Diritti umani e prostituzione. Dubbi sul modello tedesco

La Germania viene considerata, da alcuni in Italia, anche un modello per il sistema della liberalizzazione del commercio del sesso. Ma restano gravi dubbi. Tracce del dibattito in corso dal nostro corrispondente di Neue Stadt

Migliorare la posizione giuridica e sociale delle prostitute: era questa l´intenzione della legge sulla prostituzione entrata in vigore in Germania all´inizio del 2002. Da allora non è più un reato creare un “ambiente di lavoro adatto” con l’intenzione di rendere più difficile lo sfruttamento e offrire la copertura pensionistica, le assicurazioni sanitarie e l’accesso al sussidio di disoccupazione. Rimane proibita la prostituzione con persone sotto 18 anni. E, per proteggere la gioventù, in certe regioni nelle città si possono definire zone vietate per la prostituzione.

 Secondo alcuni osservatori la legge avrebbe avuto un certo successo. Per altri, questo tipo di liberalizzazione è all’origine del diffondersi di nuove e grandi “case di tolleranza flatrate”(cioè a prezzo fisso, ndr). Tante donne provenienti dalle nazioni più povere dell'Unione Europea sono ancora adescate con promesse fasulle per finire alla prostituzione sforzata. I mass-media diffondono il timore di una Germania che potrebbe diventare la meta del turismo sessuale internazionale. Dopo le ultime elezioni del 2013, il governo ha annunciato di voler proporre una revisione generale delle leggi introducendo provvedimenti contro la prostituzione forzata e il commercio di esseri umani con la finalità di reprimere gli autori di tali crimini e proteggere le vittime.         

I due schieramenti politici principali al governo (Cdu e Sps) hanno una posizione unanime circa l’obbligo di registrazione e la concessione del permesso ad esercitare l’attività di prostituzione rifuggendo, tuttavia, da modelli  commerciali di basso costo  (“flatrate”) perché considerati disumani. La coalizione però non va d´accordo su altri punti: i cristiano-democratici della Cancelliera Merkel vorrebbero alzare l´età minima delle prostitute da 18 a 21 anni, introdurre un obbligo per controlli sanitari e punire i clienti di prostitute forzate che ne sono consapevoli. I socialdemocratici, come anche i verdi che si trovano invece all’ opposizione, temono l’aumento della prostituzione illegale come effetto di tali misure restrittive. Affermano che i clienti sarebbero partner importanti della polizia per combattere la prostituzione forzata. La Cdu risponde a tale obiezione sostenendo che è, invece, la richiesta degli utilizzatori delle prestazioni delle prostitute che alimenta la tratta degli esseri umani e la prostituzione forzata come attività economicamente attrattiva. Per i cosiddetti “clienti” che collaborano nell’individuare i trafficanti si potrebbero trovare esenzioni dalla pena.

Chi lavora in prima fila per i diritti umani, coma l’anziana “suora bianca” Lea Ackermann, lamenta la lentezza dei politici nel realizzare la necessaria riforma della normativa mentre tante donne si trovano in una situazione di emergenza. Le nuove misure potrebbero rivelarsi, a suo giudizio, un passo in avanti nel vietare forme disumane del commercio sessuale anche se dubita sull’effettiva disponibilità di risorse per le forze di polizia chiamate a far rispettare la legge. Osservazioni e critiche che arrivano da una donna di 77 anni, la Ackermann, che fin dal 1985 ha fondato una organizzazione a sostegno delle donne vittime di prostituzione forzata, tratta e violenza. Alla paladina della dignità umana è stato consegnato, ultimamente, il premio per la pace della città di Augsburg. Intanto il dibattito continua.

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