Festival di Pesaro verso i 50

La mostra internazionale del nuovo cinema si prepara a festeggiare il mezzo secolo. «Un luogo dello spirito», lo definì Pasolini e tale si mantiene alla scoperta di talenti giovani dietro la cinepresa capaci di raccontare il mondo. Quest'anno è il dolore ad avere la meglio in tante pellicole
Locandina Festival di Pesaro

Si è conclusa domenica scorsa la 49a edizione del mitico festival cinematografico marchigiano, con l’intitolazione di un largo dedicato al grande Lino Miccichè, fondatore della rassegna definita da Pasolini «un luogo dello spirito». Una scelta quasi d’obbligo per dare l’avvio alla cinquantesima edizione nel 2015 e ai festeggiamenti. Ma già quest’anno il panorama si è presentato quanto mai ricco. Giovanni Spagnoletti, direttore del festival, non è mancato  all’appuntamento con la scoperta di nuovi talenti e di nuovi percorsi. E’ questo, fra l’altro, il senso della panoramica sul cinema sperimentale-narrativo americano nel nuovo millennio, che ha radunato una trentina di opere di diversi generi, libere da etichette prestabilite o dalla selezione delle grandi major.

Il focus intitolato “Il mouse e la matita” sul cinema nostrano di animazione, ha presentato nove anteprime assolute e la pubblicazione per i tipi di Marsilio di un denso saggio a più voci sul genere.

Non basta. Pesaro ha guardato al “femminile” nel cinema e continua la ricognizione sui lavori russi, osservando e ingrandendo lo sguardo sulle registe della New Wave contemporanea,anche con un omaggio a Larisa Shepit’ko in occasione dei 90 anni della nascita della Mosfil’m.

Fra i molti luoghi che ospitavano gli avvenimenti, non poteva ovviamente mancare il Concorso, con la giuria presieduta dalla grande attrice Maria De Medeiros e da Francesco Marciano, Daniele Vicari, Silvio Danese. Poi ci sono i film on the road, quest’anno tre e uno italiano I resti di Bisanzio di Carlo Michele Schirinzi.

E’ ovvio, che avvicinandosi al mezzo secolo d’età, il festival ripercorra le precedenti edizioni con classici, tavole rotonde e un doveroso omaggio a Miccichè.

Quali i premi di questa edizione così intensa e nello stesso tempo, com’è tipica di Pesaro, familiare (una delle poche in Italia con questo cocktail di densità e amicizia insieme, “ben mescolate”)?

La giuria dei giovani, sempre molto viva, premia la Colombia di Rubèn Mendoza e il suo dolente Tierra en la lengua; la Rassegna per i diritti umani sceglie il documentario Mamma io ti ucciderò, opera russa di Elena Pogrebizhskaja sulla tragedia all’interno della famiglia. Il premio del pubblico che affolla ogni sera fin dall’inaugurazione la piazza grande stracolma, va a I ponti di Sarajevo, di vari autori, racconto sofferto e reale. Il premio Miccichè è assegnato all’indiano in concorso Liar’s Dice di Geethu Mohandas.

Ancora una volta è il dolore della donna e dei giovani, il fil rouge della rassegna: segno di una attenzione speciale degli organizzatori al mondo che ci circonda. Adesso, siamo in attesa delle nozze d’oro del festival nel 2015.

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