«Vorrei la guarigione di papa Francesco prima di subito, perché gli voglio un bene enorme», dice Giuseppe Bruno Eight, che attraverso la musica rap vuole comunicare al mondo un messaggio di speranza e fraternità. «Se potessi dedicargli una delle mie canzoni, gli dedicherei La ricerca della felicità o Il mondo in un abbraccio. Vorrei che arrivasse davvero come un augurio di pronta guarigione. La ricerca della felicità dice che, quando vuoi bene a una persona e questa non è serena, allora stai male anche tu. Mentre Il mondo in un abbraccio dice che a volte un semplice abbraccio per una persona potrebbe essere il mondo». In questi giorni in cui si intensifica la preghiera per papa Francesco ricoverato al Gemelli, Eight condivide con noi il ricordo del suo incontro con il pontefice e ci parla della sua musica.
Cosa ha provato quando due anni fa ha incontrato papa Francesco?
Questo incontro è stato un piccolo sogno, un dono, lui è una persona fantastica. Mi è rimasto nel cuore in modo incredibile. È stata un’esperienza davvero carina e l’unica cosa che gli ho detto in quel momento è “grazie”. Grazie per quello che fa, perché io lo ammiro tantissimo. È un papa del popolo, lui arriva a tutti, arriva agli ultimi, si mette al nostro livello. Ho scoperto in quella occasione che lui fa tantissime cose che non dice, di cui non si vanta, ma fa tantissime cose molto molto belle, è davvero una grande persona.
Sulla sua pagina Facebook lei scrive: «Non cerco la fama, desidero solo che le mie parole arrivino a chi ne ha bisogno, è questo il mio vero successo». Come nasce la sua passione per la musica e il desiderio di seguire questa strada come missione?
In realtà nasco come videomaker perché fin da piccolo, avendo problemi di salute a livello cardiaco, ho inventato un mio “sport” che era la videocamera e da lì è nata la passione per i video. Realizzavo videoclip musicali, specialmente per artisti rap. Nell’ambiente rap molti testi erano un po’ negativi ‒ non tutti, però la maggior parte ‒ dove la donna era l’oggetto, dove si ostentava solo il soldo e magari non si parlava del vissuto, della vita della persona o comunque non c’erano dei messaggi totalmente positivi. Qualcuno lo faceva ma erano in pochi.
Allora ho provato a scrivere qualcosa di mio dove potevo dare messaggi diversi e poi ho visto che la cosa funzionava perché la gente apprezzava i messaggi che mandavo. Da lì ho detto: “Chissà se non posso diventare uno strumento affinché chi mi ascolta possa avere delle carezze sull’anima”, anche perché in quel momento era quello che cercavo io e che trovavo in pochi artisti del settore.
A volte tendiamo a dare agli altri ciò di cui abbiamo bisogno noi stessi, anche perché chi passa momenti di difficoltà, sa cosa si prova e non vuole che li passino anche altri. Quindi mi invento rapper, ma in realtà il mio obiettivo non era quello di raggiungere il successo, anche perché ho rifiutato delle proposte perché andavano contro il mio intento, quello di mandare messaggi ben precisi, e poi volevo arrivare in posti particolari, ovvero posti dove c’era bisogno. Dico che sono un “mercante di emozioni”, perché con la musica, con i video, con le foto, mi piace emozionare.
Quindi, dove porta la sua musica?
Ho fatto degli incontri negli ospedali, nelle scuole, li ho fatti in un carcere, in posti dove ci sono ragazzi che attraversano delle difficoltà. Il mio obiettivo era proprio arrivare dove c’era bisogno e da un gioco, da una prova poi invece è diventato: “Posso anch’io fare la mia parte in questo mondo”, questa piccola fetta di mondo perché siamo un puntino nel fare del bene. Ogni cd è legato a un fine sociale, a una raccolta fondi per qualcosa, per fare qualcosa di positivo. Quando ho visto che la mia musica girava nelle corsie degli ospedali, negli oratori, in posti dove c’era bisogno, quella è stata la mia più grande vittoria.

ph Rita Bruno
Come si svolgono questi incontri?
Mi chiamano nelle scuole o negli oratori, io specifico che per i miei problemi fisici non posso cantare dal vivo, specialmente il rap, perché richiede molto fiato. Partiamo dai miei testi, da quello che ho scritto, dalle mie canzoni e diventa quasi un forum, un dibattito con i ragazzi o con i grandi, perché in realtà le mie canzoni arrivano un po’ a tutte le età. Si parte da quelli, si fanno dei ragionamenti su quello che ho scritto, sulla vita, cerco di dare la mia testimonianza.
Che riscontro ha?
Le riflessioni belle sono tante, tante le ho avute dai bambini, perché dai bambini si può imparare il mondo. Per fare un esperimento ho posto alcune domande ai bambini su cosa fosse per loro l’amore e poi ho inserito le risposte in una canzone. Le loro risposte ti lasciano senza parole. Loro non guardano le differenze, il colore della pelle, non guardano niente, loro amano punto e basta. Poi la musica mi ha regalato tante cose, mi ha regalato degli amici che io non pensavo.
Quanti album ha composto?
Sono 6: un po’ tutte le canzoni sono autobiografiche e raccontano alcuni temi che si possono affrontare nella quotidianità ma che dovrebbero far riflettere o spingere comunque ad avere un occhio positivo sulla vita e sui valori della vita.
Naturalmente non dico mai di avere la verità, ma di avere la mia chiave di lettura delle cose. Alcuni mi hanno definito “rapper cristiano”, io dico che canto l’amore in tutte le sue sfaccettature, poi sono molto credente, essendo Dio Amore con la maiuscola non posso non cantare anche di Lui. Le tematiche che tratto sono svariate, parlo di fede, di amore, di vita, di amicizia.
Proprio all’amicizia è dedicata una delle tue canzoni…
La mia canzone preferita, una delle mie prime uscite, è Grazie Amico Mio, un vero e proprio inno all’amicizia. Quando la scrissi insieme a Gio degli Scacco Matto, il social più diffuso era Facebook, che utilizzava impropriamente il termine “amici” per indicare i contatti. Poiché credo che le parole abbiano un peso, volevo sottolineare il vero significato dell’essere amico, cosa rappresenta per me l’amicizia e quanto sia importante. Così è nata questa canzone, un omaggio sincero al valore dell’amicizia. Per me, infatti, l’amicizia è uno dei doni più belli che si possano ricevere. Come è scritto nel Vangelo di Giovanni: «Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Mi piacerebbe che chi legge questa intervista dedicasse questa canzone a quell’amico speciale a cui desidera dal profondo del cuore dire “grazie”.
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