Geremia, uomo tra Dio e il popolo

Profeta dell'Antico Testamento, è un testimone autentico di una fede incrollabile nell'amore di Dio. La sua vita e la sua predicazione sono un invito, oggi come ieri, alla speranza. Uomo immerso nel dolore, che, impotente, vede andare in rovina il suo mondo, Geremia non cede alla disperazione, ma trova nella sua fede, pur tra forti contrasti interiori, il coraggio di reagire e confidare in Dio. Per conoscere Città Nuova ha recentemente pubblicato un testo di Albert Dreston
Geremia

«Amico dei suoi fratelli», così Geremia viene chiamato nel Secondo libro dei Maccabei. Espressione che sottolinea la profonda umanità di questo profeta, tra i più grandi della storia di Israele.

Iahweh lo sceglie giovanissimo come suo profeta. «Non so parlare» risponde a Dio, segno di grande umiltà e coscienza della gravità del mandato che Dio gli affida. Ma sarà un grande poeta e per più di quarant’anni non avrà altra preoccupazione che quella di interpretare fedelmente la voce di Iahweh. Partecipa attivamente alla vita religiosa e politica del regno di Giuda, predica sempre con coraggio la verità, senza indulgenze verso nessuno, si ritrova spesso solo a soffrire scherni e persecuzioni. Ma, ciò nonostante, nessuna forza riuscì mai a spegnere o semplicemente a contenere quel fuoco che gli ardeva nel cuore.

Sotto l’azione di Dio tutto l’essere del profeta vibra ed egli non vive più che per Iahweh e per la sua missione, non ci sono più ostacoli davanti a lui; è veramente una «città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo».

Vive in un’età tra le più tragiche e tristi nella storia di Israele. In poco più di vent’anni Geremia vede passare la dinastia davidica dallo zenit al crollo e alla sua scomparsa: la distruzione di Gerusalemme nel 587 a.C., con la conseguente deportazione e l’esilio a Babilonia, che significa la mancanza, per secoli, di una esistenza politica autonoma.

Abbandonato, incompreso, sfiduciato dal suo popolo, il profeta non cessa di leggere con gli occhi di Dio gli avvenimenti in corso, predicando parole di consolazione e promesse di un avvenire più sereno: Israele non morirà, ma, purificato dei suoi peccati, ritornerà ad abitare le sue terre sotto la guida stessa di Iahweh; sarà stipulata una nuova alleanza tra Dio e il suo popolo e da Sion torneranno ad innalzarsi inni di lode e di ringraziamento.

La sua vita e la sua predicazione sono un invito – oggi come ieri – alla speranza. Uomo immerso nel dolore, che, impotente, vede andare in rovina il suo mondo, Geremia non cede alla disperazione, ma trova nella sua fede, pur tra forti contrasti interiori, il coraggio di reagire e confidare in Dio.

Per conoscere e approfondire la sua figura, Città Nuova ha recentemente pubblicato Geremia, un uomo fra Dio e il popolo di Albert Dreston.

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