Il grande Fred Astaire

Moriva 30 anni fa il grande ballerino. Nureyev definì Fred Astaire il più grande danzatore del XX secolo.

È stato tutto, Fred Astaire: cantante, ballerino, attore, coreografo e pure musicista. Si, perché il  Tip-Tap, in fondo, di cui fu il Maradona e il Michelangelo, è una danza che serve per suonare. E quel battere melodico dei tacchi sopra il pavimento, il grande Fred l’ha trasformato da intrattenimento virtuosistico in vera e propria arte, colando il jazz americano nella raffinatezza e nell’eleganza europee.

In principio furono il cabaret e il vaudeville, dove prestissimo iniziò con sua sorella Adele; poi fu Broadway, coi fratelli Gershwin e Lady Be Good su tutti, anno 1924, pietra inamovibile del musical teatrale americano, posta sulle tavole del prestigioso tempio dal grande ballerino in compagnia di sua sorella. La quale, però, pochi anni dopo disse «sì» all’amore e «stop» alla danza e alla recitazione, lasciando suo fratello solo come non si era mai sentito. Per fortuna che a Hollywood avevano iniziato a “parlare”, e quindi anche a suonare, e quindi anche a cantare pensò Fred, che vi trasferì la sua innovativa idea di musical e accrebbe notevolmente il genere, inventandone una forma più alta; scrivendo, per certi versi, la colonna sonora degli anni Trenta, Quaranta e poi Cinquanta degli Studios. Portando un immenso artista come Nureyev a considerare Fred Astaire il più grande danzatore del XX secolo!

fred-1

Una vita spesa a ballare, la sua, settantasei anni di carriera, da poco dopo la nascita, praticamente, anno 1899, quasi fino alla scomparsa, trent’anni fa precisi, 22 Giugno 1987. «La gente crede che io sia nato in cilindro e smoking», diceva Fred; senza di lui il rapporto tra musical e cinema non sarebbe stato lo stesso, dice la storia, e l’ha sottoscritto l’ American Film Institute, che lo ha inserito al quinto posto tra tutte le star della storia del cinema, subito dopo Marlon Brando. Non importa che il grande schermo l’abbia conosciuto tardi, nel 1933, quando già nei teatri americani e londinesi la gente si era consumata le mani per decenni ad applaudirlo.

fred

Esordì senza personaggio, offrendo se stesso che danzava nel film La danza di Venere di Robert Z. Leonard, una specie di preludio alla love story tra il ragazzo del Nebraska e il cinema, che passa per la grande ballerina Ginger Rogers, altra celebrità, di dodici anni più  giovane di Fred, stracolma di talento come lui. «Lei porta la sensualità, lui la classe» disse Katherine Hepburn di loro, che insieme furono magica e immortale leggerezza, impossibile non lasciarsi impressionare. Hanno girato insieme dieci film, anche se non andavano d’accordo nel privato, pare; gelosia, invidie, si dice, i mali umani di cui anche le stelle e i miti soffrono. Cappello a cilindro, di Mark Sandrich, del 1935, è forse il loro film più bello, quello sicuramente di maggior successo. Per alcuni il top della carriera per entrambi. Sentimenti e parole, finché si scatenano le meravigliose danze e piroette. Cinque anni di idillio artistico per la coppia: Carioca (1934), Roberta (1935), Follie d’inverno (1936), Seguendo la flotta (1936), Voglio danzar con te (1937), Girandola (1938), poi un progressivo allontanamento, già prima che Barkleys di Broadway (1949) mettesse fino alle loro mitiche avventure. Per Fred Astaire è tempo di altri grandi incontri, da Audrey Hepburn e Rita Hayworth ai grandi registi di musical come Vincente Minnelli e Stanley Donen.

gingerefred

Fa nulla, il mondo intero si è innamorato per sempre di Ginger e Fred, ed anche Fellini li omaggia: 1985, già a partire dal titolo, Ginger e Fred, con Mastroianni e la Masina nei panni di due attempati ballerini di tip-tap che negli anni d’oro del varietà imitavano i divi americani. Fellini, veramente, già in precedenza, nel 1972, aveva raccontato quanto Fred Astaire fosse popolare (anche in Italia) alla fine degli Trenta: il film è Roma, personale omaggio del regista alla città che lo ha adottato. Ebbene c’è una sequenza all’Ambra Jovinelli in cui un sosia di Fred Astaire (che poi è Alvaro Vitali) canta e balla il tip-tap; solo che durante l’esibizione viene colto da insulti e dal lancio di un gatto morto. È un modo colorito e dissacrante per abbracciare affettuosamente, fellinianamente, l’inimitabile effervescenza, la geniale e sobria eleganza del sottile e gigantesco danzatore.

 

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons