il ruggito della Leonessa

Francesca Schiavone è la prima italiana ad arrivare in finale a un torneo dello Slam, premiata dalla sua caparbietà.
francesca schiavone

«Sono solo all’inizio». A pronunciare questa frase è una ragazza che il 23 giugno compirà 30 anni. Gioca a tennis, sport logorante più di altri, a livello fisico e mentale. Difficile raggiungere l’apice a quell’età: solitamente gli anni migliori (sportivi, s’intende) fanno già parte del passato. Lei, invece, ha percorso il sentiero opposto. Con pazienza, lottando, cercando di migliorarsi sempre per vivere un giorno, almeno uno, da protagonista assoluta. Lei è Francesca Schiavone, e quel giorno è arrivato. Ha raggiunto la finale del Roland Garros, il “campionato del mondo su terra rossa”. Prima italiana ad arrivare in fondo a un torneo dello Slam, perché in precedenza l’impresa era riuscita sì, ma solo al maschile (Giorgio De Stefani nel ’32, Nicola Pietrangeli nel ’59, ’60, ’61 e ’64, Adriano Panatta nel ’76). In sostanza, una vita fa.

 

Francesca è l’emblema della caparbietà, e non a caso è definita “la Leonessa” (anche se a lei questo nomignolo non fa impazzire). Ha saputo attendere il momento giusto, forte di un’innata convinzione nei propri mezzi. Ha girato il mondo, spinta da una passione che è diventata un lavoro. Sempre alla ricerca del suo equilibrio, nel gioco come nella vita, Francesca si è affidata a tecnici spagnoli e argentini prima di trovare l’America in Italia, con Corrado Barazzutti. Insieme a lui, e alle compagne di Nazionale, ha saputo vincere due edizioni della Federation Cup (la Coppa Davis in gonnella), che però valgono la metà di una finale a Parigi. In un tennis caratterizzato da talenti precoci e da un gioco muscolare, lei sembra il classico pesce fuor d’acqua. Atletica sì, ma non certo una superdonna. Meno potente di altre colleghe, molte delle quali non ancora ventenni, Francesca sorprende per il suo gioco vario e altamente spettacolare. Lob, discese a rete, colpi tagliati e quell’elegantissimo rovescio a una mano: con lei in campo è impossibile annoiarsi.

 

Domani, sul centrale parigino, Francesca sfiderà Samantha Stosur. Finale quanto mai inedita, se pensiamo che al Roland Garros 2009 questo match fu giocato a livello di primo turno. I precedenti, così come il pronostico, pendono dalla parte dell’australiana. Un’altra che non ha mai vinto un torneo dello Slam, che molto probabilmente non sarà mai numero 1 al mondo, ma che sta giocando da campionessa vera. Francesca, però, ci crede: «Non so se vincerò, ma una cosa è certa: entrerò in campo lottando e dando il massimo. Non lascerò niente al caso». Come non ha mai fatto in tutta la sua carriera. Che, meglio ricordarlo, è solo all’inizio.

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