Giustizia, non elemosina

Il Forum delle associazioni familiari propone “Fattore Famiglia”. Una riforma radicale del fisco, e non solo, che parta dal basso.

La notte non hanno dormito. Padre e madre infermieri, tre figli da 10 a 2 anni. Abitano in un paesino del torinese e, facendo i conti, hanno visto che non potevano pagare la mensa a scuola per una figlia. Non hanno voluto chiedere l’elemosina, ma solo l’autorizzazione a far portare il thermos con il cibo caldo per la bambina. Un assessore solerte, tuttavia, gli ha comunicato che la cosa non era possibile e che, in futuro, avrebbero fatto meglio ad usare qualche mezzo anticoncezionale. Poi tutto è arrivato sulle pagine di cronaca quando il mite papà, già stressato dai turni notturni, ha deciso di incatenarsi per protesta al cancello del municipio.

 

Notizie di inizio settembre di un Paese a crescita zero, con l’Istat che conferma la disoccupazione giovanile record al 30 per cento che ancora non esplode anche per la capacità di condivisione delle famiglie che, in sette casi su dieci, si prendono cura persino dei disabili senza aiuti dalle istituzioni.

 

Non si tratta di elaborare proposte estemporanee propagandistiche, come i bonus, ma di cambiare tutta l’attuale impostazione fiscale e contributiva che diventa una condanna senza appello per chi ha deciso di sposarsi e mettere al mondo dei figli. Dopo tanti colloqui con ministri, partiti e sindacati, il Forum delle associazioni familiari ha elaborato il “Fattore Famiglia”, una proposta “strutturale”. Ciò vuol dire che non chiede di dividere quello che resta, poco o nulla, dopo le decisioni dei vari ministeri, ma di incidere sulle scelte fondamentali di politica familiare.

 

La novità significativa è il tentativo di rispondere concretamente alle obiezioni ricorrenti nei confronti del “quoziente familiare” che è uno degli strumenti pensati per ridurre le imposte in considerazione del numero dei componenti della famiglia. Dal suo apparire come ipotesi di giustizia fiscale ha attirato le obiezioni di chi vi ha visto un meccanismo che finirebbe per favorire i redditi più alti. Dopo vari studi e simulazioni, il pacchetto di misure proposte dal Forum, che rappresenta più di 50 associazioni nazionali, prende come unità di misura la soglia di povertà relativa fornita dall’Istat che è di 7 mila euro a persona. Con qualche correzione, questo dovrebbe essere la base per arrivare alla “no tax area”, cioè quella fascia di reddito dove le imposte non bisogna pagarle. Senza entrare nei dettagli tecnici, questo vuol dire che una famiglia con tre figli e 20 mila euro di reddito avrebbe un credito di imposta di mille e quattrocento euro invece di 923 euro a debito, come avviene ora. Sono previsti diversi correttivi a seconda delle situazioni particolari di ogni famiglia, tutti orientati a partire «dal basso, cioè dalla parte bassa del reddito, non dalla parte alta».

 

La proposta, molto articolata ma facilmente comprensibile, prevede altre elementari aggiustamenti, come l’aumento del limite di 2 mila e 800 euro oltre il quale il familiare non è più considerato a carico. C’è anche l’interessante previsione di allargare la tipologia di spese documentate per cui chiedere deduzioni. Un’efficace aiuto anche contro quell’evasione fiscale che secondo il governatore di Bankitalia, Draghi, è all’origine della “macelleria sociale”. Particolare attenzione agli assegni familiari che rimangono parte integrante del sistema allargandosi anche ai lavoratori finora esclusi. Li potrebbe continuare a gestire l’Inps, che amministra una cassa continuamente depredata per altri fini a cominciare dalla Riforma Dini. Ma il Forum propone anche una soluzione autogestita delle famiglie che saprebbero come resistere a certe sortite ricorrenti.

 

E i costi di una tale operazione? Circa 16 miliardi di euro. Ma niente paura c’è anche la previsione di un’applicazione graduale che inizierebbe favorendo le famiglie al di sotto del limite di povertà. Una proposta equa e documentata, quindi, che obbliga ad un confronto serio sulle spese da tagliare e redistribuire che potrà avvenire con la prossima verifica di governo che prevede, come sempre, la questione fiscale tra i punti decisivi. O con la nuova campagna elettorale che sembra avvicinarsi. Partendo dai contenuti reali e dai numeri più che dalle nobili dichiarazioni di intenti.

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