Per fermare l’erosione nei Caraibi

Anche i Paesi del mare che bagna le tre Americhe cercano di far fronte alle tante emergenze climatiche che stanno mettendo a repentaglio la loro integrità

I 25 Paesi dell’Associazione di Stati dei Caraibi (Aec) fanno un passo importante per l’integrazione e lo sviluppo della regione, rafforzando l’impegno comune contro la preoccupante minaccia dell’erosione delle coste sabbiose. Al miliardo di euro stanziato in questi anni per frenare il fenomeno nella propria regione dai Paesi Bassi ed al contributo della Francia per frenarla, si è unito l’impegno della Corea del Sud e, soprattutto, un accordo chiave tra i paesi dell’Aec. Il 9 e 10 marzo si è tenuta a l’Avana la prima Conferenza di cooperazione dell’organizzazione, in contemporanea con una riunione di lavoro di alti funzionari. Al termine dei lavori sono stati presentati sette progetti riguardanti i problemi provocati dal cambio climatico i cui effetti colpiscono duramente molti dei Paesi del Aec – particolarmente i più piccoli – e i trasporti marittimi ed aerei.

I Paesi Bassi, in quanto Paese associato all’organismo attraverso le sue colonie di Bonaire e di Sint Eustatius, collaborano fortemente da alcuni anni al progetto per la Linea costiera sabbiosa, nato da uno studio tecnico cubano. Anche la Francia, presente attraverso i suoi Dipartimenti di oltremare, anch’essi membri associati, ha elargito fondi, anche se in misura molto inferiore. Il progetto prevede, tra le altre operazioni, la semina di vegetazione per stabilizzare le dune, depositi di sabbia aggiuntiva nelle spiagge e la demolizione di moli e muri di contenimento non correttamente collocati, come ha illustrato l’oceanologo José Luis Juanes al quotidiano cubano Granma.

Nata nel 1994 a Cartagena, in Colombia, l’Aec (questa la sua sigla in spagnolo) aveva finora realizzato summit di capi di Stato e di governo, portando a conclusione molti validi progetti, ma era molto poco conosciuta, come ha spiegato in conferenza stampa la segretaria generale June Soomer, che ha indicato proprio in questo uno dei principali motivi di convocazione della Conferenza. Occorre tener presente che 12 dei suoi membri sono piccoli e piccolissimi Stati insulari e peninsulari, praticamente assenti dall’agenda della comunità internazionale. La maggior parte del lavoro dell’Aec ha riguardato finora partnership tra alcuni Paesi membri, a seconda degli interessi e delle necessità, ma molto raramente ne ha coinvolto la totalità.

Che l’area si trasformi in un mercato comune è per il momento ancora una chimera. Sarà necessario un attento e attivo monitoraggio delle azioni previste, ha affermato Ileana Núñez, sottosegretaria cubana al Commercio estero e agli investimenti stranieri, che ha sottolineato la necessità di portare anche in altri fori internazionali le grandi sfide a cui dovrebbe far fronte il blocco caraibico. In particolare, ha menzionato il turismo sostenible, il commercio interregionale, la riduzione del rischio di distastri naturali, tutte tematiche non affrontate in questa seduta.

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