Dori che sapeva fare grande il piccolo

Se n'è andata in silenzio una maestra della parola. Ricordiamo la sua vicinanza con Chiara Lubich, la sua passione per la comunicazione (per Città Nuova in particolare), la sua maestria nel leggere le tracce di Dio nelle cose anche più banali
ginestre

Aveva una qualità rara, Doriana Zamboni. Quella di saper valorizzare l'altro, chiunque egli fosse, non per condiscendenza ma per amore della verità. Sapeva cioè tirar fuori il molto dal poco, o piuttosto il grande dal piccolo. Leggete i suoi libri e ne capirete il perché. In particolare "Quando il dolore bussa forte" e "Il dialogo delle ginestre".

Doriana Zamboni, tra le prime compagne di Chiara Lubich, era pure giornalista. Solo lo scorso anno non aveva rinnovato il tesserino all'ordine «perché non riesco più a prendere in mano la penna», si scusò, come se stesse confessando un improprio abbandono della battaglia della comunicazione. Scriveva semplicemente, ma ogni parola per lei non era orpello ma sostanza. Per questo era tanto amata.

Recentemente con Maddalena Maltese e Marta Cherico le avevamo sottoposto la prova della nuova grafica di Città Nuova. Come al solito non aveva dato risposte banali o non riflettute. Aveva voluto sottolineare probabilmente che una rivista come la nostra non poteva mai dimenticare che l'importante non sta nella forma soltanto. Ma nella sostanza e nella forma che è sostanza.

Come scrittrice e giornalista, Doriana aveva anche una capacità unica nel sostenere lo sforzo comunicatore dei giovani giornalisti. Parlando con lei, il giovane professionista si sentiva valorizzato e stimolato. Per eccellere, non per rimanere nella mediocrità. Secondo lei, ce lo ricordava di frequente, per un giornalista cristiano, le notizie erano nientemeno che l'umanità di Gesù.

 

p.s. Doriana Zamboni era anche amica, maestra, collega. Per il sottoscritto anche madrina di battesimo. Ogni mio compleanno mi inviava un messaggio contenente un suggerimento per migliorare qualcosa della mia vita. Ci ha sempre azzeccato. La sua morte mi ha colto lontano, in Myanmar. Ero stamani nella campagna di Mandalay per fare Natale con una comunità cattolica. Un'esperienza ancora una volta vera e profonda, ricca e semplice, come lei amava raccontare… A un certo punto, mi sono venute in mente le ginestre di Doriana (dal titolo del suo ultimo libro), passando accanto a un camposanto buddhista circondato di fiori gialli. Così Doriana continua a parlarmi. A parlarci. Rendendo reale la parola

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