Il papa a Loreto

Sei ore il 25 marzo per chiudere il Sinodo dei giovani e firmare l'esortazione apostolica, fuori da Roma e dal Vaticano. Un evento storico. Il papa celebrerà la Messa da solo nella Santa Casa, saluterà gli ammalati e uscirà sul sagrato per tenere un discorso ai fedeli e poi recitare insieme con loro l’Angelus. Alle 12, non solo le campane di Loreto, ma quelle delle parrocchie di tutte le Marche suoneranno a festa.

Scuole chiuse a Loreto il 25 marzo, chiusi anche gli uffici comunali, è pronto il piano della viabilità, i residenti sono stati invitati a esporre drappi e addobbi in segno di accoglienza. Così la città marchigiana si prepara a ricevere papa Francesco che, desiderando arrivare alla Santa Casa da pellegrino, ha voluto che la giornata fosse organizzata come un incontro di popolo, ma all’insegna della sobrietà.

Due i momenti storici che caratterizzeranno la visita: papa Francesco celebrerà la Messa da solo nella Santa Casa e firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale sui giovani, evento che di solito si svolge privatamente in Vaticano. Un’alleanza che si rinnova, quella tra il papa e i giovani. Ad alimentare l’attesa, la Sala Stampa vaticana ha rivelato l’incipit del documento: Vive Cristo, esperanza nuestra. Emerge subito il tema della speranza, caro a papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato, quella virtù che non bisogna mai lasciarsi rubare, con cui i giovani sono invitati a guardare la vita e il futuro, che viene donata al mondo attraverso Maria, Madre della speranza. Il papa vuole affidare proprio «alla Vergine Maria il documento che suggella i lavori del Sinodo dei Vescovi tenutosi in Vaticano, dal 3 al 28 ottobre 2018, sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”», si legge nella nota della Sala Stampa vaticana.

Una visita concentrata nel breve spazio di sei ore, ma densa di significato, anche per la data che è stata scelta, il 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore. Il papa celebrerà la Messa nella Santa Casa, evento storico che non si verificava ormai da 162 anni. Al termine della celebrazione, dopo aver firmato l’Esortazione apostolica, il papa saluterà gli ammalati e uscirà sul sagrato per incontrare i fedeli. Dopo il pranzo con i Vescovi, lascerà il Santuario per tornare in Vaticano. A mezzogiorno in punto le campane delle parrocchie di Loreto suoneranno all’unisono. «Abbiamo invitato tutte le parrocchie delle Marche a fare lo stesso, per ricordare l’annuncio dell’Angelo e salutare il Santo Padre che mette piede in questa magnifica terra marchigiana», ha detto l’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Dal Cin in un’intervista alla Radio Vaticana.

La scelta della città di Loreto, luogo in cui si trova la Santa Casa, è un forte richiamo a vivere l’oggi nel di Maria, a costruire relazioni familiari sul modello della famiglia di Nazareth, la prima chiesa domestica, a edificare una Chiesa che sia veramente famiglia. Una chiesa aperta e attenta alle necessità di ciascuno è sempre stato il grande desiderio di papa Francesco: «Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. È una lezione forte per la Chiesa! (…) Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre» (Francesco, Udienza generale, 9 settembre 2015).

In questa casa si riuniranno i giovani per accogliere il dono di questa giornata e tonare, poi, alla vita quotidiana dove imparare ad essere testimoni credibili del Vangelo.  Tornano alla mente le parole scritte al papa dai ragazzi che quest’anno hanno partecipato al Sinodo: «Condividiamo il tuo sogno: una Chiesa in uscita, aperta a tutti soprattutto ai più deboli, una Chiesa ospedale da campo. Siamo già parte attiva di questa Chiesa e vogliamo continuare a impegnarci concretamente per migliorare le nostre città e scuole, il mondo socio-politico e gli ambienti di lavoro, diffondendo una cultura della pace e della solidarietà e mettendo al centro i poveri, in cui si riconosce Gesù stesso».

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