I battenti-fujenti di Madonna dell’Arco

Viaggio alla scoperta delle tradizioni pasquali del santuario della Madonna dell'Arco, che ha sede nell'omonima cittadina del Napoletano
Fujenti

Ricordo che ragazzo,  per diverse domeniche prima di Pasqua, di buon  mattino  sentivo gridare attraverso i vetri delle finestre: « ’A Madonna’- A ’Mamm’e ll’Arco – ’A Mamma etutt’e grazie», cioè: « La Madonna- La Mamma dell’Arco- La Mamma di tutte le grazie».

Mi affacciavo alla finestra e vedevo donne, uomini, per lo più giovani, a piedi scalzi, al massimo con calzini o scarpe bianche, vestiti in modo uniforme: o tutto bianco, o bianco e nero come l’abito dei domenicani, oppure rosso ed azzurro, come i colori della Madonna, con fasce colorate ai fianchi e/o a tracolla. Quest’ultima mi ricordava la fascetta, a cui gli antichi pellegrini sospendevano la tavoletta votiva nel loro lungo peregrinare verso la meta.Per tanti anni  ho visto e rivisto gli stessi volti che procedevano  per le strade del quartiere  anche sotto la pioggia. Da allora  vari interrogativi si intersecavano in me:« Chi sono? Perchè lo fanno? Come mai sono, solitamente, persone giovani che  spesso non frequentano la chiesa?»

 

Dopo molti anni, sono venuto ad abitare nella cittadina dove si trova il Santuario della Madonna dell’Arco ed ho avuto così l’opportunità di osservare  il loro arrivo al Santuario, il pellegrinaggio del “Gran giorno”, il Lunedì in Albis, e comprenderli. Non ho voluto osservarli dalla finestra, dall’alto o da lontano, ma ho creduto che per penetrare il loro comportamento occorresse scendere tra loro e osservarli senza schemi o pregiudizi. Questo ha richiesto che  mi  liberassi della mia cultura, e  dei miei preconcetti. vanzano e indietreggiano, preceduti da uno sbandieratore con un’asta smisurata o da portatori di bandiere, labari, stendardi con l’immagine della Madonna da un lato, mentre sull’altro si legge,  stampata o ricamata, l’Associazione di provenienza o il volto di un santo come Padre Pio. Dietro lo stendardo, in coda, i portatori di toselli, rappresentazioni plastiche in carton-gesso della Madonna dell’Arco, su una barca o sotto archi, portati con camion e poi a spalla nell’ultimo tragitto verso il Santuario. La tradizione vorrebbe che l’intero percorso fosse coperto di corsa, da qui il termine fujenti, motivato dal modo d’incedere, sempre di corsa, quasi fuggendo.

 

Sono sceso e scendo ancora in strada per osservarli. Ho incontrato folle di persone, organizzate in paranze, gruppi composti quasi sempre  di giovani donne, uomini, ragazzi e  bambini di cinque – sette e dodici anni, stretti tra loro con le  braccia interconnesse sul collo. Altri fedeli procedono carichi di un voluminoso e pesante cero decorato, correndo verso il Santuario. Parecchi  hanno sulle spalle la propria figlioletta/o, per raccontare, visivamente, la loro fede. Spesso, questi piccoli cortei sono preceduti da un gruppetto di suonatori che rimescola suoni ed echi di danze popolari miste a marcette militari e, cosa strana, la tromba ripete  il ritornello della canzone del Piave: «…il Piave mormorò, non passa lo straniero». Ho incontrato qualche ex alunno e qualche genitore ed al mio saluto hanno risposto di trovarsi là, per ringraziare la Madonna per un dono ricevuto. La folla procede lentamente ed attende, a volte molte ore, per entrare in Santuario ed esprimere, nel proprio modo, l’amore alla Madonna. L’osservarli con rispetto mi ha permesso di scoprire: chi sono e perchè si chiamano così.

 

Sono pellegrini che giungono al Santuario, percorrendo spesso le strade  a piedi; altri  in macchina o in bus, fino ad un certo punto del tragitto, per poi proseguire  a piedi. Provengono dai paesi delle diocesi di Acerra, Aversa, Napoli, Nola, Pozzuoli, Procida ed Ischia e giungono al Santuario fin dalle primi luci dell’alba: alle quattro del mattino ed  ininterrottamente fino alle ventidue ed in numero minore, anche, nelle domeniche successive fino alla festa di Pentecoste.I loro padri, provenienti dai paesi d’origine, attraverso i campi (dal latino per agros, da cui deriva il termine pellegrini), lasciavano le strade normali e percorrevano viottoli certamente non accoglienti e con fatica, stanchezza, digiuno e, com’è documentato, nel corso del 1500, si picchiavano crudelmente sulle spalle o sul petto, giungendo al Santuario coperti di sangue. Va ricordato che dei battentiparlano i documenti risalenti alla peste, riapparsa in Europa dopo molti secoli nel 1348. Infatti di tale malattia era rimasto  solo un ricordo  nelle invocazioni di preghiera risalenti all’Ottocento, prima dell’anno Mille: «Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci o Signore». 

 

La  peste dopo il 1348, si è ripresentata in Italia ed in Europa nel 1363, nel 1374, poi nel 1383 per divenire poi endemica fino alla fine del 1800. In questi secoli, le processioni divennero un fenomeno di massa e si diffusero oltre che in Italia anche in Germania e Francia, ove penitenti, vestiti di bianco e col capo coperto da un cappuccio, si recavano a piedi da una città all’altra, cantando inni, pregando e percotendosi con scudisci o bastoni. Chiamati:penitenti, flagellanti, battuti o battenti credevano che la peste fosse un castigo di Dio per punire gli uomini dei loro peccati e solo attraverso l’espiazione e la mortificazione della carne, sarebbe stato possibile raggiungere lo stato di purezza che avrebbe salvaguardato dal contagio. In realtà le stesse processioni contribuirono a diffondere ulteriormente l’epidemia.

 

Da notare che fino alla fine del Settecento, come dimostrano anche le tavolette votive, presenti nel Santuario, attraverso le didascalie e i dipinti, le congregazioni dei battenti provenivano in modo cospicuo dall’ambiente dei nobili e della borghesia. Oggi le antiche Fraternite o Confraternite, si chiamano Associazioni ed hanno una sede frequentata dai soci, spesso gente semplice e del popolo. L’Associazione è punto d’incontro nel tempo libero e la sede è dominata sempre da una nicchia o da una ricca bandiera con l’immagine della Madonna dell’Arco e diventa attiva solo in prossimità della Pasqua per preparare il pellegrinaggio dei soci al Santuario.

Nei mesi precedenti la Pasqua, tutte le associazioni girano questuando per le vie dei quartieri o dei paesi per provvedere alla gestione della sede, all’imbandieramento del paese o del rione, allo sparo dei mortaretti al momento della partenza del pellegrinaggio ed anche per portare un’offerta al Santuario.

Perché tanti giovani, più uomini che donne, partecipano a questa manifestazione? Questo è per loro un modo di esprimere la fede, l’amore e l’impegno.

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