«Dall’esperienza del Giubileo, mi porto a casa una forte sensazione di unione e di comunità, ma allo stesso tempo di unione con Dio, un’avventura ricca di esperienze che hanno colorato delle semplici giornate», dice Giacomo. Gli fa eco Alessio: «A casa mi porto sicuramente la conferma di quanto le mie amicizie sono vere e sicure. Mi porto però anche la certezza che per pregare non bisogna essere per forza da soli».

ph V. Terenzi
Sono gli adolescenti del Gruppo Luce della Diocesi di Bologna venuti a Roma per il loro Giubileo che, sulla via del ritorno, raccontano la loro esperienza. Elia rivela che si ricorderà sempre i «grandi momenti di condivisione con i miei amici, nuove conoscenze con persone provenienti da tante parti dell’Italia» e avere imparato «a vivere senza i “comfort” di sempre». Anche Ilaria porta con sé un bagaglio di momenti indimenticabili: «Nonostante le difficoltà nella vita in comune con molte altre persone, mi porto a casa la bellezza di vivere momenti insieme».
Giorni vissuti in un momento particolarissimo, quello della Sede Vacante, che resteranno sempre impresse nel cuore. Parlano di un incontro personale con Dio che si fa comunione con gli altri e annuncio di gioia. Tra i moltissimi “adolescenti del Giubileo” ci sono anche i giovani venuti dalla Diocesi di Brescia accompagnati dalle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth. Sono partiti in pullman nella notte, alcuni per la prima volta in viaggio lontano da casa. Ora tornano arricchiti da un’esperienza che rimarrà indelebile: «Porto nel cuore l’opportunità che abbiamo avuto di passare la Porta Santa, ma anche le ore di coda e di pullman perché mi hanno fatto rendere conto che ci si può divertire anche senza nulla», dice una di loro. «Una gioia vera, data dall’incontro con Dio, che non posso non condividere con tutte le persone che conosco perché troppo grande per essere tenuta per se stessi», commenta un’altra ragazza.
«A voi rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di papa Francesco, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi», dice il cardinale Parolin nell’omelia della S. Messa in Piazza San Pietro, nel secondo giorno dei novendiali per papa Francesco. Sarebbe dovuta essere la Messa per la canonizzazione di un altro giovane, Carlo Acutis, che verrà poi celebrata dal papa che sarà eletto nei prossimi giorni. «Non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo. Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti!». Parole di incoraggiamento e speranza con le quali il cardinale ha poi esortato tutti ad accogliere l’eredità di Francesco e farla diventare vita vissuta.
Rispondono subito a questo appello gli adolescenti del Gruppo Luce che, come tanti giovani presenti, hanno subito «raccolto il testimone»: Andrea, di 15 anni, si ripromette di «non finire mai la giornata senza fare la pace», mentre Emma del papa ricorda «la sua simpatia e il modo di vivere la vita sempre in modo positivo».
L’invito ad amare e perdonare, a costruire relazioni autentiche è l’insegnamento del papa che i ragazzi terranno a mente e intendono seguire. Matilde dice che Francesco «ha sempre continuato a pregare per la pace» e Tommas sottolinea che «Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia». Emanuele racconta: «La frase di papa Francesco che mi è rimasta impressa è: “La vera amicizia consiste nel poter rivelare all’altro la verità del cuore”».
Semi di speranza seminati nel solco della storia che porteranno sicuramente molto frutto.