Fischio d’inizio

Tra polemiche e sentenze riprende il campionato di calcio. Largo ai giovani, anche qui i soldi sono sempre meno
osvaldo roma calcio

Gli appassionati del pallone si erano segnati questa data sul calendario: 26 agosto. Probabilmente non è capitato lo stesso a mogli e fidanzate. Lo scorso fine settimana è ricominciato il campionato di calcio, il gioco più bello del mondo, anche se a dire il vero molti potrebbero concordare sul fatto che il calcio ha cessato da tempo di rappresentare solo un gioco. Come suggerisce il sociologo Nicola Porro nel suo libro “Sociologia del calcio” (ed. Carocci), il gioco del pallone è un “idioma universale nel tempo della globalizzazione” che “agisce al crocevia di altri sistemi – la comunicazione, l’economia, la politica”. Una definizione senza troppi margini d’errore.

Lo sport nell’epoca dei mass media è tecnologia, un surrogato di interessi centrati sullo spettatore. Il calcio è un genere di consumo, palinsesto televisivo d’eccellenza per numero di spettatori conquistati o conquistabili.

Nell’era della globalizzazione economica e di una crisi galoppante, il gioco si basa su una tipologia di mercato aperto, senza frontiere. Chi paga ottiene e talvolta i giocatori, quasi liberi da sentimenti e senso d’appartenenza, traslocano senza pensarci troppo. L’esempio è quel Paris Saint-Germain, squadra francese comandata dal fondo d’investimento “Qatar Investment Authority”, che a giugno ha optato per un aumento del capitale con l’intento di garantire al team d’oltralpe un calcio mercato stellare. Lì, dove le squadre hanno bisogno di liquidità per mantenere alto il livello del gioco, si va a “fare la spesa”. Così se ne vanno dal nostro campionato e dalle file del Milan gioielli del calibro di Thiago Silva e Ibrahimovic, passando per Napoli dove i parigini hanno acquistato un altro pezzo grosso: l’attaccante argentino Ezequiel Lavezzi. Il tris d’investimenti ammonta a 95 milioni di euro, cifra che da sola copre quasi per intero il budget di tutta la serie A francese (Ligue 1).

Non tutti i mali però vengono per nuocere. L’età media del nostro campionato si è abbassata: da 27 a 25 anni. Un dato che rivela un investimento più corposo sui giovani da parte delle società. Colpa dei tagli certo, ma ogni investimento porta inevitabilmente con sé una buona dose di fiducia. Allora largo a Lorenzo Insigne (Napoli) e Ciro Immobile (Genoa), 46 goal in due la passata stagione in serie B con il Pescara di Zeman e occhi puntati su Pablo Osvaldo (Roma), domenica autore di un fantastico goal in rovesciata e al “faraone” Stephan El Shaarawy (Milan). Sono “solo” un poker di giocatori in attesa della definitiva consacrazione.

Tra bilancio in regola e organico da salvaguardare, le squadre del nostro massimo campionato saranno con ogni probabilità a caccia della Juventus, principale candidata alla conquista dello scudetto. Sulla panchina lo sappiamo non siede Antonio Conte, ma Massimo Carrera ex difensore bianconero e allenatore ad interim della prima squadra.

Che dire… Nell’epoca del calcio globale, buon campionato a tutti! Ricordando in un valzer d’aforismi che: “Quando un uomo guarda tre partite di calcio di fila, dovrebbe essere dichiarato legalmente morto” – Erma Bombeck, “Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre” – Winston Churchill, senza dimenticare cheIl senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget” – Johan Cruijff.

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