I vestiti dei sogni

Nella splendida cornice di Palazzo Braschi, fino al 22 marzo, una mostra racconta i capolavori dei costumisti italiani per il cinema
L'abito indossato da Audry Hepburn in Guerra e pace

Dallo scialle indossato da Francesca Bertini in Assunta Spina nel 1915 all’abito di Lynda Borelli per Rapsodia satanica, dal tailleur blu di Anna Magnani in Bellissima di Visconti, all’abito che Donati creò per Silvana Mangano in Edipo re di Paolini, dalle dive del muto, quando il cinema italiano era già tra i più ammirati e apprezzati al mondo, a La grande bellezza, che ha regalato all’Italia un altro Oscar.

103 abiti, che raccontano 100 anni di storia, raccolti per la mostra “I vestiti dei sogni. La scuola dei costumisti italiani per il cinema”, allestita a Palazzo Braschi e aperta al pubblico fino al 22 marzo 2015. Un’esposizione dedicata ai grandi nomi, costumisti, sarti, premi Oscar, che raccontano un cinema italiano che, nonostante le nuove tecnologie, dove può, rimane artigianale. Piero Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero, Gabriella Pescucci e molti altri, saranno loro a guidare gli spettatori tra le sale del palazzo romano, per far emergere la tradizione artigiana italiana, che ha fatto grande il cinema, grazie al genio di disegnatori e costumisti.

Sono due i percorsi immaginati per il pubblico, da un lato gli interessati possono ripercorrere l’arco cronologico di un secolo, le cui tappe sono segnate dai più grandi costumisti, dall’altro si ritrovano i capolavori della storia del cinema, abiti impressi nella mente di generazioni: il costume italiano che più è famoso nel mondo, quello bianco indossato dalla Cardinale nei panni di Angelica per il gran ballo de Il gattopardo, ma c’è anche la giacchetta colorata di Daniela Ciancio per Jep Gambardella in La grande bellezza, ci sono gli abiti che Maria de Matteis realizzò per Audrey Hepburn in Guerra e pace, e quelli del maestro Gino Carlo Sensani, fino ai costumi di Massimo Cantini Parrini, per l’ultimo film di Matteo Garrone Racconto dei racconti, non ancora uscito nelle sale.

Accanto agli abiti originali, troviamo anche bozzetti e materiali visivi, si supera lo stereotipo della semplice galleria di abiti, grazie a Mario Nanni e ai suoi sapienti giochi di luce, le stoffe hanno ripreso vita per tornare a raccontare gli anni del grandissimo cinema italiano.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons