I media alla guerra

Che cosa ha portato di nuovo nel mondo della comunicazione di massa l’aspra battaglia

a colpi di penne, microfoni e di telecamere che ha accompagnato gli ultimi conflitti? Nulla di particolarmente nuovo, anche se il profilo del giornalista di guerra è profondamente mutato in pochi anni. Accanto ad una crescita esponenziale delle pressioni politiche ed economiche per una visione addomesticata dei conflitti, da una parte o dall’altra, una gran parte dei war reporter ha saputo ritagliarsi uno spazio di libertà e di innovazione che ha dato brillanti risultati. In particolare emerge una maggiore responsabilizzazione di tanti giornalisti, assieme alla coscienza di non essere che un piccolo tassello nel grande mosaico della comunicazione globalizzata. In un ambito imperante di giornalismo “di quantità”, si direbbe in epoca di dittatura dell’audience, si sta profilando un nuovo giornalismo “di qualità”.

 

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