Il nuovo ruolo di Sergio Zavoli

La Rai ha ancora spazio per gente come Santoro e Floris?
santoro floris

Ne ha viste e raccontate tante Sergio Zavoli. Dai processi alle tappe del giro a quelli alle notti più buie della Repubblica. Ma forse mai avrebbe immaginato di dover, in età da pensione, rimettersi i calzoncini, staccare le scarpette dal chiodo, e vestire i panni dello stopper. Del mitico numero cinque che fu. Alla Brio (o per stare al passo con i tempi) alla Cannavaro per intendersi. Da perfetto centrale di difesa tocca infatti a lui piazzarsi davanti alla porta, e sparacchiare in tribuna i palloni più insidiosi, quelli che, soprattutto la maggioranza di governo, butta da qualche tempo, un pò alla rinfusa nella già affollatissima e disordinata area di rigore della Rai. Il gol, cercato con insistenza da mesi, è quello che più farebbe piacere al presidente, grande intenditore di calcio e peraltro sceso in campo con un partito che già faceva il verso ad un urlo da stadio (“Forza Italia”).

 

La rete da mettere a segno è mandare in fuorigioco le trasmissioni più sgradite al premier, mostrare il cartellino rosso ai talk show di Floris e Santoro. L’ultima manovra per arrivare all’obiettivo, è stata quella di provare a sancire con un emendamento presentato in Commissione di Vigilanza Rai, che queste trasmissioni non siano in nulla diverse dalle polverose e sbadiglianti tribune politiche che nessuno in realtà segue. Una equiparazione che avrebbe permesso al direttore generale Rai (sempre a un passo dalle dimissioni), di fare poi scopa con la decisione già, tra mille polemiche, adottata un anno fa per le regionali. Oscurare cioè per un mese e più, i talk show più indigesti e politicamente ostili, in prossimità delle elezioni amministrative in nome di una strumentale par condicio e di un male interpretato pluralismo informativo. In realtà, un ennesimo attacco all’indipendenza della Rai, un altro favore a chi può però fare tranquillamente campagna elettorale sull’altra metà dell’etere essendone il proprietario, che ha costretto il capitano della Commissione di Vigilanza Rai, l’anziano Zavoli a vestire per l’appunto i panni del vecchio e rude centrale di difesa che vedendosi a mal partito, intanto spazza l’area, sventando il pericolo.

 

E’ stato lui, il monumento vivente della migliore Rai di sempre, a mandare all’aria l’incursione, opponendo la sua storia, la sua esperienza e il suo no deciso ad una proposta che non ha esitato a definire contraria alla legge e perciò inammissibile perchè verrebbe minata, ha spiegato, l’autonomia professionale dei giornalisti e contraddetta la missione di servizio pubblico dell’azienda di viale Mazzini. Sarà anche vero che, come ha scritto Aldo Grasso sul Corriere, chi guarda i talkshow è già convinto delle sue idee e non le cambia certo dopo aver visto “Annozero” o “Ballarò” e che anzi, molto più insidiosi ed efficaci siano le trasmissioni pomeridane destinate alle casalinghe indecise, molto più suggestionabili dalle finte terremotate felici di “Forum” e dalle lodi al “nostro presidente” della signora del pomeriggio-domenica di Canale 5, Barbara D’Urso. Ma resta il fatto che ancora una volta dicendo di voler moltiplicare le voci, si punti innanzitutto a sopprimerne alcune. Guarda caso, quelle che più disturbano il manovratore.

 

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