Il prezzo delle scelte

Il testo di Arthur Miller per la regia di Massimo Popolizio scava dentro la storia di due fratelli che si ritrovano a discutere dell’eredità di famiglia dopo anni di distanza che rivelano diverse concezioni della vita e scelte antitetiche, mentre attorno la crisi economica del '29 sfianca gli Stati Uniti
Massimo Popolizio e Umberto Orsini

Testo crudele di Arthur Miller, che debuttò nel 1968 al Morosco Theatre di Broadway con grande successo (429 repliche consecutive), “Il prezzo” ha avuto una sola edizione in Italia, nel 1969, messo in scena con Raf Vallone e Mario Scaccia. Il tema del dramma in cui Miller, nel 1968,  fotografava con spietata lucidità e amara compassione le conseguenze della crisi economica del ’29 negli Stati Uniti, ci porta ai nostri giorni così pieni di incertezze.

In questa commedia tutto ha un prezzo: le scelte, i ricordi, gli errori, le vittorie e le sconfitte. Racconta di due fratelli che non si parlano da molti anni e si ritrovano insieme nella casa di famiglia che sta per essere abbattuta, per vendere i mobili accumulati da un padre che per anni si era lì isolato. L’intelligente Victor che da giovane sembrava destinato a cose migliori, è diventato un tranquillo poliziotto per rimanere ad accudire il padre, e sposato una donna con problemi ora di alcool e di depressione; Walter, apparentemente meno dotato, ha saputo invece allontanarsi dalla famiglia e ha avuto successo come medico. Infine, c’è un anziano broker chiamato per stabilire il prezzo di quella massa di mobilio.

Tutti riuniti in un enorme stanzone con scala e una massa di mobili accatastati e coperti da teli di plastica – nella bella scena di Maurizio Balò – che diventerà il contenitore dei loro ricordi, dei dissensi, degli scontri e delle diverse concezioni di vita, facendo emergereincomprensioni e menzogne del loro passato. Così, le più radicate convinzioni su come siano andate le cose in famiglia si sgretolano man mano.Si deve a Umberto Orsini aver riscoperto questo testo e averne affidata la regia a Massimo Popolizio, entrambi protagonisti accanto a Alvia Reale e Elia Schilton: un magnifico quartetto d’attori per un teatro d’interpretazione, che scava nel sottotesto, e di cui si sente ogni tanto il bisogno.

Debutto al teatro Argentina di Roma, fino al 15 novembre, e in tournée.

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