Grecia, duello Meimarakis-Tsipras

Verso le elezioni. Le intenzioni di voto sembrano prospettare la necessità di una coalizione. Il Paese sembra richiederla
Meimarakis e Tsipras

Il secondo dibattito tra i due sfidanti principali, l’ex premier Tsipras e il capo ad interim della Nea Dimokratia, Meimarakis, è stato più interessante del primo tra i rappresentanti di tutti i partiti. Gli sfidanti sono stati rispettosi, anche se i toni a volte si sono alzati. E, come nel primo dibattito, non c’è stato vincitore. Secondo gli analisti, dal punto di vista comunicativo Tsipras è stato migliore, mentre dal punto di vista della sostanza Meimarakis sarebbe risultato vincitore.

 

Quest’ultimo è stato più chiaro, concreto e semplice nell’esposizione e ha sottolineato il bisogno di creare dopo le elezioni un governo di ampia alleanza. Alcuni hanno interpretato questo auspicio come una mancanza di voglia di governare da solo, mentre altri osservatori hanno creduto di comprendere che la sua convinzione è che la gravità dei problemi richieda un governo di coalizione. Meimarakis si è riferito agli errori commessi da Tsipras durante i 7 mesi del suo governo, errori che sono costati 90 miliardi di euro, al disastro nella gestione delle trattative con le istituzioni europee, alle scelte sbagliate dei suoi collaboratori e alle false promesse false fatte alla gente l’anno scorso alla Fiera internazionale di Salonicco. Inoltre Meimarakis ha dichiarato che, anche se riceverà la maggioranza assoluta in Parlamento cercherà comunque di formare un’alleanza, almeno per la negoziazione del debito pubblico.

 

Tsipras da parte sua ha cercato di trasmettere il messaggio che ci si deve sbarazzare del vecchio sistema di governo, oligarchico e corrotto che ha retto le sorti del Paese per quarant’anni e che ha ridotto la Grecia nelle pietose condizioni attuali. Più in generale, l'ex premier ha escluso di cooperare con Nea Dimokratia e ha cercato di capitalizzare il suo vantaggio politico. Ma il giorno seguente il dibattito sono apparse sulla stampa delle notizie riguardanti l’ex-ministro del suo governo, Flabouraris, accusato di detenere il 50 per cento delle azioni di un’azienda che si occupa di lavori pubblici, la quale recentemente avrebbe beneficiato di commesse pubbliche per quasi quattro milioni di euro. Inoltre, secondo indiscrezioni, un armatore avrebbe ospitato Tsipras e la sua famiglia nella sua villa di Sounio quest’estate: quest’armatore è incluso nella lista Lagarde… L’ultima rivelazione della stampa riguarda degli illustri evasori ellenici che avrebbero portato somme cospicue fuori dal Paese. Tali denunce non sono state tuttavia confermate. Per il momento Flabouraris sta dando chiarimenti sulla sua posizione, sostenendo di avere venduto le sue azioni ad un socio. Gli analisti politici sostengono che rivelazioni di questo tipo sarebbero frutto di quella “polarizzazione” della politica immancabile alla vigilia delle elezioni nazionali.

 

Tutto sommato, visto che entrambi hanno votato l’accordo europeo, il vero dibattito si è limitato a cercar di capire chi può essere il migliore uomo per gestire l’accordo e smussare in qualche modo gli angoli. Nel frattempo gli agricoltori annunciano delle proteste per il giorno delle elezioni contro l'introduzione di nuove tasse.

 

Secondo i sondaggi, il 70 per cento degli elettori dichiara di non aver cambiato opinione per il dibattito. Meimarakis appare vincitore per coloro che hanno più di 55 anni, mentre Tsipras per coloro che hanno tra i 18 e i 54 anni. In generale sembra che Meimarakis scavalchi Tsipras, ma solo dell’1 per cento. Alba Dorata, la coalizione Pasok-Dimar e Potami combattono per la terza posizione, mentre i nazionalisti indipendenti (Anel) e Unità Popolare lottano per superare la soglia di sbarramento del 3 per cento per entrare in Parlamento. C’è stato pure un sondaggio secondo cui Syriza scavalcherebbe Nea Dimokratia del 4 per cento. La percentuale degli indecisi è attestata attorno all’8-10 per cento, mentre gli astenuti sarebbero l’11 per cento. Secondo un altro sondaggio, il 42 per cento di coloro che dicono che non andranno a votare, aveva votato Syriza alle elezioni di gennaio. L’incertezza permane.

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