Emergenza sicurezza in città

L'omicidio di un incensurato, sei sparatorie in meno di due settimane, il ferimento di un boss: a Bari è guerra tra clan. La gente ha paura e il prefetto chiede una maggiore presenza delle forze dell’ordine
BARI

I reati commessi anche in pieno giorno a Bari nelle ultime settimane non si contano più: i malviventi agiscono a mano armata, sparano per ferire o per "avvertire" ex alleati o nemici, terrorizzando i cittadini e creando un clima di paura che le istituzioni non riescono a eliminare. L'ultimo morto c'è stato domenica sera, verso le 21: in via san Girolamo è stato ucciso Gaetano Petrone, 43 anni, incensurato. La sparatoria è la sesta in meno di due settimane. «Viviamo una evidente situazione di emergenza sicurezza – afferma il consigliere comunale Emanuele Martinelli con la delega alla Polizia Municipale –, il prefetto ha già coinvolto le forze di polizia e la magistratura, invitandole a un intervento decisivo in grado di frenare questi episodi, causati certamente anche dalla carenza di personale per le ferie estive e per la progressiva riduzione delle risorse da investire a favore della lotta alla criminalità organizzata. Abbiamo comunque già predisposto dei presidi di nostri uomini nei punti caldi della città».

Ma cosa si prova ad assistere a un crimine? Lo abbiamo sperimentato, nostro malgrado, qualche giorno fa. Durante una serata in pizzeria sul lungomare di Bari, io e la mia famiglia abbiamo assistito ad una rapina a mano armata. Due persone del posto, vestite in modo normale e a viso scoperto, si sono avvicinate al tavolino posto nel giardino antistante la pizzeria. Uno dei due delinquenti ha puntato la pistola alla schiena di un cliente che stava cenando con alcuni amici, intimandogli di togliersi l’orologio Rolex e di consegnarglielo. L’altro malvivente ha afferrato per i capelli il cliente seduto al fianco del primo, e gli ha sbattuto la faccia sul tavolo. A quel punto abbiamo sentito il rumore del caricamento della pistola, cui ha fatto seguito un urlo della compagna del cliente. Il cliente sotto minaccia ha sollevato il tavolino, facendo cadere a terra piatti e bicchieri creando un gran fracasso e mettendo in fuga i due malviventi.

Nel frattempo, alcuni che avevano pensato inizialmente a uno scherzo o a una semplice rissa, sono scappati all’interno del locale per paura di una sparatoria. Altri hanno chiamato la polizia e i carabinieri, i quali per quanto siano riusciti ad arrivare in tempo, non hanno potuto fermare i due malfattori. E noi abbiamo assistito alla terrificante scena. È stato un momento di grande paura, una città senza sicurezza è quanto di peggio ci sia per i suoi cittadini. Potevamo esserci noi al loro posto. La settimana precedente, i nostri figli hanno festeggiato lì un compleanno.
I due rapinatori si sono potuti avvicinare indisturbati perché il loro tavolo era situato nella parte più esterna del giardino. Invano i proprietari del locale hanno cercato di rassicurare i clienti presenti, invitandoli a continuare la serata.

Quella sera non è stato facile addormentarsi. Gli episodi come questi sono aumentati negli ultimi tempi nella città di Bari. L’altra sera un’altra sparatoria in un’area adibita a garage all’aperto, in via Napoli, all’angolo con via Mercadante, a due passi dalla Fiera del Levante. E già il terzo episodio in soli tre giorni. La sparatoria avviene, sembra, sempre senza feriti, tanto da far ipotizzare o un agguato fallito o un avvertimento. Sembrerebbe un regolamento di conti tra clan mafiosi, a seguito del ferimento e del tentato omicidio di Giuseppe Mercante, detto “Pinuccio il drogato”, ex boss del quartiere San Paolo, gravemente ferito, il pomeriggio del 22 agosto scorso, con due colpi di pistola al torace in via Brigata Bari angolo via Nicolai. A questi si aggiunge sabato 25 agosto il ferimento di Felice Campanale, avvenuto al quartiere San Girolamo, probabilmente allo scopo di arrivare a Giuseppe Mercante, alleato del clan Strisciuglio operante nel quartiere Libertà, adiacente al centro murattiano della città. Il collegamento tra questi episodi sembrerebbe plausibile anche a causa del fatto che il garage in cui si è svolta la sparatoria di ieri notte si situa proprio nella zona di influenza dei Campanale.

Ci chiediamo dove siano le istituzioni, anche perché sappiamo bene che accanto all’azione delle forze dell’ordine è necessaria un’azione preventiva che miri al cambiamento della mentalità, a cominciare dalla sensibilizzazione e dall’educazione dei minori. «A Bari il discorso della criminalità organizzata è complesso, perché storicamente utilizza i minori, spesso appartenenti alle famiglie malavitose», ci spiega Stefano Fumarulo, responsabile dell’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata. «La diffusione della criminalità minorile – prosegue Fumarulo – è rilevabile anche dalle relazioni dei Procuratori della Repubblica dagli anni ’90 ai primi anni del 2000.Quindi il Comune si trova a dover affrontare un problema ben diverso da quello delle altre città italiane. Per questo noi abbiamo dato immediata priorità agli interventi formativi nelle scuole e nei quartieri della città, con alcuni progetti volti alla sensibilizzazione sul tema della lotta alla mafia, mediante il coinvolgimento di testimoni diretti».

Bisogna comunque tenere presente che il Comune ha sempre più difficoltà nell’attivazione di interventi contro la mafia e la criminalità, perché da alcuni anni le risorse economiche sono carenti o del tutto inesistenti. Basti pensare che il Comune non può più avere accesso al Fondo di Rotazione per le vittime delle mafie a seguito della costituzione di parte civile nei processi contro la mafia a causa delle disposizioni del 2008 dell’allora ministro Maroni. Si registra, inoltre, un ritardo nell’assegnazione dei beni confiscasti alla mafia, da riutilizzare socialmente, ad esempio per attività extrascolastiche che coinvolgano i ragazzi, veicolando un forte valore simbolico alla lotta contro la mafia». Il percorso per il recupero e la diffusione della cultura della legalità è lungo e difficile, e può essere intrapreso solo unendo sinergicamente gli interventi, dalla prevenzione ai rischi della devianza e della corruzione, fino all’educazione a tutti i livelli della società civile.
 
 
 

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