Il Fondo famiglia-lavoro della Caritas ambrosiana

10 mila famiglie aiutate, migliaia di contributi spontanei, centinaia di volontari e aziende che collaborano. A 10 anni dall’intuizione preziosa di Dionigi Tettamanzi
Dionigi Tettamanzi

Era la notte di Natale di dieci anni fa, quando durante la messa di mezzanotte nel Duomo gremito di fedeli l’allora arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, durante l’Omelia cogliendo tutti di sorpresa ebbe a dire: «Come arcivescovo di Milano mi appello alla responsabilità dei singoli e delle comunità cristiane della diocesi e propongo di costituire il “Fondo famiglia-lavoro” per venire incontro a chi sta perdendo l’occupazione».

Come segno concreto per l’avvio del fondo annunciò che attingendo dall’otto per mille destinato a opere di carità, dalle offerte pervenute in quei giorni ‘per la carità dell’arcivescovo’, da scelte di sobrietà della diocesi e sue personali metteva a disposizione la cifra iniziale di un milione di euro.

Ora sono trascorsi dieci anni da quella straordinaria e formidabile intuizione in cui auspicava una nuova “primavera sociale” e “gesti concreti di solidarietà”: «Chiedo a tutte le comunità cristiane della diocesi – aveva chiarito Tettamanzi –, di riflettere sulle conseguenze della crisi economica, di prestare particolare attenzione alle famiglie in difficoltà a causa del lavoro, di aderire con generosità a questo fondo». Un segno con cui la chiesa ambrosiana manifestava il suo impegno di sobrietà e solidarietà, vivendo e testimoniando la sua fede nel Signore che si è fatto uomo tra gli uomini, servo tra i poveri e per i poveri.

«Un dono che vogliamo portare alla grotta di Betlemme, contemplando nel Bambino Gesù tutti i poveri e sofferenti del mondo». A dieci anni esatti dal varo del progetto, l’arcivescovo Delpini ha ripercorso l’evoluzione e sottolineato i frutti di questi anni, annunciando la trasformazione in «strumento ordinario» affidato all’organismo diocesano, incaricato «di farsi carico dell’eredità di legami, risorse e strumenti» creata sin qui.

In questi dieci anni il Fondo è riuscito ad aiutare più di 10 mila famiglie, raccogliendo e ridistribuendo 24 milioni di euro. «Le cifre ci permettono di intravedere il popolo che si è costituito attorno a questa iniziativa: oltre ai grandi donatori istituzionali, migliaia di persone che con il loro contributo hanno permesso di raggiungere una simile cifra; centinaia di volontari che con il loro apporto sempre più competente e formato hanno accompagnato le famiglie, condividendone il disagio e cercando insieme a loro vie di soluzione; imprenditori e piccole e medie imprese che hanno facilitato i percorsi di reinserimento dentro il mondo del lavoro».

Delpini ha rivolto il suo grazie in una lettera a tutti i fedeli per la generosità con cui hanno saputo far fronte a tale momento di difficoltà, seminando tracce di amore e solidarietà capaci di lenire le ferite e le fratture provocate da una crisi non soltanto economica, ma anche di valori e di senso. E visti i risultati raggiunti in questi dieci anni, il Fondo Famiglia Lavoro ha ormai individuato in modo sufficientemente preciso l’obiettivo del suo intervento e della sua azione: favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di coloro che da questo mondo sono stati espulsi, per ragioni diverse, ma tutte originate dalla crisi, che si è certamente trasformata, eppure non ha ancora conosciuto la sua fine.

«Mi sembra utile che questo decimo anniversario sia anche il momento adatto per trasformare il Fondo Famiglia Lavoro, rendendolo non più intervento straordinario, ma strumento ordinario nelle mani della Caritas Ambrosiana – scrive l’Arcivescovo –, che seguiterà a operare perché i distretti che sono sorti continuino a svolgere il loro servizio di accoglienza, ascolto e reinserimento, curando anche che la tela di relazioni sviluppata con le aziende si mantenga salda e ben connessa. Alla Caritas chiedo di farsi carico dell’eredità di legami, risorse e strumenti che il Fondo Famiglia Lavoro ha saputo creare: affinché non venga dispersa, ma prosegua nel suo impegno dentro l’ordinarietà delle trame della carità che tessono i numerosi rapporti delle comunità locali sul nostro territorio diocesano».

 

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