I piccoli miracoli del microcredito

L’esperienza di due incaricati responsabili della formazione e dei progetti di alcune attività finanziate. Tra le loro priorità lo spirito di coesione, che deve guidare le decisioni e rendere più saldo lo sviluppo. Dal notiziario dell’Associazione Azione per un mondo unito n. 2/2014
Donne in Burundi

Nel corso del 2013 si sono conclusi due progetti di microcredito realizzati da CASOBU con la collaborazione dell'AMU, grazie anche al cofinanziamento della Provincia di Roma e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; il primo nella periferia di Bujumbura e il secondo nella provincia di Ruyigi.

I risultati ottenuti sono decisamente incoraggianti, sebbene come sempre occorre trarre lezione dall'esperienza per migliorare le attività future: nel complesso tutti i gruppi di microcredito previsti sono stati formati ed hanno preso avvio nelle loro attività, i risparmi raccolti all'interno di ciascun gruppo hanno permesso ad ognuno dei membri (406 nel primo progetto, 722 nel secondo progetto) di avviare almeno un'attività produttiva che porti sostegno alle attività famigliari, e la percentuale delle donne che vi prendono parte è dell’81 per cento nel primo caso e del 53 per cento nel secondo caso, centrando o superando così i principali indicatori previsti dai progetti.

Sandrine fa parte della nostra squadra del progetto di Bujumbura, per la sensibilizzazione e formazione di otto dei quindici gruppi CECI (gruppi “di risparmio e credito”, secondo un modello di microcredito che favorisce i meccanismi di solidarietà comunitaria, ndr). Al termine del progetto abbiamo fatto il punto della situazione con lei, soprattutto per sapere come ha vissuto questa esperienza.

«All'inizio non era facile svolgere il lavoro di sensibilizzazione perché le persone non rispettavano i programmi e così dovevo rimandare le attività al giorno seguente, ma questo comportava per me un piccolo sacrificio perché anch’io dovevo cambiare i miei programmi, oltre a dover anche affrontare spese di viaggio addizionali. Ma chi me lo fa fare?, mi dicevo. Il fatto di essere membro di CASOBU mi fa sentire impegnata nella lotta contro la povertà con azioni concrete; al di là dell’essere pagata per questo lavoro, lo volevo fare con amore evangelico, fino in fondo e per ciascun membro dei vari gruppi che mi sono stati assegnati, andando oltre alla semplice esecuzione degli incarichi».

Anche Jérôme lavora a CASOBU nel settore progetti e si sente motivato dal desiderio di sovvenire ai bisogni quotidiani della sua gente. Per questo non gli basta rispettare le condizioni del contratto di lavoro, ma desidera piuttosto diffondere i principi e i valori di CASOBU, la nostra ONGs. Ci dice: «Ogni volta devo cercare di essere umile, di lavorare con le persone, di rispettare le loro personalità e la loro dignità».

Proprio a Jérôme è stato dato l'incarico di fare una valutazione del progetto di microcredito a Ruyigi. Quando è partito per questo incarico, racconta: «Prima di tutto ho cercato di aiutare i membri dei vari gruppi a mettere l’accento sulla persona umana e a rafforzare la coesione sociale, priorità che ci era stata data fin dall'inizio. In uno dei gruppi CECI c’era una persona che non era riuscita a restituire il credito entro la scadenza stabilita, e quando gli altri membri del gruppo sono andati a casa sua per affrontare la questione, si è arrivati anche ad atti di violenza; questa persona ha ritenuto di essere stata aggredita nel proprio domicilio e così ha sporto denuncia all’autorità giudiziaria. A questo punto anche un altro membro del gruppo, visto che il primo non ha ripagato il proprio debito, ha fatto perdere le proprie tracce.

Pensando a questa situazione penosa, ho pensato che davvero bisognava aiutarli a riconciliarsi, ma non era per nulla facile, in quanto il caso era già aperto presso la procura. Sapendo che ero a Ruyigi, la prima di queste persone è venuta da me per confidarmi la sua situazione: ho colto l’occasione per parlargli e ribadire come la coesione sociale, la fraternità nei gruppi e nelle comunità sono i più grandi valori che abbiamo, e che devono venire prima di tutto il resto. Alla fine mi ha detto: “Se anche loro sono pronti per riconciliarci, allora anch’io lo sono”. Ma a questo punto bisognava sentire gli altri, e così insieme a loro e al loro animatore li abbiamo incontrati ed analizzato la situazione; rimaneva anche da risolvere il caso di colui che si era allontanato dal gruppo e aveva fatto perdere le proprie tracce. Alla fine lo abbiamo trovato, ed abbiamo saputo che era partito per cercare dei soldi per rimborsare il proprio debito, promettendo di saldarlo entro breve.

Per concludere, ho appreso quanto è importante che i beneficiari trovino le capacità di risolvere loro stessi i problemi, mantenendo fede alle regole dei vari gruppi, ma illuminati dallo spirito di coesione e fraternità che cerchiamo di testimoniare e trasmettere loro. Questa fiducia in loro li rende consapevoli delle loro capacita e fa sì che possano contribuire al loro proprio sviluppo e miglioramento».

Sandrine ci racconta della sua vita a contatto con i vari gruppi dei quali è stata responsabile. «Talvolta accadeva che la situazione familiare di alcuni membri non permettesse loro di continuare con le attività del gruppo. Ogni volta che avvertivo che si stava arrivando a questa situazione, invitavo i membri del gruppo a cercare insieme una soluzione al caso, anziché applicare le clausole più severe del regolamento. In effetti, noi di CASOBU insistiamo moltissimo sulla coesione sociale dei nostri gruppi di microcredito, e vorremmo che questo amore evangelico che innanzitutto deve guidare il nostro operare come animatori, ispiri anche le relazioni all’interno del gruppo, le loro decisioni, e in fin dei conti permetta alle loro attività personali di diventare più forti e stabili».

Anche fuori dai gruppi ci capita di vivere esperienze impreviste. Sempre Sandrine racconta: «Un giorno partiamo, Françoise ed io, per la valutazione di uno dei nostri gruppi, ma notiamo che uno dei capi famiglia, un signore mussulmano, rimane in disparte. Non è stato facile capire la ragione del suo atteggiamento offeso e distaccato, ma alla fine abbiamo capito che si era risentito perché nessuno del suo gruppo aveva risposto all’invito della festa per il Ramadan. Era davvero arrabbiato mentre raccontava come sua moglie aveva preparato cibo in abbondanza per tutti, tanto che uno dopo l'altro tutti i membri del gruppo si sono accorti della mancanza di rispetto e gli hanno chiesto perdono. Con Françoise abbiamo subito deciso di accettare il suo invito per il sabato seguente, e davvero l’umore di questo signore è cambiato all'improvviso riprendendo a seguire il lavoro della riunione del gruppo CECI con un interesse rinnovato. Il giorno dell'invito sono andata da loro e abbiamo condiviso il pasto, anzi mi hanno anche offerto cibo da portare a rasa. È stata davvero una lezione per tutti noi!!!».

Ma questo amore donato da Sandrine è tornato in modo imprevisto in occasione del suo matrimonio: «Da quando i membri dei vari gruppi hanno saputo che mi sarei sposata, si sono impegnati ad aiutarmi nei preparativi. Il giorno del nostro matrimonio un rappresentante di tutti i gruppi CECI che ho seguito, ha pronunciato un discorso che ci ha commosso, dicendo che ero stata per loro come una madre, malgrado la differenza di età tra noi e loro. E poi i loro regali!!! Si erano organizzati e ci hanno donato pressoché tutti gli attrezzi perla cucina…».

I contatti con i membri dei vari gruppi continuano, sebbene formalmente i due progetti siano terminati.

a cura di CASOBU

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