Fratelli d’Italia

I giovani sono dappertutto uguali, figli di “una terra straniera”. Il film documentario di Claudio Giovannesi.
Fratelli d'Italia di Claudio Giovannesi

Un film documentario forte, a tratti struggente. Perché vero. Tre storie. Alin, rumeno, 17 anni, da quattro anni sta in Italia. Conflitti in classe e in casa. Masha, 18 anni, bielorussa, adottata da una famiglia italiana. Vuole incontrare il fratello sconosciuto in Bielorussia. Nadar, 16 anni, egiziano ma nato a Roma. Parla un romanesco vero, la faccia e lingua sono però arabe. I genitori non vogliono, lui sta con una ragazza italiana.

 

Claudio Giovannesi gira questo documentario, convinto che l’Italia del 2009 sia «priva di una identità multietnica», che i media e i politici spesso fingono di non vedere. Il suo lavoro è duro, ma realistico, i ragazzi interpretano loro stessi con sincera efficacia. Entriamo in un mondo che dovrebbe appartenerci, perché questa è la vita vera, l’Italia del futuro che c’è già.

 

Giovannesi non incrudelisce con la macchina da presa, non recita slogan sociologici o politici, documenta e lascia allo spettatore trarre le sue considerazioni. I giovani sono dappertutto uguali, figli di “una terra straniera” oggi forse più che nel passato, incompresi e talvolta incapaci di esprimersi. Globalizzati in mode e in atteggiamenti, eppure bisognosi di comprensione.

 

Il taglio documentaristico, agile e nervoso, non toglie nulla al disperato bisogno di vivere. È forse questo il merito migliore di un film decisamente da vedere. Per pensare.

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