I cattolici di oggi in un libro di 90 anni fa

L'attualità de "La Rivolta cattolica" di Igino Giordani del 1925 e l'analisi dell'agire politico. Oggi come allora si pone la questione morale. Dal settimanale "Il nostro tempo" la recensione di Pasquale Pellegrini

Nel 1925, mentre in Italia il fascismo iniziava a mostrare i muscoli, lo Stato liberale rivelava tutta la sua debolezza. Avvenimenti vissuti anche dall'allora trentenne Igino Giordani che sperimentò la durezza e i drammi della guerra maturandone una visione pacifista, antimilitarista e democratica. Una riflessione che comincia già nel libro Rivolta cattolica, pubblicato per la prima volta nel 1925 da Gobetti, e nell'ultima edizione del 1997 dall'editrice Città Nuova. A distanza di 90 anni questo volume rivela sia nei contenuti che nelle idee una carica di novità ed attualità mai scontata o banale sul ruolo del cattolico nella vita pubblica e nell'agire politico. Lo ha riletto per il settimanale Il nostro tempo il giornalista Pasquale Pellegrini. Di seguito il suo articolo.

«Ha senso occuparsi di un libro  che ha circa novant’anni? Ovviamente dipende dalla carica di novità e di attualità del libro. Rivolta cattolica di Igino Giordani (Città Nuova editrice) ne ha ancora molta. «I giovani d’oggi», scrive Giordani nelle «avvertenze» dell’edizione del 1962, riferendo delle fratture che si erano avute, nel 1925, tra i cattolici schierati con il fascismo e i popolari che erano rimasti tali, «hanno non poco da imparare da quelle fratture; imparare innanzitutto a custodire l’unità come forza insostituibile di conquista politica è testimonianza efficace dell’ispirazione cristiana». Il libro, pubblicato da Piero Gobetti nel giugno del 1925, è stato ristampato alla fine del 1943, subito dopo la caduta del fascismo; a settembre del 1962 e, infine, nel 1997. «Rileggere oggi questi scritti così vibranti e profondi», scrive Francesco Malgeri nell’introduzione dell’edizione del 1997, «rileggere questa opera ad oltre settant’anni dalla sua prima edizione, ci consente di rimeditare una pagina della nostra storia nazionale e della storia di un cattolicesimo serio e intransigente che non si piegò ai compromessi e agli adattamenti. Ma soprattutto ci consente di cogliere la coerenza cristiana, il rigore morale, l’ispirazione democratica e la passione civile che animò l’impegno e la riflessione di Igino Giordani». È chiaro che un libro del genere non ha tempo. Certe impostazioni appartengono al dna dei cattolici e richiamarle oggi significa riconsiderare il profilo di un impegno che non può disattendere i valori di fondo che lo animano. Fatti i necessari distinguo, i paralleli tra il contesto a cui si rivolgeva Rivolta cattolica e quello attuale sono numerosi, a partire dalla situazione economica. «La ricchezza», scriveva Giordani, «si ammassa nel pugno di pochi e tra essi i più audaci si preparano a spogliare sin dell’ultimo spicciolo la povera gente».
 
«Sembra l’epilogo di un ventennio di Seconda Repubblica, in cui i processi di redistribuzione della ricchezza si sono inceppati a causa di un liberalismo senza regole e con forti aspetti di iniquità. Il discorso di Giordani è più complesso e attiene a tutti gli aspetti della vita pubblica e dell’agire politico. «La questione politica, come quella sociale, è primariamente questione morale», chiariva l’autore. «Ma poiché tutti gli interessi della carne e della mente si esprimono, si valutano, si sperimentano e resistono nella convergenza ineluttabile della politica, occorre che in essa gli interessi della fede e della morale siano issati da mani ferme a formare il centro di raccolta e l’asse di paragone». Non si può dire che oggi sia così, il mondo cattolico è frammentato. «L’incrinatura dei cattolici», osservava Giordani, «è avvenuta lungo una linea d’interessi economici e politici. Grosso modo sono rimasti di qua i democratici, sono passati di là i conservatori, i quali hanno trovato nel fascismo il punto di precipitazione delle loro preoccupazioni sociali ed economiche». Paradossalmente è la situazione attuale: cattolici divisi tra il centro-destra e il centrosinistra. «Presenti ovunque, inefficaci dappertutto», ha scritto il filosofo Dario Antiseri. lneffìcaci soprattutto nella costruzione di una società eticamente informata, al punto che il costume sociale politico è così profondamente compromesso da confondere persino il senso del cristianesimo e il rapporto con le autorità ecclesiastiche. «Oggi, a sentir certuni», sentenziava Igino Giordani, «dovrebbe bastare per essere un prototipo di cristiano il fare de’ salamelecchi ai simboli della Chiesa: poi ci si potrebbe abbandonare tranquillamente alla violenza, odio e libertinaggio e pornografia. Inezie che per il perfetto clericale non contano».
 
 
«La storia pare non abbia insegnato alcunché, sia stata cattiva maestra. «I cattolici», sosteneva Rivolta cattolica, sono ancora considerati, come nel passato, il pozzo elettorale piantato nel mezzo del cortile parlamentare, a cui i partiti allogeni si credono in diritto di attingere le loro fortune; piscina torbida, per i rimestamenti di tutti i cinici e gl’impronti, assueti a tenere un piede in loggia uno in sacrestia». C’è un tentativo di minimizzare il ruolo dei cattolici apparentato con quello di espungere Dio dalla storia. La negazione di Dio, spiega Giordani, ha pervaso le coscienze e s’insinua, «come tignola, nello Stato moderno portando in metafisica l’ateismo; in logica l’abolizione della ragione; in etica la polverizzazione della coscienza e della distinzione tra bene e male, in politica l’arbitrio». Cosi omologata verso un sistema di privilegi, manca alla politica lo specifico portato cattolico. «Siamo contro gli opportunismi, i pantofolai, i lenoni della morale, i mestatori del compromesso, le mezze tinte, le anguille, i pesci in barile, i rinunciatari, gli afflosciatori», rampogna Giordani senza mezzi termini. «Mai come oggi», insiste, «l`incompetenza e l’ingordigia si sono avviticchiate al corpo smunto dello Stato come all’albero delle cuccagna».
 
«La critica è dura e, tuttavia, è il presupposto di un progetto che pensa con luminosità al futuro. «Le idee ci sono, grandi, folgoranti, consocie dell’eternità: aspettano gli uomini nei quali impersonarsi per rompere l’assedio della paganità. Forse il problema più arduo dell’attività cattolica e sociale-cristiana è appunto gli uomini», chiarisce l’autore di Rivolta cattolica. «Il problema non è tanto di formare la massa degna di dirigenti, quanto di formare dirigenti degni della massa. Noi vogliamo che tornino, meglio . preparati, gli uomini che in situazioni difficili salvarono il Paese dal collasso e che dopo quasi quattro anni di governo, di messa l’automobile ministeriale, andavano a piedi, ripigliavano un modesto impiego.
 
«Cittadini che dal cattolicesimo attingono la convinzione della superiorità della legge etica contro gli strumenti del male». Era il 1925, novant’armi dopo siamo allo stesso punto. Allora come oggi la politica ha smarrito il senso del bene comune. La Seconda Repubblica scarseggia di ingredienti quali «serietà, preparazione e probità al governo» e i cattolici fanno ben poco per recuperarli.
 

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