Elezioni, il dibattito tra i candidati alla presidenza della Commissione europea

Alcune impressioni e opinioni personali del confronto svoltosi il 23 maggio 2024 tra i “candidati di punta” (“Spitzenkandidaten”) di 5 gruppi politici presenti nel Parlamento europeo (popolari, socialisti democratici, verdi, liberali e sinistra)
I candidati Sandro Gozi, Terry Reintke, Walter Baier, Ursula von der Leyen e Nicolas Schmit posano prima del dibattito Eurovision 2024 per la presidenza della Commissione europea, che si è svolto nell'emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, Belgio, 23 maggio 2024. Foto: EPA/OLIVIER HOSLET via Ansa

Ho assistito, nel pomeriggio del 23 maggio, al dibattito tra i 5 candidati alla presidenza della Commissione europea nella prossima legislatura: l’austriaco Walter Baier, del gruppo della Sinistra (gruppo che non ha attualmente eurodeputati italiani: è membro del partito europeo di riferimento Rifondazione comunista e osservatore Sinistra italiana); l’italiano, ma eletto in Francia nelle file del partito di Macron, Sandro Gozi, di Renew Europe (liberali, gruppo che ha attualmente un eurodeputato ciascuno di Italia viva e Azione); la tedesca Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione Ue, che si candida a un secondo mandato con il gruppo del Partito polare europeo-PPE (Forza Italia e SVP); la tedesca Terry Reintke, del gruppo I Verdi/Alleanza Libera Europea (senza eurodeputati italiani) e il lussemburghese Nicolas Schmit del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (in Italia, il Partito democratico).

Tre osservazioni preliminari. In primo luogo, è stato un dibattito di stampo carbonaro: alle tre del pomeriggio, senza diffusione televisiva; è vero che erano collegate le capitali dei 27 Stati membri dell’Ue, ma – inquadrati al momento di porre domande ai candidati – gli astanti non superavano sparuti gruppi di una o due decine.

In secondo luogo, è vero che erano presenti tutti e 5 i “candidati di punta” (dal tedesco “Spitzenkandidaten”) presentati dai vari gruppi al Parlamento europeo, criterio questo oggettivo, diversamente da come si pensava di fare in Italia, con due sole candidate scelte dal giornalista che intendeva intervistarle. Ci sono però due altri gruppi al Parlamento europeo, di destra-destra, che hanno deciso di non nominare candidati alla presidenza della Commissione, e sono accreditati del terzo e quinto posto alle elezioni di giugno: il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei-CRE (di cui fa parte Fratelli d’Italia) e Identità e Democrazia-ID (con, in Italia, la Lega); la questione dell’opportunità o meno di allearsi con questi gruppi è ritornata ciclicamente nel corso del dibattito. Ne riparleremo.

In terzo luogo, mi ha colpito il fatto che 4 dei 5 candidati fossero germanofoni: due tedesche, un austriaco e un lussemburghese (che ha come madrelingua un idioma germanico). Non proprio una rappresentanza a tutto tondo dell’Europa da Lisbona a Helsinki.

6 i temi trattati, in una densissima ora e mezza, a volte abbozzati dall’uno o dall’altro in poco più di uno slogan: economia e lavoro; difesa e sicurezza; clima e ambiente; democrazia e leadership; migrazioni e frontiere; innovazione e tecnologia. Vorrei limitarmi qui al secondo tema, che mi sembra il più rilevante sia in termini di urgenza (se scoppia la terza guerra mondiale, anche la questione climatica passa in secondo piano), sia come rivelatore delle posizioni dei vari candidati.

Ursula von der Leyen, candidata del Partito popolare europeo, al dibattito Eurovision 2024 per la presidenza della Commissione europea, nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, Belgio, il 23 maggio 2024. Foto: EPA/OLIVIER HOSLET via Ansa

Si dice che l’elettore italiano abbia la memoria di un pesce rosso. A volte, come oggi pomeriggio, questo detto può valere anche per degli eletti, o per dei candidati. Ascoltando 4 dei 5 candidati, si è avuta l’impressione che la storia dell’Ucraina sia cominciata il 24 febbraio 2022 con l’invasione russa e, in particolare per von der Leyen, criticata per il sostegno incondizionato a Israele, e che la storia di Gaza sia iniziata il 7 ottobre 2023 con il massacro e il rapimento di civili israeliani da parte di Hamas.

Solo Baier sembrava venire da un altro pianeta, che a me è parso quello della ragionevolezza. Alcuni esempi. Gozi: «Dobbiamo vincere la guerra (che l’Ucraina ha tuttavia già perso sul campo, ndr), Putin non si fermerà a Kiev». Bisogna, ovviamente, per von der Leyn, Schmit e Gozi, aumentare le spese in difesa, e specificamente in armamenti, ma per ogni euro speso in armi «bisogna spenderne un altro in educazione e cultura» (Gozi) o «nella coesione sociale» (Schmit). Per Baier, invece, ogni euro si può spendere una volta sola, e l’Ue già spende nella difesa tre volte la spesa della Russia. Si tratta semmai di razionalizzare.

Per von der Leyen la guerra in Ucraina è una guerra esistenziale per l’Ue, che deve stare a fianco di Kiev per la libertà contro l’oppressione e per la democrazia (dimenticando che Kiev ha messo fuori legge tutti i partiti di opposizione, ndr) contro l’autocrazia (ma cosa vuol dire «stare a fianco di Kiev»? Lasciare massacrare fino all’ultimo ucraino? Intervenire con truppe europee, come ha ipotizzato il presidente francese Macron? Oppure lavorare, da subito, per il cessate il fuoco e, a termine, per una pace che già era vicina ad aprile 2022, come hanno rivelato fonti ucraine, fonti russe, l’ex premier israeliano Naftali Bennett e, da ultimo, Foreign Affairs in un articolo del 16 aprile 2024, ndr?).

Walter Baier, candidato del partito della Sinistra Europea, al dibattito Eurovision 2024 per la presidenza della Commissione europea, nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, Belgio, il 23 maggio 2024. Foto: EPA/OLIVIER HOSLET via Ansa

L’unico che ha parlato di pace e non di guerra è stato Baier, criticatissimo, compreso dal giornalista che lo intervistava, perché vorrebbe «trattare con chi ti sta bombardando» (e con chi si dovrebbe trattare, se non con il nemico, ndr?). Criticato, Baier, anche perché si oppone ad ulteriori ampliamenti della Nato (mentre occorrerebbe invece chiedersi se tali ampliamenti, compreso quello all’Ucraina, siano al servizio della sicurezza e della stabilità – dell’Europa e del mondo – oppure no, ndr).

Baier ha invece portato avanti un discorso in linea con la visione di Jean Monnet, ideatore del processo di integrazione europea («La Comunità europea che stiamo creando prefigura il mondo di domani, dove ci saranno insiemi regionali, sovrastatali, in dialogo fra loro»): «la sicurezza in futuro non potrà essere garantita da blocchi contrapposti, ma dovrà essere una sicurezza collettiva». Come a dire: non dobbiamo limitarci a pensare alla nostra sicurezza, al calduccio nei confini europei, ma dobbiamo avere come orizzonte la sicurezza globale, che coinvolga tutti e in cui tutti si sentano davvero al sicuro (mentre molti Paesi, a partire dai BRICS, si sentono minacciati proprio dall’Occidente, ndr). Non so a voi, ma a me Baier, epigono della sinistra-sinistra (attualmente attestata all’ultimo posto nei sondaggi), è sembrato il candidato con l’approccio più pragmatico e meno ideologico.

Dove invece anche Ursula von der Leien ha dimostrato pragmatismo è nella questione delle alleanze. Avendo già sperimentato quanto è difficile trovare una maggioranza in Parlamento (la sua Commissione è stata votata in estremis dal Parlamento europeo, nel 2019, solo con l’appoggio dei 5 stelle), non disdegna alleanze, aborrite dagli altri candidati, sia pure a geometria variabile, anche con parti dei gruppi di destra-destra CRE e ID, a tre condizioni: che siano proeuropee; che siano pro Ucraina e anti-Punti (cioè per la guerra, compresa un’eventuale escalation, ndr); e che siano a favore dello Stato di diritto. Un esempio? Il suo ottimo rapporto con Giorgia Meloni, «che è certamente proeuropea e pro-Ucraina» (non si è spinta a dire pro-stato di diritto, ndr).

Buon voto!

I candidati Ursula von der Leyen, Nicolas Schmit, Terry Reintke, Sandro Gozi e Walter Baier sul palco mentre partecipano al dibattito Eurovisione 2024 per la presidenza della Commissione europea, che si è svolto nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, Belgio, 23 maggio 2024. Foto: EPA/OLIVIER HOSLET via Ansa

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