E’ di nuovo terremoto

Ammonta ad almeno 600 vittime il bilancio provvisorio del sisma nella provincia di Qinghai
terremoto Cina

 

 

La Terra torna a scuotere la Cina a due anni dalle terribili scosse che devastarono la zona del Sichuan. Questa volta ad essere colpita è la provincia di Qinghai, una zona grande quattro volte l’Italia, al confine con il Tibet. Il bilancio dei morti, seguito alla scossa di 7.1 gradi della scala Richter arrivata ieri alle 7,49 del mattino ora locale, quando la maggior parte della gente era ancora a casa, è di almeno 600 persone; oltre 10 mila i feriti e più di 200 mila i senza tetto.

 

Com’è ovvio il bilancio è provvisorio anche perché l’area è molto grande e isolata. Anche questa volta sono state colpite diverse scuole: un istituto professionale è crollato a Jiegu; una scuola elementare con annesso dormitorio e mille bambini risultano dispersi. E ancora un albergo di quattro piani è ridotto in polvere a Yushu, diversi porti sono pericolanti ed è danneggiata la strada che collega la città all’aeroporto costruito di recente.

 

Sembra invece che la ferrovia più alta del mondo, che passa dal Qinghai per raggiungere il Tibet, non sia stata danneggiata, né siano stati danneggiati gli aeroporti principali che costituiscono il collegamento vitale della regione con il resto del Paese. Abbastanza buona anche la situazione a Xining, capitale della provincia, metropoli di "stile Shangai".

Nei centri più colpiti si scava in tutti i modi, anche a mani nude.

 

A ieri sera erano state estratte vive dalle macerie 900 persone, ma dalle notizie sembra che nella zona più colpita non ci siano dei veri e propri ospedali, solo presidi sanitari rurali in cui manca di tutto.

Il governo ha stanziato per la primissima emergenza 21 milioni di euro, inviato 5 mila tende e 50 mila coperte insieme a capi d’abbigliamento pesante. Il pericolo infatti si chiama gelo, con temperature che soprattutto la notte vanno giù a picco. E d’altra parte non è facile fare arrivare a distribuire gli aiuti in una zona dove le strade sono poche e di difficile accesso.

Non si sa ancora se Pechino faciliterà o meno interventi dall’esterno.

 

 

 

 

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