Fraternità in politica (Evangelii Gaudium 205-241)

La cittadinanza responsabile è il fulcro della pace sociale e del bene comune; la partecipazione è un obbligo morale. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune
Partecipazione in piazza

Essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un obbligo morale. Papa Francesco evoca il modello del poliedro, luogo armonico dei punti appartenenti a un complesso geometrico di molteplici lati e vede al centro la cittadinanza responsabile in seno al popolo (n. 222), per il bene comune e per la pace sociale (n. 217).

Tale politica sottostà a diversi princìpi. Il primo afferma che il tempo è superiore allo spazio. In altri termini, il limite convive con la pienezza. I cittadini si muovono, infatti, tra congiuntura e profezia per «costruire un popolo» nel tempo, lavorando «a lunga scadenza», «senza l’ossessione dei risultati immediati». Bisogna muoversi nel tempo senza l’ossessione di una rendita politica facile (nn. 223-224). Secondo principio: l’unità prevale sul conflitto (n. 226).  Emerge la fraternità in politica quando s’invoca una «comunione delle differenze» (n. 228), una «diversità riconciliata» (n. 230).

In questo passaggio notiamo una straordinaria vicinanza con la riflessione di Chiara Lubich: «La fraternità consente di tenere insieme e valorizzare esperienze umane che rischiano altrimenti di svilupparsi in conflitti insanabili come le ferite ancora aperte […]. La fraternità consentirebbe inoltre di immettere nuovi princìpi nel lavoro politico quotidiano: farebbe in modo che non si governi mai contro qualcuno o essendo solo l’espressione di una parte del Paese». (Per una politica di comunione, 15 dicembre 2000, Palazzo di san Macuto).

Francesco evoca un altro principio: la realtà è più importante dell’idea. In una visione non ideologica bisogna, infatti, comprendere e dirigere la realtà attraverso la politica, arte difficile e complessa. Quarto principio: il tutto è superiore alla parte. In tal senso bisogna capire la tensione che si produce tra globalizzazione e localizzazione. Pertanto i politici devono «allargare lo sguardo», in quanto la politica è capacità di sintesi. In questo consiste, infatti, il modello del poliedro: l’azione politica è la capacità di far confluire tutte le parzialità dei molteplici lati e di trarre il meglio di ciascuno, dalle persone criticabili, dai poveri, dall’unione dei popoli.

Questa visione politica è intimamente connessa con quella economica dei punti precedenti. Si afferma allora un chiaro no al primato del mercato e della finanza sulla politica. No ad un’economia dell’esclusione e dell’iniquità (n. 53): «Questa economia uccide». No ad una «teoria della ricaduta favorevole» del libero mercato, «mai confermata dai fatti». No all’idolatria del denaro (n. 55), ad un denaro che governa invece di servire (n. 57). No all’iniquità che genera violenza (n. 59). No ad un individualismo postmoderno e globalizzato che indebolisce la stabilità dei legami sociali e familiari (n. 67). La politica è anche «capacità di ascoltare il grido di interi popoli» (n. 190).

Papa Francesco ci ricorda «l’opzione per i poveri […] categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» (n. 198) è la necessità di eliminare le cause strutturali della povertà (n. 202). Quali politici invoca papa Francesco per questa fraternità nel governo della polis? La risposta chiara e forte è nel punto n. 205 dell’Evangelii Gaudium: «Chiedo a Dio che cresca il numero dei politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune. Dobbiamo convincerci che la carità “è il principio non solo delle micro-relazioni: i rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici”. Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri! È indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione, assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra l’economia ed il bene comune sociale».

Papa Francesco, in conclusione, vede poi realizzarsi la pienezza dell’umanità e della sfida nella città, luogo per eccellenza della fraternità intesa come categoria politica. Anche Chiara Lubich affermava: «La città, così, non viene governata dall’alto, ma è sollevata dal basso, e la politica assume il ruolo dello stelo che sostiene il fiorire delle iniziative pensate dai o insieme ai cittadini, diventa vero servizio, unificando verso il bene comune gli sforzi di tutti» (Per la vita della città, Trento, giugno  2001).

Quale straordinaria consonanza tra la visione politica del poliedro di papa Francesco e il pensiero di Chiara Lubich!

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