Il Family Audit, per conciliare famiglia e lavoro

Sono già decine le aziende che tentano di conciliare questi diversi aspetti della vita umana. A Trento sigliato il secondo protocollo tra ministero e Provincia autonoma trentina

Che idea abbiamo del lavoro in relazione alla famiglia? E che Paese è quello che impone alle donne la scelta spesso mortificante tra la carriera lavorativa e la vocazione di madre? Domande di senso che chiamano in causa una cultura condivisa, dalle istituzioni alla società civile, ma possono trovare illuminante e concreta risposta nel concetto di “conciliazione”. Nel corso del Festival della famiglia, svoltosi a Trento nella prima settimana di dicembre, workshop e incontri di approfondimento si sono rivelati preziosissima occasione per lo scambio di esperienze, il dialogo ed il confronto tra vari sistemi, trentini e non solo, in grado di porsi a modello per un benessere condiviso.

Particolarmente interessante l’esperienza in tema di “conciliazione” tra vita lavorativa e familiare portata dalle aziende marchiate “Family Audit”, che registrano risultati di successo inopinabili: miglioramento del clima aziendale, meno assenteismo, meno richieste di malattia e ore di permessi, dipendenti più motivati e alta produttività. Un sistema premiante, inoltre, riconosce punteggi aggiuntivi per le aziende marchiate “family” in occasione delle gare pubbliche e maggiorazioni nelle assegnazioni di contributi.

“Il Family Audit” coinvolge l’intera vita di un lavoratore e della sua professione: età, progressioni di carriera, vita familiare, assistenza a figli e ad anziani, part time/full time. L’obiettivo è tanto semplice quanto ancora raramente raggiunto nella Penisola: rispondere alle necessità delle persone che lavorano cercando di renderle il più possibile compatibili con i ritmi aziendali, per favorirne la qualità del lavoro svolto e il benessere. Un marchio, quindi, con una ricaduta immediata sui risultati aziendali e sul trend di crescita economica, nonché sulla riduzione del tasso di disoccupazione femminile.

Nato nel 2002, il marchio ha registrato un costante flusso di crescita positiva fino a registrare, ad oggi, 49 imprese certificate, 3 in fase di certificazione, 11 in “re-audit” (processo di consolidamento del marchio dopo l’ottenimento della certificazione), 10 auditori, 8 membri del consiglio Audit. Il marchio è uno strumento volontario che ogni azienda può acquisire o meno, è altamente strategico per l’imprenditore per innalzare la produttività e il benessere aziendale e incide anche nel contenimento dei costi del personale.

Dopo l’approvazione di un primo protocollo, sottoscritto l’8 novembre 2010, che aveva dato inizio alla sperimentazione nazionale per l’attuazione dello standard Family Audit, l’iter affrontato da cinquanta organizzazioni ha portato 42 di esse ad acquisire la certificazione base nell’arco dell’anno 2013, con l'impegno a realizzare un proprio Piano di attività con l’obiettivo di realizzare misure a favore della conciliazione vita-lavoro. Proprio nel corso del festival, hanno apposto le firme sul secondo protocollo Franca Biondelli, sottosegretaria al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle politiche familiari, e Ugo Rossi, presidente della Provincia autonoma di Trento. Questo secondo Protocollo ribadisce l'interesse delle due istituzioni verso lo standard Family Audit sia per potenziare il processo di diffusione a livello nazionale dei sistemi di certificazione aziendale e familiare, in conformità con quanto stabilito dal Piano nazionale per la famiglia, sia per promuovere il benessere familiare attraverso la realizzazione concreta e partecipata delle misure di conciliazione famiglia e lavoro all’interno delle organizzazioni pubbliche e private.

Tutta la sperimentazione sarà sostenuta in forma paritetica dalla presidenza del Consiglio e dalla Provincia autonoma di Trento. Nello specifico, sarà seguita da una cabina di regia, con sede a Roma presso il dipartimento per le Politiche della famiglia, coordinata da Giuseppe Di Donato con il supporto di Francesca Petrossi e della quale fanno parte anche Luciano Malfer, dirigente generale dell’Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, e Lucia Claus coordinatrice del settore Family Audit presso l’Agenzia stessa. Lo stanziamento complessivo della sperimentazione nazionale, che si svilupperà secondo le modalità definite dal Protocollo e dall'Accordo di collaborazione, è pari a 450 mila euro. In particolare il costo a carico del Dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri è pari a 350 mila euro, mentre il costo a carico della Provincia autonoma di Trento è pari a 100mila euro per l’intera durata dell’accordo. La parte eccedente delle spese sarà sostenuta dalle organizzazioni che aderiranno alla sperimentazione.

In tempi di riforma del lavoro, potrebbe costituire strumento rilevante per combattere o quantomeno contenere i contratti di lavoro atipici e precari, attraverso le risorse “ammortizzanti”. Organizzazione del lavoro (orari flessibili, part time, banca delle ore, ecc.), telelavoro, servizi al lavoratore come “il maggiordomo” (persona che su incarico del lavoratore svolge servizi di utilità per la conciliazione famiglia-lavoro, dal pagamento delle bollette all’iscrizione a scuola dei figli), ne sono alcune interessanti caratteristiche che costituirebbero una grande forza innovatrice per il Paese.

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