Il mondo a tempo determinato

La recensione su "Conquiste del lavoro" del libro In equilibrio precario di Gianni Bianco che è anche il ritratto delle politiche di un Paese degli ultimi quarant’anni
In equilibrio precario

Il giornalista Gianni Bianco è una di quelle persone che il mondo del precariato lo ha accarezzato per tanti anni. Nonostante le sue poche luci e le sue molte ombre, il giornalista Rai non si è risparmiato e ce lo racconta nel libro In equilibrio precario edito da Città Nuova. Le 64 pagine del libretto risultano così un concentrato di dati, esperienze e riflessioni sul mondo del lavoro italiano degli ultimi 40 anni. Un libro che il giornale Conquiste del lavoro ha recensito, e che riproponiamo in versione integrale.

«La foto in bianco e nero di un acrobata è la simbolica copertina di In equilibrio precario-contratti a termine e vite in bilico, un volume di Gianni Bianco. Una fotografia nitida scattata da chi si è messo a guardare il mondo da quel punto di vista, “da quello a tempo determinato”. Il libro inizia con la cronaca del 14 dicembre 2010, il giorno in cui il governo Berlusconi ottiene la fiducia mentre i giovani protestano nelle Università e per le strade, conquistando dopo tanto tempo, le pagine dei giornali nazionali.

Protestano i ragazzi che hanno ricevuto in eredità dalle persone a cui stanno pagando la pensione un universo fatto di contratti a termine, co.co.pro, scarsa tutela previdenziale e zero diritti. Gianni Bianco fa parlare le loro voci e quelle dei genitori che li hanno messi al mondo. Un tassista afferma “Hanno ragione a protestare. Mia figlia ha una laurea in filosofia, parla due lingue e fa la cassiera in un supermercato. Non è giusto”. Certo che non è giusto. In Italia per chi ha meno di trent’anni non c’è quasi niente di giusto. E Bianco cita Emmott che in “Forza, Italia” nel 2010 aveva scritto: “Il modo migliore per stabilire il grado di civiltà d un Paese è osservare la condizione e le prospettive offerte ai suoi giovani. Sotto questo aspetto, l’Italia è la peggiore nazione d’Europa”.

Le proteste degli under 30 italiani del 2010 sono principalmente proteste di ragazzi che studiano, studiano, studiano e
poi non riescono a mantenersi attraverso un lavoro conforme ai loro studi. Lavoro che serve, ma a basso costo: tra stage, false partite iva e co.co.co (quando va bene), la manodopera intellettuale a buon mercato in Italia è diventata un
esercito inesauribile. L’offerta è tanta, il costo scende, mentre con quello che si sottrae ai diritti retributivi dei ragazzi si alimentano i privilegi di casta dei più anziani, che sono sempre di più: in dieci anni in Italia ci sono 2 milioni di under 35 in meno e altrettanti over 65 in più, la disoccupazione giovanile è quattro volte superiore rispetto alle altre fasce d’età. E ancora altre voci: c’è chi racconta di aver firmato il primo contratto a tempo indeterminato a 41 anni, dopo dieci anni di precariato in aziende solide, e dieci, antecedenti, di stage non pagati, collaborazioni giornalistiche sotto-pagate, sfruttamento.

C’è chi dopo una laurea in lettere classiche è riuscita per un solo anno scolastico a realizzare il suo sogno: insegnare.
L’anno più bello della sua vita, anche se a mille chilometri da casa, in Lombardia. Poi basta, non c’era più posto. La pagina più bella è quella dedicata a chi è orgoglioso di essersi fatto da sé. Di non aver chiesto aiuti, di non aver cercato maniglie o raccomandazioni: “Provarci non costa niente. Riuscirci vale una vita intera”».

Gianni Bianco, In equilibrio precario, Città Nuova editrice, Roma 2012, pp.60,
euro 3,50

di ELISA LATELLA
di SERGIO D’ANTONI

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