Fra libertà e tutele

Le proteste nel mondo arabo per il "video anti-Islam" rinnovano l’urgenza di una seria riflessione.
Proteste arabe a difesa di Maometto

Le proteste divampate nel mondo arabo a seguito della divulgazione in Internet di quello che è stato definito un “video anti-Islam” che dileggia la figura del profeta Muhammad, e della pubblicazione di vignette satiriche su un settimanale francese, rilanciate nel mondo attraverso la Rete, rinnovano l’urgenza di una seria riflessione sulla necessità di comporre un conflitto che, in vero, è solo apparente: quello fra la tutela della libertà di espressione, in tutte le sue forme, e la tutela dei simboli e della sensibilità religiosa, dovuta a tutte le religioni.

Molto si dibatte sull’opportunità di inasprire la censura verso quelle espressioni che offendono le religioni, e non sono mancati d’altro canto i difensori della libertà ad oltranza, che si sentono svincolati da qualunque responsabilità rispetto alle conseguenze di ciò che dicono e fanno attraverso i media. Nel primo caso, probabilmente, si tratta di una scelta figlia della paura, peraltro giustificata dal moltiplicarsi di violenze ad opera di minoranze estremiste interpreti di una visione fondamentalista dell’Islam. La tv ha mostrato con dovizia di particolari gli assalti alle ambasciate statunitensi ed europee nel mondo arabo, che hanno causato decine di morti, insieme alle tensioni suscitate negli Stati Uniti e in Francia. Nel secondo caso, quello di Charlie Hebdo, si ravvede, a nostro parere, un uso irresponsabile dei media, posti al servizio di interessi particolari e resi veicolo di sterili provocazioni.

La soluzione potrebbe essere ricercata operando lungo due binari: quello legislativo, con norme sovraordinate a quelle dei singoli Stati, capaci di garantire tutele rafforzate, necessarie nell’era in cui Internet fa cadere i confini dell’attività illecita; e, soprattutto, quello culturale, teso a favorire una cultura del rispetto per l’altro, lontano o vicino che sia, dal punto di vista geografico, culturale, ideologico e politico. Nel mondo arabo e non meno in Occidente.
 
INFORMAZIONE E TRASPARENZA
Ritrovare fiducia nelle istituzioni
«I cittadini hanno diritto di essere informati nel modo migliore». Così il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, inaugurando i lavori della Giornata della trasparenza, promossa dalla Fnsi il 19 settembre a Roma. L’iniziativa ha inteso promuovere l'adozione, da parte del governo e del parlamento, del “Freedom of information act” (Foia) nella legge sull'Agenda digitale allo studio. L’adozione del Foia consentirebbe a cittadini e organi di informazione di avere accesso ad atti della pubblica amministrazione finora non pubblici, promuovendo la trasparenza degli atti stessi, favorendo una visione più veritiera dei fatti, sviluppando dinamiche di partecipazione e controllo e migliorando la consapevolezza dell’opinione pubblica, per contribuire ad innalzare il livello di fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Insieme alla modifica della legge sul diritto d’accesso ai dati (241/90) si è osservato come sin d’ora sia possibile valorizzare norme esistenti a tutela dell’accessibilità degli atti della P.A., dando pubblicità ai finanziamenti dei partiti o consentendo l’accesso ai documenti delle riunioni delle giunte comunali.
 
GIORNALISMO, QUALE FUTURO?
Big e neofiti a confronto
Accesso alla professione e precariato, scuole di giornalismo e testate universitarie, e poi new media e giornalismo online. Sono solo alcuni dei temi affrontati al primo Festival del giornalismo giovane, organizzato da "Youth press Italia" a Napoli, dal 21 al 23 settembre. Un'occasione di confronto e dibattito dedicata ai giornalisti under 35 e aperta ai “big” del settore, fra coloro che sono inseriti nella professione e chi tenta faticosamente di ritagliarsi uno spazio. L’iniziativa ha inteso creare un ponte fra le diverse realtà professionali, per intravvedere le prospettive di un “mestiere” che negli ultimi anni ha vissuto una vera rivoluzione.

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