Famiglie e Lavoro. Due parole chiave per la 47ª Settimana Sociale

L’appuntamento dei cattolici italiani alla Settimana sociale, che si tiene a Torino dal 12 al15 settembre, ha un titolo impegnativo: “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”
Una famiglia numerosa

Qual è l’obiettivo della Settimana sociale 2013? Affrontare e se possibile anticipare interrogativi e sfide talvolta radicali poste dalla società come oggi si presenta. Si pone come strumento di ascolto e ricerca; occasione di confronto e approfondimento. Così nell’intervento di mons. Domenico Pompili, sottosegretario Cei, in occasione della presentazione alla stampa del documento preparatorio.

Vi è intervenuto anche mons. Arrigo Miglio, presidente delle Settimane sociali dei cattolici Italiani. Al nuovo governo egli chiede maggiore attenzione su due temi cruciali: famiglia e lavoro. «La mia speranza è che questi due temi siano davvero la priorità» e costituiscano «un punto di incontro e un pilastro del bene comune del Paese».

Il documento preparatorio che è stato presentato si articola in tre parti, perché tre sono le ragioni che lo ispirano.

L’identità della persona colta nella sua differenza: uomo e donna. «La differenza non è il nemico della relazione», ma «un tema che tocca il fondamento della persona umana», afferma Luca Diotallevi, vicepresidente del comitato scientifico. «Parlare di famiglia non è un riflesso omofobico», la questione da porci piuttosto è «se siamo ancora in grado di riconoscere qualcosa di speciale nell’amore tra un uomo e una donna».

Proiezione sociale della famiglia. «Quale società vogliamo?», la risposta verrà «in base alla famiglia che propugniamo», dice mons. Miglio: una famiglia «soggetto e non oggetto», una famiglia «che si assume delle responsabilità». «Essa è un bene pubblico e non un affare privato o luogo di gestione di rapporti e sentimenti». La famiglia «è un punto di forza della società», un ancoraggio, un “noi” organizzato a disposizione del singolo, della Chiesa e della società. È la Costituzione stessa a riconoscere alla famiglia un valore insostituibile di traino. La società italiana, ha ribadito Diotallevi, «deve decidere se restare solo Stato o ritornare ad essere Repubblica, comunità cioè fatta da tanti soggetti, uno di cui è la famiglia».

Richieste che la famiglia pone all’agenda della politica. Si va dalla libertà di educazione al lavoro, dalla pressione fiscale al welfare, all’abitazione. Sono tutti capitoli di un nuovo scenario di società in cui alla famiglia va riconosciuta – e non concessa – la propria soggettività. «I diritti, infatti, non si danno e non si tolgono: semplicemente essi si riconoscono e ciò avviene nelle leggi», ha sottolineato Diotallevi.

Uno dei rischi che la famiglia corre è quello che a prevalere sia una visione negativa di essa, ma a Torino sarà dato spazio anche alle tante famiglie che, nonostante la crisi, ce la fanno. La società deve conoscere il tesoro che contiene e che, allo stesso tempo, la sorregge. Le storie positive camminano, spesso con discrezione e nel silenzio, e meritano di essere raccontate.

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