Il cuore e il corpo

Intimità e amore: nascita (e rinascita) di una coppia 

Convivenze “per prova” e sessualità precoce, più o meno separata dai sentimenti, sono ormai diffuse. Le ragioni per attendere fino al matrimonio sono incomprensibili alla maggioranza dei giovani, mentre la formazione della coppia perde la componente pubblica per ridursi a evento privato, indebolendo così le relazioni che collegano le cellule alla base della società. Tutto chiaro, dunque? Niente altro da aggiungere? Una storia.
 
Lei: «L’ho conosciuto durante una vacanza. Avevo 19 anni. Lui era il dongiovanni della compagnia, fuori dagli schemi. Aveva appena lasciato una ragazza, che piangeva per questo amore finito. Allora, paladina della giustizia, sono andata da lui in discoteca per dirgli che non ci si comporta così. Tranquillo mi ha risposto: “Sono stato sincero con lei, sapeva che saremmo stati insieme solo finché durava”. Sono rimasta senza parole, ma ho continuato a frequentarlo e discutere con lui di valori: non ne aveva uno giusto, voleva amore e vita liberi, contraccettivi di tutti i tipi, i figli solo se non condizionavano la vita di coppia. A quel tempo, avevo capelli rossi, minigonna, rivoluzione totale dentro, in famiglia quasi non parlavo. Ho fatto molto soffrire i miei genitori, ma in generale conducevo una vita semplice e pulita, solare, con tanti amici, alla ricerca della felicità. Un giorno di pioggia ci siamo ritrovati sotto lo stesso ombrello e tutte le mie teorie su questo bel tipo sono sparite: colpo di fulmine e bacio. In lui mi piaceva la libertà della persona, l’apertura, quel po’ di trasgressivo. Il discorso sui principi però mi tratteneva, per lui l’amore si esauriva nel rapporto fisico. Non volevo essere una delle tante usa e getta».
 
Lui: «Inizialmente per me lei è stata solo un’avventura. Quando cominciavo una storia dicevo subito che non credevo all’amore “per sempre” e anche con lei ho messo in chiaro le mie intenzioni. Vivevo già due grandi amori, il basket e il lavoro, per cui il suo arrivo non ha cambiato la situazione: l’ho inserita tranquillamente… al terzo posto. Dopo le vacanze sono andato a trovarla per arrivare al sodo».
 
Lei: «Ci ha provato subito. Ho resistito un po’, ma lui ci sapeva fare: prima ho ceduto qualcosa, poi dopo 15 giorni tutto. D’altra parte la lontananza si faceva sentire e pian piano decisi che i princìpi inculcatimi dai miei genitori erano superati. Mi sembrava il ragazzo “per la vita”, le sue teorie erano convincenti e la mia vita la decidevo io. Però mi accorgevo di appoggiarmi sempre più, mi stava bene tutto quello che faceva, non avevo nulla da proporre».
 
Lui: «Mi sembrava di condurre bene il gioco, ero convincente ed esuberante come sempre. Ma dopo un po’ lei ha cominciato a essere insofferente, finché ha accettato un lavoro al mare. Proprio in quel momento le ho detto una cosa per me strana: “Può essere che io ti voglia bene”. Era solo un ragionamento razionale, visto che era già passato un anno e mezzo e stavo ancora bene con lei».
 
Lei: «Un rapporto così a me invece non bastava: sentivo che tutto cominciava e finiva nel rapporto fisico, mi mancava qualcosa. Lui veniva a trovarmi regolarmente, e anche mio padre arrivava ogni sabato per stare un’oretta con me. Durante la settimana, di giorno lavoravo, mentre la notte frequentavo feste insieme a due amiche. Una sera mi sono ritrovata in una festa particolare, dove avrei potuto rovinarmi. Mi è venuto in mente mio padre, mi sono alzata e mi sono detta: “Ma che sto facendo?”. Sono uscita per andare a casa. Per strada mi sono fermata in una chiesetta, aperta chissà perché a quell’ora. Era un pezzo che non ci andavo e ho chiesto a Dio: “Possibile che la vita sia tutta qui?”. Giorni dopo ho avuto un ritardo e mi sono spaventata. Gliel’ho detto, ma lui ha eluso il problema dicendo che c’erano tante soluzioni per risolverlo, anche l’aborto. Mi sono ritrovata sola, con un peso che fortunatamente poi si è rivelato infondato. Ero delusa e decisa a lasciarlo».
 
Lui: «In quel periodo sono andato in montagna a divertirmi, convinto che non mi avesse lasciato veramente, per cui a settembre sono tornato da lei, ma ho trovato una grossa novità».
 
Lei: «Dopo il periodo al mare, tornata a casa ho conosciuto una ragazza che lavorava in un negozio vicino casa mia. Mi colpiva il suo modo di essere, ma soprattutto intravedevo nei suoi occhi la serenità e la felicità che mi mancavano. Un giorno mi ha invitato a un incontro con i suoi amici. In quel periodo frequentavo un gruppo di femministe, ma decisi di andarci; mi rendevo conto di essere molto diversa da lei, tutta acqua e sapone, mentre io ero piuttosto appariscente coi miei 12 centimetri di tacchi, i capelli rosso fuoco, le unghie smaltate e un trucco deciso. Entrata in sala mi colpì la scritta “Dio è amore”; come poteva Dio amare una come me? Mi sentii investita da questo amore, nessuno mai mi aveva detto che il Vangelo si poteva vivere alla lettera. Mi piaceva l’idea di poter vedere Gesù nell’altro e decisi di provarci: fu la rivoluzione, mi capovolse la vita. In tutti i ritagli di tempo libero mi ritrovavo con lei e i suoi amici che lavoravano per i più poveri. A casa non fumavo più in camera, per non dar fastidio a mia sorella. Lavavo anche i piatti, cose mai viste. Funzionava. Poi telefonò lui. Ero ancora innamorata, ma appena è arrivato gli ho detto: “Se vuoi rimetterti con me, con i rapporti basta”. Non glielo avessi mai detto, da quel momento me lo chiedeva ogni giorno!».
 
Lui: «Ho subito chiarito che la scelta di non avere rapporti era solo sua, per cui avrei continuato a provarci. Pensavo che avrebbe ceduto presto, invece no e questo mi ha colpito. Si comportava con fermezza, ma sempre dimostrandomi il suo amore: sentivo che mi desiderava, però a un certo punto si fermava. Ho pensato che stesse facendo qualcosa di eroico, per cui dovevo rispettarla. Abbiamo quindi cominciato a costruire un rapporto diverso: stavamo bene insieme anche solo per passeggiare, scoprivamo che potevamo raccontarci cose di cui non avevamo mai parlato. E mentre prima solo io avevo qualcosa da proporre, adesso era lei a prendere l’iniziativa. Era ricca e propositiva e questo mi piaceva. Allo stesso tempo capivo che le volevo bene davvero e la desideravo non solo fisicamente».
 
Lei: «Non era sempre facile il nostro stare insieme. Fino al giorno prima del matrimonio ho cercato sempre nuovi modi per esprimergli la mia tenerezza. Ma ho dovuto scoprirli tutti da sola».
 
Lui: «Quando abbiamo avuto il nostro primo rapporto dopo sposati, l’ho sentito come una novità; re-incontrarmi fisicamente con lei, è stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Le difficoltà vissute in quegli ultimi mesi, la considerazione e il rispetto reciproco conquistati tanto faticosamente ci avevano in certo modo “verginizzati”. Era bello riscoprirci, comprendendo il perché del prima e del dopo, questo aspettare, questo conquistare e donare prima il cuore e poi il corpo.
«E l’allegria dagli amici intorno a noi, nel momento del matrimonio e anche dopo, confermava la nostra scelta di vita».

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