Grecia, le sfide del governo Mitsotakis

Anche se la situazione sanitaria e quella economica non sono state delle peggiori quest’anno, in Grecia, le prospettive sono assai problematiche sul fronte economico ed estero. Preoccupa soprattutto la questione turca.
Kyriakos Mitsotakis

Dopo un anno al potere, in Grecia il governo di Mitsotakis continua ad avere una buona popolarità, visto che la maggior parte dell’opinione pubblica si fida ancora dell’esecutivo, secondo recenti ricerche. Il governo può vantare alcuni successi sui molti fronti di questi ultimi mesi, dalla crisi sul fiume Evros al graduale trasferimento dei profughi minorenni in vari Paesi europei, dall’organizzazione e dalla digitalizzazione della Pubblica amministrazione alla gestione in fondo efficiente della crisi sanitaria da Covid-19, all’Accordo con l’Italia sulla delimitazione di zone economiche speciali nello Ionio. Il governo gode anche del fatto che il popolo, dopo tanti anni di ristrettezze economiche, ha bisogno di ottimismo, e del fatto che l’opposizione di Tsipras non riesce ancora a capovolgere il risultato elettorale.

Ma le sfide alle quali il governo deve ancora rispondere non solo sono ancora presenti, ma se ne presentano di nuove. La Grecia, in seguito alla sorprendente gestione della crisi sanitaria, ha allentato gradualmente le limitazioni ai viaggi dall’estero e sperava di attrarre turisti; il che si è sì verificato ma in misura non soddisfacente. Solo il 10% degli alberghi in effetti sono aperti, il che si traduce in un aumento della disoccupazione anche in altri settori legati al turismo.

In molte isole, come Santorini, Mykonos, Rodi e via dicendo, si spera in una stagione turistica prolungata fino a ottobre, ma niente è sicuro, visto che le prenotazioni sono poche e il last minute è il verbo attuale, senza poi considerare l’incognita del Covid-19. Fortunatamente, almeno per il momento, l’apertura ai turisti non ha aumentato il numero dei positivi.

Si prevede dunque un anno difficile. La situazione economico-finanziaria è ancora abbastanza problematica. Secondo l’Oecd, la recessione in Grecia sarà ben al di là dell’8%. L’accordo siglato a Bruxelles al vertice straordinario e il pacchetto finanziario accordato al Paese sono ovviamente degli sviluppi positivi, ma si vedrà più avanti se saranno sufficienti, considerando i problemi accumulati da un Paese appena uscito da una lunga crisi finanziaria. In tale contesto la sfida della competitività diventa ancora più complessa.

I problemi nazionali e le relazioni spinose con la Turchia, poi, costituiscono un’altra grande sfida per il governo. La crisi del fiume Evros e le continue provocazioni turche hanno fatto parlare addirittura di una guerra ibrida che ultimamente rischierebbe di diventare un “punto caldo” nel Mar Egeo. La parte turca sostiene di essere disponibile a un dialogo sulle questioni aperte tra i due Paesi, e così è anche per la Grecia, ma è estremamente difficile accedere a un dialogo sotto le minacce, con le navi militari turche già schierate nel Mar Egeo e con il continuo stillicidio di dichiarazioni ostili.

Hagya Sophia, Turchia, prima preghiera del venerdì a Santa Sofia dopo 86 anniTurchia, prima preghiera del venerdì a Santa Sofia dopo 86 anniLa decisione del presidente Erdogan di riconvertire il monumento-simbolo di Haghia Sophia (Santa Sofia) in moschea ha provocato nei greci grandi tristezza e amarezza, anche per le tiepide reazioni della Ue e dell’Unesco.

Le campane in molte cattedrali del Paese hanno suonato a lutto. A parte il sentimento religioso offeso, grandi preoccupazioni vengono dal simbolismo del fatto stesso e dalla data scelta per la prima preghiera. Il 24 Luglio è infatti l’anniversario della stipula della Convenzione di Losanna del 1923, cioè del Trattato di pace con la Turchia. Una pace che Erdogan sembra non accettare più.

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