Esiste un rimedio a Swissleaks?

L'istituto di credito depositario di conti non trasparenti ha chiesto ripetutamente scusa, ma non è sufficiente. Per Andrea Baranes di Banca etica oltre agli accordi di scambio delle informzaioni occorrerebbe un bilancio pubblico delle imprese dove si specificano beneficiari e proprietari chiari
La sede di HSBC

Quanto portato alla luce nelle scorse settimane dall’indagine della Guardia di Finanza, sui capitali italiani nascosti nei forzieri della HSBC, sembra rientrare in modo allarmante in una prospettiva di società fortemente indirizzata al denaro da godere in modo privato e non sempre trasparente, eludendo le tasse che contribuirebbe invece ad una sua condivisione pubblica.

I numeri parlano chiaro: sono ben 5.439 i nominativi di italiani segnalati ai reparti delle Fiamme Gialle nella cosiddetta “Lista Falciani”, dal nome di un ex impiegato della sede ginevrina della banca inglese HSBC che ha denunciato le azioni e i conti sospetti. Dei concittadini segnalati 3.276 sono passibili di interventi ispettivi, con la constatazione di redditi non dichiarati per oltre 741 milioni di euro con 4,5 milioni di Iva evasa. La stessa Guardia di Finanza ha reso pubblico inoltre che tra i 3.276 interventi ispettivi conclusi, 1.264 hanno potuto aderito al cosiddetto “Scudo fiscale”, provvedimento varato nel 2009 dal governo Berlusconi al fine di consentire, con una minima imposta del cinque per cento, il rientro di capitali depositati durante gli anni in conti esteri,

Altre posizioni non sono state approfondite in quanto i soggetti indicati non hanno effettuato movimentazioni. Al di là dell’indagine, che ha portato alla denuncia di 190 soggetti per reati tributari e alla scoperta di 101 evasori totali, con un esiguo recupero di circa 30 milioni di euro, sarà difficile per il fisco contestare eventuali reati che potrebbero emergere da nuovi nomi estrapolati, oiché la lista Falciani è del 2009, un periodo per cui in termini di legge risulterebbero impossibili nuove contestazioni penali.

Se Markus Meinzer, analista dell'organizzazione Tax Justice Network di Londra, ha dichiarato che le scoperte di questi giorni non sono altro che la punta dell'iceberg e lo stesso Falciani ha lasciato intendere di serbare molti altri nomi denunciabili, la HSBC ha annunciato un calo del 15 per cento del proprio utile netto nel 2014, a causa di una serie di multe inflitte dalle Autorità di regolazione proprio per lo “scandalo SwissLeaks”. I vertici della banca svizzera hanno rinnovato le loro scuse, non nascondendo che il 2015 sarà contraddistinto da «una vasta gamma di incertezze». Considerato che si tratta di un solo istituto bancario, davvero è solo la punta dell’iceberg, aggravata dal fatto che molteplici grandi istituti, come la stessa HSBC, non lesinano segnalazioni sull’esistenza di «numerosi strumenti e strutture finanziarie» che consentono di depositare conti altrove rispetto al luogo di lavoro o produzione di utile.

Eppure, cambiare questo titanico sistema finanziario perverso è possibile. «Si potrebbe fare senza nessun problema, se solo ci fosse la volontà politica di procedere ad uno scambio automatico di informazioni tra nazioni in materia fiscale – spiega  Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, della rete di Banca Etica.  Una prima conferma arriva proprio dall’intesa raggiunta tra Italia e Svizzera

Banares chiede poi che tutte le imprese pubblichino un bilancio per ogni giurisdizione in cui operano e non in forma aggregata e che vi siano informazioni sul reale beneficiario e proprietario di ogni impresa per evitare società anonime e prestanome. «Pensate alle ricadute. Non solo per evasione ed elusione fiscale ma anche sul riciclaggio, la corruzione, i traffici delle mafie internazionali».

Perché questo non viene fatto? Proprio in questi ultimi giorni, il quotato “Guardian” ha dato notizia che Stuart Gulliver, amministratore delegato di HSBC, avrebbe nascosto 7,6 milioni di dollari in un conto svizzero attraverso una società anonima di Panama, mantenendo la residenza fiscale a Hong Kong, dove ha sede l’HSBC, già colpita nel 2012 da una multa di 1,9 miliardi di dollari dalle autorità USA per vicende legate al riciclaggio di denaro. La titanica saga di Swissleaks sembra tristemente solo agli esordi, ennesima manifestazione di un dio denaro che si maschera con infiniti volti e usa strumenti sorprendenti: ai cittadini e alle istituzioni il compito di scegliere da che parte stare.

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