È arrivato il “paketito”

Per rimediare allo scarso accesso ad internet e aggirare la censura mediatica, a Cuba circola di mano in mano un pacchetto settimanale di archivi audiovisuali scaricati dal web per l'intrattenimento e l'informazione

A Cuba solo il 5 per cento della popolazione ha accesso a internet, e a prezzi proibitivi. Per questo, da anni, i cubani, ingegnosi come pochi, hanno creato una sorta di internet senza connessione, il “Pacchetto settimanale” (popolarmente, el paquete): 1 terabyte di film, serie tv ed altro materiale di intrattenimento e informazione, giochi elettronici, app per cellulari ed attualizzazioni di antivirus, che si copia nel pc o nel notebook per solo un dollaro.

Ma siccome il paquete è passato dalla clandestinità ad essere tollerato dal regime, poi alla libera circolazione, ora di nuovo sottoposto alla censura delle autorità, un gruppo di amici ha creato e cominciato a far circolare il paketito, assolutamente clandestino e senza “sforbiciate”.

Carlitos (nome fittizio) ha spiegato al portale indipendente 14ymedio che questo prodotto alternativo gira di mano in mano, ogni settimana, da circa tre anni, e che include i contenuti molto più svariati e divertenti del suo “padrastro” e, soprattutto, non “addomesticati”.

L’ormai tradizionale paquete ha comunque ancora molti meriti. Non è possibile precisarne la paternità e la proprietà, è un prodotto collaborativo nato nel 2008, che giunge ogni fine settimana porta a porta, in ogni città e paesino dell’isola, grazie a una fitta rete di distributori. Secondo varie fonti, consultate dalla BBC, questa attività commerciale, del tutto in nero, muoverebbe tra i 2 e i 4 milioni di dollari al mese, ed è di fatto la maggior fonte di posti di lavoro dell’incipiente e limitatissimo settore privato cubano.

Il settimanale Revolico, con inserzioni di ricerca e offerta di lavoro e di prodotti nuovi ed usati è una delle principali fonti di finanziamento dell’attività, a cui recentemente si sono aggiunte pagine pubblicitarie letteralmente appiccicate digitalmente a riviste come Cosmopolitan o a video musicali.

Attualmente esistono varie versioni del prodotto, che contengono telenovele turche, coreane, reality show, film e contenuti sportivi in HD, documentari, giornali e riviste internazionali, musica, cartoni animati e programmi per bambini, materiale gossip, libri, numeri di magia, un corso di cinese mandarino, consigli per sviluppare piccoli business, ricette di cucina e quant’altro.

Il paquete dà la possibilità di esistere ad almeno una decina di riviste e pagine web che non potrebbero farlo sulla carta stampata, grazie al vuoto legale esistente per quanto riguarda il mondo digitale.

Ma il governo, che inizialmente ha chiuso un occhio, con l’allargarsi del consumo ha cominciato a controllare e censurare i contenuti, fino a cercare di limitarne la popolarità mettendo a disposizione gratuitamente Il mio zainetto (Mi mochila), confezionato dalle autorità culturali. È un prodotto culturale ed educativo, decisamente più morigerato del paquete, considerato troppo frivolo. Dopo sei mesi, però, lo “zainetto” non ha ancora conquistato quasi nessuno.

Ma torniamo a Carlitos, che ha dato inizio con un gruppo di amici al paketito: «Al principio ci passavamo materiali censurati, come documentari e notizie – ricorda -. Includevamo anche vecchie pubblicazioni cubane dimenticate, come le pagine del 1959 della rivista Bohemia nelle quali Fidel Castro affermava che non era comunista».

Il contenuto settimanale occupa 5 gigabytes, con la possibilità di ampliare l’offerta. È quindi più piccolo del paquete, ma include canzoni impossibili da ottenere nei negozi cubani o ascoltare in radio, e i pdf o riassunti di giornali e riviste online proibite dal regime. Circola molto più del paquete, in hard disk o pendrive.

I materiali arrivano da molte persone. Una parte si scarica da internet. «Nella nostra equipe – spiega Carlitos -, alcuni lavorano in istituzioni statali e quindi dispongono di una connessione nel loro ufficio. Da lì scaricano ciò di cui abbiamo bisogno. Altri scaricano gli archivi dai ‘punti wifi’ delle piazze».

Da qualche tempo sono sempre più numerosi i contributi di chi riceve il paketito e vi include video di qualche fatto significativo che ha filmato col suo cellulare. E gli attivisti che viaggiano all’estero scaricano video di youtube o aggiungono comunque altro materiale.

A mezzo paketito si è diffuso tra l’altro il film Hands of stone – la storia del già leggendario pugile panamense Roberto “Mani di pietra” Durán -, ritirato dal programma dell’ultimo Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano dell’Avana per via delle dichiarazioni del regista, il venezuelano Jonathan Jakubowicz, in solidarietà verso il film Santa y Andrés escluso dallo stesso festival. Film che narra la storia di uno scrittore omosessuale controllato dal regime.

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