Gli inglesi e l’indice di felicità

Perchè non introdurlo per misurare il benessere di una nazione? La proposta del premier David Cameron fa discutere, ma i politici e il popolo non la scartano, anzi. Dal nostro corrispondente
Cameron David

La proposta del primo ministro britannico David Cameron di inserire un indice della felicità nella valutazione del benessere del Regno Unito ha provocato varie reazioni e non tutte negative, come magari uno si sarebbe aspettato nell’attuale clima di crisi economica.

 

Logicamente ci sono i cinici che dicono che Cameron si sia inventato questa trovata per distogliere l’attenzione dai fatti innegabili legati alla recessione economica. Cioè, visto che sono finiti i tempi buoni e non si vede più nessun boom economico, allora cerchiamo un modo di distrarre la gente facendo diventare una necessità virtù.

 

Cameron ha chiesto all’ufficio nazionale per le statistiche (ONS) di fare un’indagine ogni tre mesi con delle domande specifiche per calcolare il grado di felicità dei cittadini britannici. Alcune possibili domande sono: “Quanto è soddisfatto della sua vita (su una scala tra 0 e 10)?”.  O quesiti ancor più difficili da quantificare: “Quanto la sua vita ha una vera motivazione?”. Dopo aver risposto verrebbe calcolato in percentuale un indice di felicità. Alla fine si potrà paragonare la felicità degli scozzesi con quella degli inglesi o dei gallesi. Oppure si potrebbe anche paragonare una città con un’altra e vedere in cosa differiscono.

 

Alcuni politici prendono in giro questa mossa di Cameron, ma altri non la scartano così in fretta, perché sostengono che è importante avere un metodo alternativo per misurare il successo di una società, oltre a quelli già conosciuti come l’economia, la disoccupazione, le cifre dei delitti, ecc.

 

A Westminster, sede del Parlamento, per esempio, una trentina di deputati di partiti diversi, hanno firmato una proposta dove tra l’altro si dice che «la promozione della felicità ed il benessere è uno scopo legittimo ed importante per il Governo».  Jo Swinson, deputata LibDem di un seggio scozzese ha detto: «Guardando solo al GDP (prodotto interno lordo) per misurare il progresso della nazione si escludono tante cose che sappiamo tutti essere importanti, ma che non si possono misurare in termine di soldi e business».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons