Il mezzanino di Vicenza

Sarà che piove e al grigiore del cielo si oppone lo scintillio dell’acqua che deterge; sarà che mi piace questa città un po’ segreta, che si scopre solo a chi, passo dopo passo, le dedica tempo e fiducia, mostrando nascosti tesori… Sono a Vicenza per svelare uno di questi misteriosi volti. Fra i palazzi e le vecchie mura del Vescovado, una via stretta e quasi un’omatopea, contrà della Fascina, svela il suo scrigno prezioso: Il mezzanino. Ho faticato un poco ad immaginare l’origine di un nome così intenzionalmente umile: tutto è incominciato in un ammezzato, prima che le attività di questa iniziativa fossero ospitate in casa del vescovo. Di qui il nome di una realtà. Mi hanno assicurato molte sorprese ed è stata una giornata proprio così: all’insegna dello stupore di cosa e quanto possa suscitare l’amore per Dio e per l’uomo. Giovanna mi accoglie ed apre quella porta, sulla cui soglia si imbattono nella corsa della vita persone sole o in difficoltà, alla ricerca di un ristoro, del cibo della giornata, che poi servirà per continuare a cercare un posto dove sentirsi uomini e donne, spesso in una terra straniera. Sorride Giovanna, e si muove come a casa sua, con la stessa riverenza e lo stesso affetto che usa quando si invita l’ospite nelle intime stanze della propria famiglia e mi racconta una storia vera, di quelle di cui abbiamo un gran bisogno, quando gli uomini ci deludono per la loro miseria spirituale. L’Associazione Ozanam La forza e la fede incrollabile di un fondatore, il laico beato Antonio Federico Ozanam, avvocato e docente in letteratura, che ha sviluppato nell’opera della Società San Vincenzo de’ Paoli, la peculiarità della prossimità ai malati e carcerati bisognosi, ha trovato fino ai nostri giorni la disponibilità e la dedizione di volontari impegnati in vari angoli della emarginazione. A Vicenza l’Associazione Ozanam, rivolge la sua opera ai malati, con l’assistenza domiciliare o in ospedale, e ai carcerati, negli istituti penitenziari. Ma è qui, al Mezzanino, che l’accoglienza si fa per me visibile, in quella fila che si appresta ad entrare, senza dover registrare il nome e il cognome, e a trovare posto ad una tavola, fra le molte apparecchiate dall’infaticabile Beppino, stabile presenza in questi ambienti, con il necessario per soddisfare, con una abbondante colazione, il bisogno primario… ero affamato e mi hai dato da mangiare. Ora è possibile assicurare il pane per tutti, ma in passato non era così, quando 15 anni è iniziata questa attività di soccorso… Ma ancora quante necessità da soddisfare! Oggi il servizio poggia sulla disponibilità del Banco alimentare di Verona, oltre che sull’autogestione e sui doni di aziende, banche e privati, per l’acquisto di generi alimentari, materiali di consumo, attrezzature, spese di manutenzione, di pulizie… realizzato grazie alla tenace opera dei volontari. È preziosa, per esempio, l’opera di Giampietro, che ogni martedì raggiunge il mercato ortofrutticolo e riceve il fabbisogno di verdura, e spesso anche di frutta, per le cene del Mezzanino! Centotrenta colazioni, e altro Questo sabato mattina sono previste 130 colazioni, con cestino per il pranzo. Quando entro nella piccola cucina ben attrezzata si richiamano voci giovani e altre più mature: Teresa, Olga, Maria, Enrico e Umberto sono quelli del turno di questo mattino, e confidano apertamente la loro intima gioia nel trovarsi lì insieme ad occuparsi degli ospiti del Mezzanino… Mi colpisce il clima che si diffonde, simpaticamente mi raccontano come dolori fisici e malinconie scompaiono in quell’ambiente, dove ogni atto è accompagnato dal rispetto per gli ospiti e dal racconto di qualche aneddoto e di qualche esperienza che ha caratterizzato il loro rapporto con l’altro. Fra loro c’è anche Giovanni che ha conosciuto questa realtà quando era lui a chiedere aiuto ed ora è qui, a testimoniare che è possibile trovare e cambiare: ora attende di veder avverarsi un sogno, che la sua famiglia, la moglie e i figlioletti, lo raggiunga dalla Moldavia. Non è l’unico: altri volontari, moldavi e africani, si alternano nell’aiuto e spesso infatti essi stessi si offrono a risolvere i problemi organizzativi più pesanti, come certa manutenzione del magazzino, che deve essere curatissima e sollecita, nel rispetto delle regole igienico-sanitarie. Scorro l’elenco di questi volontari fissi del Mezzanino, di cui il 30 per cento sono giovani, studenti e lavoratori, e scopro che in 63 si alternano in questo servizio ai poveri di Vicenza, che è fatto di concretezza, di risposta ai bisogni spesso legati ad una dignitosa sopravvivenza. In effetti sono varie le opere di volontariato avviate solo al Mezzanino: colazione quotidiana e tre cene settimanali, per tutto l’anno, la possibilità di accedere allo spazio di ascolto, per l’affiancamento nella soluzione dei problemi di informazione e di gestione, talvolta con una consulenza legale, l’avvio agli altri servizi cittadini di specifica assistenza, l’offerta per gli stranieri della scuola per l’alfabetizzazione e l’apprendimento della lingua italiana. È un mistero di dedizione e di fede, quanto accade al Mezzanino! Ottantenni attivissimi offrono oggi la competenza accumulata in anni di lavoro o di attività amministrativa con lo stesso entusiasmo dei giovani che a loro si affiancano e che trovano all’interno dei servizi la modalità più congeniale per mettere a frutto i loro talenti. Incontro alcuni di questi giovani e non più giovani, coordinati dal bravo Enrico con l’efficienza di una accurata organizzazione, nella segreteria e faccio anche la conoscenza di Mirto, curatore della scuola di italiano per gli stranieri. Scuola? Sì, ma non solo, uno spazio che accoglie per imparare e per condividere, che permette di instaurare un rapporto di fiducia e di comprensione reciproca, per cui, dice Mirto, poi gli allievi tornano a salutare, ad aggiornare sullo stato di famiglia, a presentare l’ultimo nato, come in una grande famiglia… E infatti, mentre assaporiamo un buon caffè, ecco entrare e presentarsi Assan, egiziano, che in questa giornata di riposo viene a salutare i vecchi amici e, saputo che sto raccogliendo la loro esperienza, mi assicura la sua, fatta di scoperta e di solidarietà, al di là della religione e della cultura. Ha voglia di giocare la sua testimonianza Assan e lo fa con un garbo e una dolcezza che aggiunge gratitudine al mio stupore vero, davanti a questo popolo di volontari che rinuncia allo shopping, alla palestra e alla cena con gli amici, ma anche al meritato riposo, in nome di una fede in un Dio che ha dato la sua vita e che non esita a chiamare beati coloro che lo seguono. Mariagrazia e i bambini di Pio X La lezione di Mariagrazia Vettori, fondatrice dell’associazione Ozanam, è ancora viva e al suo nome gli occhi dei volontari più anziani si inumidiscono di commozione, mentre quelli dei più giovani si illuminano, indicando la fotografia esposta su una parete della segreteria. La signora Mariagrazia, recentemente e prematuramente scomparsa, figura di grande tempra morale e di coraggio evangelico, formatasi alla scuola del pensiero e delle intuizioni profetiche e moderne di Ozanam, fondatore della società di San Vincenzo, aveva a cuore la formazione dei volontari, nello spirito che riscontro ora al Mezzanino. Tradizione che viene perseguita e continuata nell’efficacia organizzativa dai volontari stessi, nello spirito dell’unità e della testimonianza, che guarda ai giovani con grande attenzione. E avrà annuito sorridendo anche lei quando di recente Il Mezzanino ha ospitato un folto gruppo di bambini della scuola di catechismo della parrocchia di San Pio X di Vicenza che, con alcuni genitori e la loro catechista, hanno visitato Il Mezzanino e… hanno investito vivacemente gli operatori presenti con domande così documentate e profonde, da stupirli. I bambini sono proprio fatti così, più saggi di quanto ti aspetti, capaci di viaggi lontani col pensiero e col cuore, basta non spegnerli e accompagnarli con discrezione e tenacia. L’entusiasmo dei bambini, che hanno anche portato il frutto di qualche loro personale rinuncia, per collaborare all’opera di solidarietà, ha commosso e impressionato i volontari increduli e ha fatto loro così ben sperare nel futuro, un futuro di attenzione al dialogo e all’accoglienza, ma anche di capacità ed educazione al sacrificio. Vien da dire a questi bambini: continuate così, non vi fermate, esigete, fatevi condurre dai vostri educatori là dove l’umanità ha parole di speranza e vive storie vere e con un futuro da raccontare! Non fermatevi, volate alto! Come chi non si accascia alle prime difficoltà della vita, ma sa uscire da se stesso, per andare verso l’altro che interroga con il suo lamento e la sua piccolezza! Mettete in comune le forze e le idee, imparate da quelli che oggi vi trasmettono la gioia del dono, perché lì è il segreto della felicità, che passa attraverso la consapevolezza dei dono ricevuti. A quanti bambini, ci si chiede, viene negata questa esperienza di conoscenza di alternative al consumismo, al mito dell’efficienza, alla fretta quotidiana e alla pigrizia mentale e fisica? Costellazione La mattina della laboriosa città assale le ore e detta le leggi del tempo. Le salette dove si è consumato il rito, ormai si svuotano. Gli ospiti nuovi o noti, con la dignità con cui sono entrati e hanno consumato il cibo, così compostamente sciamano verso l’uscita, mentre qualcuno si sofferma per un saluto o un aggiornamento. Ho l’impressione di essere immersa in un silenzio quasi religioso, in un santuario di umanità, costellato d’occhi d’ebano che si confondono con quelli di un azzurro intenso, carnagioni olivastre si affiancano a quelle candide di un’Europa sofferente, come in un gioco di colori, un arcobaleno che si innalza su un mattino piovoso, in una tranquilla, quanto ancora cara e misteriosa, città del nord-est italiano.

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