Dopo Taranto anche Genova è a rischio chiusura

Nelle due aziende liguri si lavorano i rotoli d’acciaio provenienti dallo stabilimento pugliese, che se posto sottosequestro metterà in seria difficoltà l’indotto del Nord
Ilva Genova

Apprensione e allarme tra gli operai Ilva di Genova che seguono da giorni gli sviluppi del sequestro dello stabilimento di Taranto. Questo provvedimento se attuato mette a rischio l'attività dello stabilimento ligure. Quando si è appresa la notizia, la direzione aziendale genovese aveva diffuso una nota ai  rappresentanti sindacali di Cornigliano che in caso di chiusura dello stabilimento di Taranto non verrebbe più garantita la continuità della produzione nello stabilimento di Genova.

Certamente la situazione si presenta tragica: a Genova, come per altro anche a Novi Ligure, vengono lavorati solo i rotoli di acciaio che arrivano da Taranto per nave, ogni settimana. Cessata la ricezione del materiale, lo stabilimento del capoluogo di regione e quello di Novi Ligure avrebbero non più di uno o due giorni di autonomia. Poi sarebbero costretti a fermarsi. Allarme anche a questo punto il futuro dei 1760 lavoratori di Cornigliano, dei quali 900 in contratto di solidarietà, in scadenza a settembre.

A Genova la riconversione dello stabilimento era iniziata, in seguito ad un decreto di sequestro della cokeria disposto dalla magistratura, ma sul territorio ligure a quel decreto aveva fatto seguito una trattativa che aveva portato all'accordo di programma sulla chiusura dell'area caldo. Grazie anche al fatto che la produzione genovese era basata su un solo altoforno, e non su cinque come a Taranto, per un certo periodo il ciclo integrale era stato alimentato da coke acquistato, mentre procedeva la trattativa che ha poi portato all'accordo di programma. Quell’ intesa, siglata con il ministero delle attività produttive e quello dell'ambiente oltre a tutte le istituzioni liguri, sanciva la chiusura dell'area a caldo a fronte di un piano industriale che ha portato il gruppo Riva ad investire oltre 700 milioni di euro a Cornigliano per realizzare nuovi impianti a freddo.

Marco Doria, sindaco della città della Lanterna, ha espresso preoccupazione per la situazione venutasi a creare all’Ilva di Taranto e per le «gravi conseguenze» che un’eventuale chiusura dello stabilimento di Taranto potrebbe avere sugli altri stabilimenti del gruppo, compreso quello di Cornigliano. Secondo Palazzo Tursi, sede del Comune, esistono «evidenti responsabilità dell’impresa, ma «appare comunque necessario superare nell’immediato questa fase di stallo non utile a risolvere i delicati problemi ambientali e gravida di effetti negativi sull’occupazione e sul reddito di decine di migliaia di famiglie».

In una nota diffusa in serata si legge «I rappresentanti dei lavoratori dell’Ilva e il sindaco concordano sull’importanza del lavoro industriale nel nostro paese, sottolineano anche l’importanza di una industria siderurgica moderna in Italia. Perché queste non restino soltanto affermazioni di principio è fondamentale che si affermi una scelta complessiva a favore dell’industria nazionale; è necessario che il governo e il Parlamento siano capaci di elaborare linee convincenti di politica industriale». Queste considerazioni sono tanto più valide guardando alla realtà di Genova che vive un momento economico particolarmente difficile: si perdono posti di lavoro, numerosi sono i segnali di crisi aziendali.

Preoccupante appare in questo quadro, indipendentemente dalla vicenda di Taranto, la situazione dello stabilimento Ilva di Cornigliano. Della questione l’amministrazione comunale intende, nella consapevolezza del proprio ruolo e dei suoi limiti istituzionali, farsi carico d’intesa con la altre istituzioni locali, come già avvenuto in passato, con l’obiettivo di tutelare al meglio il lavoro e le condizioni sociali di chi lavora.

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