Il papa ai consacrati: non siate “impiegati di Dio”

Il popolo di “Tata Vasco” ha accolto il papa martedì scorso. Terra di gente nobile e semplice che nella storia ha saputo dare prova della sua fede e della sua adesione alla Chiesa. Un Michoacan ferito e stanco per la violenza degli ultimi anni a causa del narcotraffico, apre le sue braccia al messaggio del pontefice
Visita del papa in Messico foto Ap

Le chitarre e i violini suonano allegramente le note di “Flor di canela”, inondando uno stadio in cui quasi 20 mila uomini e donne consacrati riempiono l’aria con il loro vociare in una mattinata fredda. Papa Francesco cammina reggendo il pastorale che quasi cinque secoli fa usò “tata” (padre) Vasco Da Quiroga, primo vescovo di queste terre che ridiede la dignità ai suoi amati purepechasun popolo indio – li pacificò e insegnò loro l’arte nobile della lavorazione del legno, del ferro, del cuoio: un uomo di Dio che evangelizzò queste terre con amoroso impegno, facendovi fiorire popoli ospitali, concreta realizzazione della sua “utopia michacana”.

 

Significativo che il papa abbia scelto Michoacan per rivolgersi ai religiosi. Un Michoacan conosciuto per i suoi esempi di fervore coraggioso, come quelli del beato José Sánchez del Rio, ragazzo che nel 1928 a soli 14 anni abbracciò il martirio durante la persecuzione religiosa messicana e per il quale il papa ha approvato, lo scorso gennaio, il miracolo che l’ha elevato agli onori degli altari.

 

Nel suo incontro con sacerdoti, religiosi, religiose, consacrati e seminaristi delle 93 diocesi del Paese, papa Francesco li ha chiamati a pregare per combattere la “pigrizia spirituale” con cui il demonio seduce. Dopo aver ascoltato nel Vangelo il Padre nostro con cui Gesù ha insegnato ai suoi discepoli a pregare, il pontefice ha ricordato l’importanza della preghiera: “A pregare si impara come impariamo a camminare, a parlare, ad ascoltare. La scuola della preghiera è la scuola della vita e nella scuola della vita è dove facciamo la scuola di preghiera” ha detto.

 

Né “funzionari” del divino né “impiegati di Dio”, negandosi alla rassegnazione che “ci barrica nelle nostre sacrestie”; messaggi che il vicario di Cristo ha lasciato ai servitori della messe, una rappresentanza dei circa 50 mila uomini e donne che hanno scelto di seguire Cristo a tempo pieno e che lavorano tutti i giorni nella pastorale, nella formazione e nell’azione sociale.

 

A rispondere al messaggio papale è stato mons. Salvador Rangel Mendoza, vescovo di Chilpancingo-Chilapa e responsabile della dimensione della Vita Consacrata, che ha espresso la gioia e la benedizione per la visita di sua Santità, che li invita a “camminare per le vie di gioia del Vangelo e ad andare alle periferie esistenziali delle donne e degli uomini del nostro tempo, con spirito di misericordia e senso profetico per poter contribuire alla costruzione del Regno e di un Messico più giusto, riconciliato e in pace”.

(Traduzione di Chiara Andreola)

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