Il libro e il bambino

Ho sentito che leggere libri ai bambini li aiuta a sviluppare proprietà di linguaggio e che addirittura bisognerebbe iniziare da quando sono piccolini. Vorrei sapere al riguardo il suo parere di pediatra e, eventualmente, se ha libri da suggerire per le diverse età. Anna – Ragusa Un’ampia letteratura scientifica testimonia che leggere i libri e le favole ai bambini sia un fatto positivo: d’altronde lo sentiamo immediatamente, istintivamente vero (per avere informazioni su libri validi si può consultare il sito www.natiperleggere.it). Il libro può divenire un veicolo di scoperta del mondo, uno spazio dove il bambino può vivere soggettivamente un racconto, con luoghi e personaggi da immaginare e ricostruire con la sua mente. Leggere un libro al figlio lo aiuterà a far sì che sia naturale per lui, crescendo cercarne di nuovi, tuffarsi nelle pagine delle mille storie, impadronendosi giorno dopo giorno di sempre più vocaboli e costruzioni, arricchendo senza accorgersene la sua proprietà di linguaggio, di costruzione grammaticale, di abilità nell’esprimere i propri pensieri. Raccontare o leggere una storia aiuta molto il rapporto genitore-figlio perché è un momento di contatto intimo e profondo tra adulto e bambino Essi si trovano a navigare nello stesso mondo fantastico o nei ricordi della vita familiare. Sono insieme, con l’adulto che porta per mano, ma ciascuno con la libertà di cogliere e evidenziare ciò che gli serve, ciò che gli è proprio. È la relazione l’aspetto più importante, non tanto la parola. Tuttavia la storia ha di per sè un valore, che viene amplificato dalla relazione amorevole, dalla complicità e dallo scambio genitorefiglio. La storia stimola l’immaginazione del bambino, aiuta a sviluppare il suo intelletto, a chiarire le sue emozioni, ad armonizzarsi con le sue aspirazioni, a riconoscere le sue difficoltà, ad affrontare i problemi che lo turbano. Il racconto della vita familiare ha un valore particolare per il bimbo: gli dona le sue radici e, dandogli il senso del passato, lo aiuta a proiettarsi nel futuro. Per tanti i ricordi più dolci dell’infanzia coincidono con i racconti dei nonni o dei genitori, circondati dal profumo del cucinato o dagli odori della campagna: sono immagini che rimangono indelebili perché in quelle occasioni abbiamo sperimentato, nella libertà di vivere con pienezza le nostre emozioni, la gioia di essere accuditi con amore, parte integrante e insostituibile di una famiglia. A volte i genitori pensano che ai bimbi dovrebbero essere comunicate solo le cose buone e belle o immagini piacevoli capaci di andare incontro ai loro desideri. Ma la vita non è tutta rose e fiori. Le fiabe e i racconti comunicano al bambino proprio questo: la lotta contro le difficoltà è inevitabile, ma affrontando i problemi se ne può uscire vittoriosi. Le fiabe, con la loro polarizzazione di personaggi, buono o cattivo, facilitano l’identificazione del bimbo: Ma come chi voglio essere?, e offrono nuovi strumenti per entrare in contatto con il proprio inconscio. Nelle fiabe, vedi il Gatto con gli stivali o Cenerentola, in cui l’umile vince, il succo non è la morale ma la fiducia che si può riuscire. L’eroe abbandonato è solo: anche il bambino potrà attraversare momenti così, ma come l’eroe riuscirà a trovare la mano che lo accompagnerà fuori dal labirinto. Per Bruno Bettleheim, noto pediatra e psicologo, la fiaba ha un tipo di coinvolgimento che si conforma al modo in cui un bambino pensa e percepisce il mondo, per questo la fiaba è così convincente per lui. Egli può trarre molto più conforto da una fiaba che non da una manovra consolatoria basata su un ragionamento degli adulti: un bambino si fida della sua fiaba perché la visione del mondo della fiaba concorda con la sua. Il racconto della storia familiare, la fiaba, il libro: tutti strumenti per vivere la splendida avventura di accompagnare con amore generoso la crescita della vita che ci è stata affidata, quella di nostro figlio.

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