Decisamente fuori moda

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Il treno si fermò nella stazione di una piccola città. Insieme agli altri viaggiatori, scese una signora di mezza età, magrolina, non troppo alta con in mano un giornale. All’uscita della stazione, rilesse il trafiletto sulla pagina degli annunci: «Cercasi persona seria, preparata, amante dei bambini, per sorvegliare tre fratellini di nove, otto e quattro anni. Si offre vitto, alloggio e compenso adeguato». In fondo all’annuncio c’era un indirizzo. Chiese informazioni a un passante, percorse a piedi un breve tratto di strada e si trovò davanti a una villetta circondata da un piccolo giardino. Suonò il campanello e in giardino comparve Wanda, una giovane signora, in blue-jeans. 

«Buongiorno, sono qui per quell’annuncio sul giornale».

La signora Wanda la fece accomodare in casa, si informò accuratamente sulle sue precedenti esperienze e alla fine disse: «Può considerarsi assunta ma, mi scusi, non le ho chiesto il suo nome».

«Il mio nome è Buona».

«Speriamo che lo sia anche di fatto!», pensò la signora Wanda.

«E il cognome?». «Educazione».

«Buona Educazione – ripeté la signora Wanda –. Lei non è di queste parti, vero?». «No, vengo da lontano».

«Bene, adesso chiamo i bambini, così farà subito la loro conoscenza». Massimo, Stefania e Marzia entrarono in salotto. La mamma fece le presentazioni, poi raccomandò ai bambini: «Cercate di tenere questa governante, almeno per quindici giorni. Non fatela scappare dopo una settimana, come la precedente!».

«Va bene, mà, sta’ tranquilla – disse Stefania, la più grande –. Ma adesso torniamo a giocare».  

Buona li seguì e, alla sera, cenò con loro. Prima di dormire, i bambini si scambiarono i pareri sulla nuova governante.

«Io la trovo buffa», disse Marzia, la più piccola. «Sì, è per quell’abito fuori moda», sottolineò Stefania, che ai vestiti teneva molto.

«Non è solo per quello – aggiunse Massimo –. Avete visto che cose strane fa?».

Allora tutti e tre incominciarono a fare l’elenco delle “cose strane” fatte quel giorno dalla Buona Educazione: a tavola non aveva parlato mai con la bocca piena, aveva dato una mano a sparecchiare e, prima di andare a letto, aveva rimesso tutti i giocattoli nelle loro ceste e i libri sui loro scaffali, senza che glielo chiedessero.

Ma le cose ancora più strane la Buona Educazione le fece il giorno dopo, accompagnando i bambini a scuola. Facendo la fila per prendere la metropolitana, non diede neanche una spinta, sul treno si alzò in piedi per cedere il posto a un’anziana signora e, all’entrata della scuola, salutò con un sorriso Pino, il bidello.

Alla sera i fratellini decisero che era proprio una persona un po’ insolita.

«Voi l’avete mai sentita quando – osservò Massimo –, sulla sedia a dondolo, chiude gli occhi e dice, parlando da sola: “Non metterti sempre al primo posto; tratta tutti con cortesia, senza distinzioni; non essere invadente; ascolta, prima di parlare e non parlare dietro le spalle di nessuno”. Sapete cosa vi dico? Per me non viene soltanto da un altro paese, ma da un altro pianeta!».

 

Dopo qualche giorno, la mamma domandò ai bambini: «Come va con la nuova signorina?».

«Oh, mamma, è strabuffissima!», disse Marzia.

«Però è simpatica», la rassicurò Massimo.

Una sera Stefania propose: «Perché domani non proviamo a giocare alla Buona Educazione? Dobbiamo imitare tutto quello che fa la signorina».

Il giorno dopo, in metropolitana, un signore rimase a bocca aperta vedendo tre bambini scattare in piedi e fare a gara per cedergli il posto. Lo stesso giorno, il cartolaio si sentì dire “per piacere” e “grazie” da Stefania e “piacere” e “gazzie” da Marzia. Il bidello rispose cordialmente al saluto dei bambini e la maestra, quella mattina, non dovette dire di raccogliere le carte delle merende, perché ci aveva già pensato Massimo.

Il gioco della Buona Educazione durò parecchi giorni e alla fine di ogni giornata i bambini facevano il bilancio dei loro guadagni. Dei loro guadagni? Vi chiederete. Sì, perché si erano accorti che, con la buona educazione, si guadagnavano molte cose: sorrisi, elogi dalla maestra, complimenti dai genitori.

 

Passarono così alcune settimane e una domenica mattina, la Buona Educazione mise in testa il suo cappellino fuori moda, prese la valigetta scozzese, scese nel salone e, ai genitori che stavano facendo colazione, annunciò che intendeva licenziarsi. Il papà posò la tazza del caffè, stupito, e disse: «Non capisco! Perché vuole andare via?».

«I bambini stanno bene con lei, la trovano simpatica», aggiunse la mamma.

«I vostri bambini non hanno più bisogno di me», disse sorridendo la Buona Educazione. Poi aprì la sua valigetta: era piena di annunci ritagliati dai giornali.

«Devo ancora rispondere a questi…», si scusò la Buona Educazione e, salutando con la mano, uscì di casa e si avviò verso la stazione.

 

 

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