Emilia, restituire speranza agli sfollati

A Medolla, nel cuore dei paesi colpiti dai sismi dello scorso maggio, c’è chi ha deciso di mettersi in gioco come persona e professionista per ricostruire il tessuto sociale
Terremoto Emilia - Medolla

Tutto è nato dallo sgomento di alcuni che hanno perso la casa o il lavoro; in questo caso si tratta di uno psicologo, un’arte-terapeuta, una psicomotricista e una nutrizionista: «Subito abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa – racconta l’ideatore del progetto, Michele Vanzini –; l’idea iniziale era di avere a disposizione una piccola casa di legno dove poter esercitare la nostra professione, poi abbiamo allargato la sguardo, da noi agli altri, e il progetto è fiorito spontaneamente».

 

Un progetto semplice e allo stesso tempo complesso: in quattro hanno dato vita all’associazione “La Cà” (nel dialetto locale significa la casa), con l’intento di operare per ricostruire il tessuto sociale e psicologico di coloro che hanno visto scomparire in pochi secondi le strutture basilari del proprio futuro e i riferimenti culturali della propria vita.

 

Il primo passo da fare è progettare e realizzare una struttura dove potersi incontrare e agire: l’amministrazione comunale di Medolla ha già offerto il terreno, ora è iniziata la raccolta di fondi che permetterà di costruire un luogo idoneo con i più moderni princìpi dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale.

Una volta che “la casa” sarà pronta, l’associazione entrerà nel vivo dei lavori: dalla cura gratuita di quanti lo desiderano a eventi culturali per la collettività, dalla formazione dei professionisti che operano in questo settore a ricerche scientifiche sulle nuove fragilità emerse in questi territori.

 

Tutto sarà svolto secondo lo slogan che si sono dati i membri dell’associazione, «Trasformare la cura in cultura», e infatti tra i primi punti dello statuto dell’associazione vi è quello di garantire a tutti i terremotati il diritto alla cura. «Quando ci siamo incontrati la prima volta – spiega Vanzini – ci siamo riconosciuti come persone ferite e impaurite e il progetto è stato il modo di sostenerci l’un l’altro; è come se, nel nostro piccolo, stessimo già sperimentando ciò che nel futuro vogliamo offrire a tutta la comunità».

 

“La Cà” è già partita, la costituzione legale si è tenuta nei giorni scorsi in una tenda del campo della Protezione civile di Medolla, alla presenza dei soci e di alcuni sostenitori; ora si tratta di mettersi all’opera ultimando la costruzione con pavimenti, impianti, porte e finestre, e per questo giunge subito una richiesta: «Cerchiamo aziende che vogliano donare i materiali che servono per avviare l’opera e ultimarla – chiede Vanzini –; costruiti i muri ci impegneremo a ricostruire il “di dentro” delle persone. Occorre rimarginare e curare le ferite causate dal terremoto, anche quelle che apparentemente non si vedono».

 

 

 

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