Il caso Parma e la vergogna del calcio italiano

Frode, riciclaggio, guardia di finanza, manette per i protagonisti: invece che per il bel calcio, la città del Tardini fa notizia per l’incuria e il malaffare che hanno distrutto una delle più blasonate squadre italiane. E la Federazione? Non pervenuta
tardini

«Non siamo stati presi in giro solo da Gampietro Manenti, ma anche da chi l'ha preceduto, da tutto quel pregresso. Hanno fatto il male nostro e di tutto il Parma, e chiaramente c'è tanta tristezza». L’ultimo malinconico commento di una vergognosa pagina che ha mortificato nell’ordine il Parma Calcio, l’omonima città e la Serie A italiana arriva dall’allenatore, Roberto Donadoni, nella conferenza stampa di presentazione della sfida contro il Torino persa dai suoi per 2-0.

L’ultima notizia rilevante è quella dell’arresto del suddetto Manenti, presidente che passerà non solo alla storia sportiva, ma anche giudiziaria per essere un uomo di 45 anni venuto da Limbiate, nel migliore dei casi spregiudicato, in cerca di visibilità ma certamente, sempre nella migliore delle ipotesi, senza la minima idea di cosa fosse un bilancio, stando a quanto combinato a Parma, città già assurta ai poco lusinghieri onori della cronaca per i debiti del Comune negli ultimi anni e per il crac finanziario Parlamat legato ai Tanzi oltre dieci anni fa.

Dopo un paio di funamboliche trattative fallite alle spalle (Pigna e Brescia calcio) ma forte di grandi capitali di fandonie, aveva acquistato la squadra dopo che a Dicembre l’ex presidente Tommaso Ghirardi aveva venduto la società già gravida di debiti (oltre 200 milioni ad oggi) all’albanese Rezart Taçi, prestanome di un’oscura attività economica cipriota.

Non si erano registrate in quella fase prese di posizione della Federazione Italiana Giuoco Calcio, che ha il potere anche di inviare ispezioni, né del sindaco che, anzi, aveva incontrato Taçi sperando di scongiurare così il fallimento. Morale della triste storia: oggi Taçi è sparito e Manenti è finito in galera, mentre la Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni anche nella sede della Ragioneria generale dello Stato a Roma.

Le 22 misure cautelari prese nell’operazione riguardano indagati per associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio e autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso. Il gruppo criminale sgominato ha tentato di mettere a disposizione di Manenti 4,5 milioni di euro attraverso “provviste finanziarie su carte di credito clonate attraverso l'uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti allo stadio” secondo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino.

L’operazione di riciclaggio, che secondo l’inchiesta coinvolge uomini legati alla ‘ndrangheta, non è andata a buon fine solo per problemi tecnici ma sta di fatto che il Parma Calcio è sul lastrico, tanto da “non avere acqua neanche per le docce”, come denunciato lo scorso mese dal tecnico della squadra Primavera Hernan Crespo.

Situazione paradossale soprattutto se si pensa che dopo Milan, Juventus e Inter, il Parma è il club italiano che ha vinto più titoli internazionali, capace negli ultimi anni di consacrare campioni come Buffon, Cannavaro, Veron e Thuram. Ma l’11 febbraio scorso allo stadio Tardini lo striscione di benvenuto per Manenti era «Il nostro amore oltre la categoria. Portate i libri in tribunale e andate via».

I curatori del fallimento della società emiliana hanno spiegato che di puntare all’asta entro metà Maggio, sostanzialmente a fine campionato. “Rinegoziare il debito? Non prendiamo un euro da inizio stagione, tutti quanti. Già questa mi pare una buona negoziazione. Il nostro non è solo un problema di soldi” spiega l’allenatore Roberto Donadoni, che si rivolge a presidenti ed ex presidenti: “Avete messo squadra e città in questa situazione, è giusto che ne paghiate le conseguenze”.

“Ogni giorno prendiamo bastonate in faccia come tifosi, città, squadra. Mi auguro che prima o poi tutto questo finisca perché onestamente non ne possiamo più” afferma il capitano della squadra Alessandro Lucarelli. Un appello che non può restare inascoltato, data la situazione senza precedenti in Serie A che rischia di gettare un’ulteriore ombra sulla credibilità dell’attuale sistema calcio italiano.

Mario Agostino

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