I giovani e il 50° anniversario di Nostra Aetate

A Roma l’International Council of Christians and Jews celebra il documento che diede una svolta al dialogo tra ebrei e cattolici. Sono i rappresentanti under 30 delle due religioni, assieme a giovani islamici ad interrogarsi sulle sfide delle migrazioni e del terrorismo
Ebrei e cristiani

La scelta di Roma come location per l’International Council of Christians and Jews non è chiaramente stata una scelta casuale: ricorrono infatti i 50 anni dalla promulgazione della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane “Nostra Aetate” che si concentra in maniera particolare sulle relazioni con l’Ebraismo. Nonostante oggi molto di quanto scritto in uno dei documenti più corti del Concilio Vaticano II sembri ovvio, un incontro come quello avvenuto a Roma dal 28 giugno al 1° luglio con la presenza di oltre 200 partecipanti ebrei e cristiani da tutto il mondo, ha aiutato a notare come i cinque paragrafi di cui si compone abbiano contribuito ad una svolta epocale nel rapporto fra il mondo ebraico e quello cattolico nel secondo dopoguerra.

 

Durante l’udienza che ha avuto luogo il 30 giugno nella Sala Clementina e che è stata seguita dal saluto personale del Papa ad ogni partecipante al convegno, Francesco ha voluto sottolineare come “confessiamo, pur con prospettive diverse, lo stesso Dio, Creatore dell’universo e Signore della storia. Ed Egli, nella sua infinita bontà e sapienza, benedice sempre il nostro impegno di dialogo.” Lavorare per l’unità non implica cancellare la ricchezza delle differenze e questo è suonato chiaro durante l’intervento del Santo Padre: “Le confessioni cristiane trovano la loro unità in Cristo; l’ebraismo trova la sua unità nella Torah. I cristiani credono che Gesù Cristo è la Parola di Dio fattasi carne nel mondo; per gli ebrei la Parola di Dio è presente soprattutto nella Torah.”

 

La bellezza dell’incontro nella diversità e stato uno dei leitmotiv di questa conferenza internazionale che è stata preceduta da quattro giorni di incontro del Young Leadership Council, il ramo giovani dell’ICCJ che è aperto non solo a giovani ebrei e cristiani ma anche a partecipanti di fede islamica. Ragazzi provenienti da vari paesi hanno trascorso dal 25 al 28 giugno delle giornate centrate sia sulle tecniche e pratiche del dialogo che sul tema del convegno stesso: il 50° anniversario di Nostra Aetate. La dichiarazione conciliare comincia descrivendo la situazione “nel nostro tempo”. E’ dunque importante che i giovani coinvolti nel campo del dialogo interreligioso si domandino: come rispondiamo a 50 anni di distanza a quanto scritto? Qual è la situazione nel “nostro” di tempo? Nel tentativo di rispondere a questi interrogativi, si è dedicata particolare attenzione alla realtà della città ospitante, Roma, e al mondo dell’immigrazione. I giovani sentono quanto sia importante collegare il dialogo alle problematiche concrete che il nostro mondo si trova a dover affrontare e, in questo spirito, si è discusso di immigrazione e teologia e i ragazzi hanno incontrato i giovani ed alcuni rifugiati del Progetto Missionario Sacro Cuore ospitato presso la Basilica del Sacro Cuore a Castro Pretorio a Roma.    

 

Oltre ai 15 workshop che si sono succeduti nei giorni della conferenza internazionale dell’ICCJ, le sessioni plenarie hanno visto tra gli ospiti il prof. Andrea Riccardi e il rabbino David Rosen che si sono confrontati sul tema del ruolo delle religioni in un mondo conflittuale assieme a Clare Amos, al cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (che si occupa anche di relazioni con il mondo ebraico) e il rabbino di Firenze Joseph Levi.

 

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