Ho capito che l’amore esiste

Vivere l’amore evangelico non è facile, si dice. Ed è vero. Occorre il coraggio di superare ogni difficoltà. È un’avventura che fa sperimentare una gioia profonda e genera una fortissima unione con Dio e con gli altri. 
Suore del Bambino Gesù

Sono Romina, religiosa delle Suore del Bambino Gesù. Ho conosciuto l’ideale dell’unità nel 2001, quando sono entrata nella congregazione. Era l’inizio del mese di giugno, in comunità si viveva la Parola di vita che mi si è subito stampata nel cuore e ha cominciato a cambiare la mia vita. La frase era: “Sei tu, Signore, il mio unico bene” (cf. Sal 16, 2). Ricordo che cercare di vivere il Vangelo e di amare Gesù in ogni prossimo mi metteva le ali.
 
Riscoprendo il fondatore
In comunità la testimonianza di vita, radicata nel Vangelo vissuto concretamente da ciascuna sorella e nella condivisione delle esperienze, mi aiutava ad essere di più me stessa, più libera e più donata alle altre e ai fratelli.
Così chiesi alla mia responsabile di conoscere più da vicino la spiritualità dell’unità. Ero nel periodo iniziale della formazione e mi fu proposto di andare qualche giorno a Loppiano, la cittadella del Movimento dei Focolari che si trova vicino Firenze. Quando arrivai non conoscevo nessuno, ma mi sembrò di essere caduta in un piccolo paradiso sulla terra. Mi resi conto presto che potevo vivere in quel paradiso se fossi rimasta sempre nell’amore. E amando mi sentii a casa, perché sperimentai la presenza di Gesù fra noi.
La Parola ascoltata, accolta, vissuta e condivisa, le meditazioni di Chiara Lubich, furono, e lo sono ancora, una Luce che illuminava ciò che Dio andava costruendo nella mia vita e mi fecero sperimentare in modo concreto e vero la bellezza del mio carisma. Scoprii ancora di più la profondità delle parole del mio fondatore, che 350 anni prima aveva scritto: “Il Vangelo sarà la vostra unica regola”, chiedendoci di essere Vangelo vissuto. Sentii che le sue parole di ieri erano ancora attuali e che rispondevano alla sfida della Chiesa di oggi.
 
Con le giovani religiose
Rientrata in comunità, sentii che non potevo tenere per me la Luce che mi radicava nel Vangelo e che mi faceva capire sempre di più quella che era la volontà di Dio su di me. Avvertivo dentro di me un senso di responsabilità che mi spingeva a donare la perla preziosa che avevo scoperto. Così contattai il focolare ed iniziai a partecipare agli incontri con altre giovani religiose aderenti al Movimento dei Focolari, per condividere le nostre esperienze e per ripartire rinnovate con la certezza nel cuore che Gesù fra noi ci avrebbe continuamente sostenuto e illuminato.
Dentro di me era sempre più forte la chiamata a vivere per l’unità, per la comunione, e nello stesso tempo scoprivo che il mio fondatore, il beato Nicola Barré, ci aveva proposto come punto forte da vivere proprio l’unione di spirito, di cuore e di missione e chiedendoci periodicamente di verificare se la nostra vita fosse tale. Sentivo nel mio carisma una grande sintonia con il sogno di Gesù: “Che tutti siano uno” (cf. Gv 17, 21) e la vicinanza con il carisma dell’unità.
 
Una gara d’amore
Quello che mi aiuta a vivere con serenità e gioia l’esperienza della comunità, la missione coi ragazzi, i giovani ecc. è “riconoscerLo”. Quando sono un po’ preoccupata, o non capisco bene quale sia la cosa migliore da fare, cerco di “vedere e amare Gesù nell’altro” e di amarLo concretamente, tutta intera nel momento presente, ascoltando la sua voce dentro. Di fronte ad un imprevisto, o a un bisogno che si presenta in comunità, cerco di staccarmi da ciò che in quel momento ritengo più importante e scelgo quello che Lui mi chiede : preparare la cena, pulire quella stanza ecc.
Oppure in comunità cerco di non stare lì ad aspettare che l’altra faccia il primo passo, ma provo a farlo io, cercando di amarla secondo il suo bisogno: sapere che non ha tempo e stirarle la camicia, farle trovare qualcosa che le piace. Sono piccoli gesti che costruiscono la presenza di Gesù fra noi. Ed è bello vedere che l’altra a sua volta vuole anticiparmi nella reciprocità, facendo a sua volta altri gesti di amore nei miei confronti.
 
In Bolivia
Ho apprezzato ancora di più i doni che ho ricevuto e che vivo in durante l’anno che ho vissuto in Bolivia. Ho conosciuto una ragazza che “rifiutava l’amore”: non credeva che potesse esistere qualcuno in grado di voler bene e di amare.
Per alcuni mesi con lei ho sperimentato l’impotenza dell’amore. Continuavo ad amarla per prima e con il patto di misericordia cercavo di dimenticare i suoi difetti, il rifiuto, l’indifferenza, a volte il disprezzo e di vederla ogni giorno come nuova, anzi nuovissima, come se l’avessi incontra per la prima volta. Ho perseverato in questa dura relazione, ascoltando momento per momento la voce di Dio in me che mi dava la forza e mi suggeriva la cosa migliore da fare o da dire.
E ho sperimentato che “Tutto vince l’Amore”. Un giorno in un momento di comunione al quale eravamo arrivate piano piano mi ha detto: “Ma come potevo capire che tu mi volevi realmente bene se io non ho mai conosciuto l’amore. Mia madre non mi ha mai voluto bene e mio padre l’ho conosciuto solo qualche anno fa… Io pensavo che tutto questo tuo amore era finto e non riuscivo a fidarmi. Però ho visto che, nonostante tutto il male e l’odio con cui rispondevo, ricevevo sempre amore: allora ho capito che l’amore esiste e capisco ora che realmente Dio ci vuole bene e ci ama”.
 

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