Del riposo e del lavoro

Sono passato tante volte davanti alla Madonna del riposo su via Aurelia. Ora ne ho scoperta un’altra vicina: la Madonna del lavoro.
Roma

Sono passato tante volte davanti alla Madonna del riposo su via Aurelia. Mi piaceva vedere questo titolo sul frontone della chiesetta, nel caos di Roma. Ora che vivo in città, a due passi da questa Madonna, ne ho scoperta un’altra vicina: la Madonna del lavoro. Il contrasto mi ha fatto sorridere e pensare a quanti titoli la devozione popolare ha dato a Maria: Madonna del parto, del latte, del buon consiglio, della strada, della salute, della tosse, dell’equilibrio, che scioglie i nodi… chi più ne ha più ne metta. Non c’è situazione, luogo o attività che non abbia la sua Madonna. Lei sa entrare in ogni ambito. Può permetterselo per due motivi: perché è passata attraverso le vicissitudini di ogni persona normale; perché ha un fare deciso ma nello stesso tempo discreto e rispettoso, presente senza imporsi.

 

La Madonna del riposo è solo una parabola per illustrare il contrasto tra Maria, cristiana per eccellenza, e noi cristiani di oggi. La cultura e la società vogliono relegare Chiesa e cattolici nella sfera privata e, pensando che nascita e morte siano eventi privati, lasciano a noi l’inizio e la fine della vita. O meglio, disputano con la Chiesa su contraccezione, aborto, eutanasia, testamento biologico…, ritenendo appunto che siano ambiti a cui essa tiene perché, lo riconoscono, ci competono particolarmente. Ci teniamo perché crediamo nella vita. Ma tra l’inizio e la fine della vita… c’è una vita intera! Come ci battiamo, giustamente, per i due estremi dell’esistenza, siamo chiamati a entrare in campo in tutti gli altri ambiti, l’educazione, il lavoro, la politica, la finanza, la sanità, lo svago. Ogni vita nuova ha bisogno di una famiglia, che va tutelata, posta nelle condizioni di far crescere questa vita, di seguirla, di assicurarle un futuro. Come cristiani, portatori di valori evangelici e di una visione integrale di vita, non possiamo disertare l’arena sociale. Come Maria, appunto, che ha saputo guadagnare terreno ovunque. Ma come Maria anche nello stile. Se vi è un tentativo di emarginazione dal sociale è forse perché a volte si percepisce, da parte nostra, un fare arrogante e presuntuoso, lontano da quello di deciso e insieme discreto e rispettoso. Avremmo da imparare da lei presenza e modo di presenza.

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