Da Cracovia a Jasná e… a casa?

Voci ed esperienze dalla GMG svoltasi in Polonia a fine luglio. Due milioni e mezzo di giovani. Papa Francesco e il dolore. La veglia, l'incontro di culture. I progetti e i sogni, l'amicizia e le emozioni
GMG 2016

Dal 25 al 31 luglio si è svolta a Cracovia in Polonia la XXXIa Giornata mondiale della gioventù (GMG). Papa Francesco si è incontrato, durante la sua prima visita in Polonia, con più di due milioni e mezzo di giovani provenienti da tutto il mondo. Per alcuni di loro la GMG è continuata a Jasná, in Slovacchia, dove più di 600 giovani provenienti da 31 Paesi del mondo si sono incontrati per sperimentare il carisma dell’unità.

 

Il venerdì, il giorno della Via crucis

Il programma principale della Giornata mondiale della gioventù si è svolto dal venerdì 29 agosto all’aperto, vicino Cracovia, nel campo chiamato Campus Misericordiae. Era stato preceduto dal programma preparato da varie diocesi in zone distinte di Cracovia stessa. Papa Francesco ha accolto i partecipanti alla GMG invitandoli alla preghiera serale della Via crucis misericordiae. Nel suo discorso non ha evitato il tema della sofferenza, ha parlato apertamente del dolore e della ricerca di Dio nelle situazioni più difficili. Ha chiesto ai giovani: «Dov’è Dio? Dov’è Dio quando il male dilaga nel mondo, quando persone hanno fame e sete, quando ci sono i senzatetto, le persone in fuga, i profughi? Dov’è Dio quando le persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo e della guerra? (…) Ci sono delle domande per le quali non ci sono risposte umane. Possiamo guardare solo a Gesù e chiedere a lui la risposta. E la risposta di Gesù è questa: "Dio è in loro". Gesù è in loro, profondamente soffre in loro e si identifica con ciascuno. È talmente unito a loro che insieme formano un solo corpo». Alla fine della Via crucis ha invitato tutti a non avere paura di rimboccarsi le maniche, di uscire da se stessi e di servire i più poveri, che incontreranno nei loro ambienti.

 

Il sabato, il giorno della Veglia

La Veglia di sabato è stata un mosaico di parole del papa, danze, teatro, preghiere e adorazione. Quando è sceso il buio, al posto dei riflettori si sono accese centinaia di migliaia di candele. I giovani in ginocchio davanti all’Eucaristia hanno pregato non solo per la pace nel mondo, ma anche per tutti quelli che hanno portato nei loro cuori. Abbiamo pregato anche per noi stessi per non avere paura di prendere il futuro nelle nostre mani, come ci ha spronato a fare papa Francesco: «Questo è il segreto, cari amici, che tutti siamo chiamati a sperimentare. Dio si aspetta qualcosa da te, Dio vuole qualcosa da te, Dio ti sta aspettando. Avete capito? Dio aspetta qualcosa da te, Dio viene a rompere la nostra chiusura, viene per aprire le porte della nostra vita, dei nostri progetti, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto quello che ti sta chiudendo. Ti invita a sognare, vuole farti vedere che il mondo con te può essere diverso. Il punto è: se tu non offri il meglio di te, il mondo non sarà diverso. Questa è la sfida».

 

Né io né i miei tre amici siamo riusciti a sentire molto del discorso del papa, perché proprio in quel momento abbiamo camminato tra la folla verso il palco. Anche se l’amplificazione dell’area era perfetta e ogni 500 metri c’era un grande schermo, in quel vocio sono riuscita a sentire solo poche parole del papa. Anche se poche, forti: «Ma voi, giovani, vi chiedo, volete essere addormentati, anestetizzati, storditi? [risposta: No!]… Amici, Gesù è il Signore dei rischi! (…) Gesù non è il Signore di comfort, di sicurezza e di comodità.… [Voi giovani] abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che costruire muri!». Quando abbiamo raggiunto il nostro posto vicino al palco, l’adorazione era finita. Mi è dispiaciuto aver vissuto questo momento "camminando a piedi", ma l’ultima frase del discorso del papa mi risuona ancora oggi: «Il Signore benedica i vostri sogni!».

 

La domenica, il giorno della conclusione e dell’inizio

Per tutti noi, che abbiamo dormito nei sacchi a pelo all’aperto nel Campus Misericordiae, la domenica è iniziata con la sveglia alle 7. L’atmosfera mondiale in un unico luogo è esplosa grazie ai canti di gruppi musicali del Medio Oriente e dell’Africa. Il sole era forte, anche se inizialmente abbiamo preparato gli impermeabili. La messa finale era iniziata e papa Francesco ci ha di nuovo fortemente incoraggiato ad "andare nel mondo". «Non fermatevi sulla superficie delle cose e non vi fidate della liturgia dell’apparenza, del trucco dell’anima, per far vedere che state bene. Al contrario, impostate una vera e stabile connessione, cioè del cuore che vede e trasmette instancabilmente il bene. E la gioia che da Dio avete gratuitamente ricevuto, per favore, gratuitamente date (cfr. Mt 10,8), perché molti la stanno aspettando! E la aspettano da voi!». Appena prima della benedizione, la folla è stata pervasa da un’ondata di gioia inarrestabile di tutti i sudamericani, quando papa Francesco ha annunciato il luogo della prossima Giornata mondiale della gioventù: nel 2019 attende tutti a Panama.

 

Molti giovani pellegrini, con i quali ho avuto l’opportunità di incontrarmi, durante la GMG erano più colpiti da cose piccole e semplici. Naturalmente, anche dal programma e dall’atmosfera, ma un bicchiere di acqua fresca o un deposito per bagagli erano manifestazioni di un amore fraterno  e concreto sia dei polacchi che di altri pellegrini. Come se il camminare insieme fosse più importante del meta.

 

Direzione Jasná

Dopo la messa ci siamo affrettati a raggiungere la nostra macchina per uscire con tranquillità da Cracovia. La sera dovevamo essere già a Jasná, in Slovacchia, dove sarebbe iniziato l’incontro di altri 600 giovani provenienti da 31 Paesi. Il Movimento dei Focolari ha organizzato qui la Scuola estiva di unità, come l’ha chiamato uno dei partecipanti. L’idea principale era espressa dal gioco delle parole inglesi "You Got me", che significa "Mi hai rapito", ma anche da "You God Me", che vuol dire "Tu Dio Io". Ogni giorno riflettevamo su una delle tre relazioni più importanti della nostra vita, e cioè il rapporto Dio – io, il rapporto di me con me stesso e il rapporto io – mio prossimo. Ogni mattina ci siamo incontrati nella sala congressi per spiegare in poche frasi il tema del giorno. Seguiva l’incontro secondo gruppi misti internazionali e la condivisione di esperienze vissute in varie situazioni – a casa, a scuola, tra gli amici, ecc. – per aiutarci a vicenda ad essere forti. Nel pomeriggio potevamo sempre scegliere tra varie possibilità: alcuni volevano approfondire il tema del giorno, così hanno deciso per il Forum "Fede e ragione", o "Dio e il problema del male nel mondo", o "Come gestire le proprie emozioni". Un’altra possibilità erano i workshop di danza, musica o bricolage, oppure varie passeggiate nella bellissima natura del Parco nazionale Monti Tatra, salita al Chopok e altre. Le serate erano dedicate alla cultura e al divertimento. Nella prima serata si è presentata la Slovacchia: sul palco è salito un gruppo folcloristico di danza e di musica e tre nostri presentatori con un quiz di conoscenza della Slovacchia per partecipanti non slovacchi. I premi preparati per i vincitori erano Horalky, biscotto nazionale, e T-shirt con il logo e il motto della nostra scuola a Jasná. Le altre serate erano esposizione di molte culture che si sono incontrate in questa scuola: una danza rumena, un canto ungherese, una commedia italiana e tutte le altre cose bellissime. Il momento centrale della giornata è stata sempre la messa, celebrata ogni volta in una lingua diversa.

 

Da dietro le quinte

Non è stato facile organizzare un evento del genere. Dall’idea iniziale al primo giorno del nostro incontro sono passati due anni. È stato necessario pensare ad ogni dettaglio, ad ogni segno stradale indicativo per stranieri, al cibo, all’etichetta col nome, semplicemente a tutto. Quando sono arrivata il giorno prima dell’inizio, ho percepito la fatica di altri organizzatori. Ho chiesto a me stessa: Ha senso tutto questo? Ed ero convinta della risposta negativa. Ma oltre alla stanchezza ho sentito nell’atmosfera la dedizione, la passione. «Ora è il tempo di servire, dopo sarà tempo per riposare», mi ha detto uno di loro. Piccoli, tranquilli gesti d’amore hanno portato quasi subito i frutti. «Non credevo che l’amore esistesse più. Vi ringrazio perché ora credo che l’amore veramente esiste», ha detto Marta dalla Russia alla fine della scuola davanti alla sala strapiena. Uno dei frutti di questo incontro è stato anche un senso di responsabilità che come giovani abbiamo sentito. Come co-organizzatori eravamo incaricati di varie cose, dalle quali dipendeva lo svolgimento fluido e tranquillo della scuola. Sapevamo che qualcuno si fidava di noi, e questo ci rendeva forti e determinati nell’adempiere ogni compito al meglio. Certo, non tutto è andato come doveva, ma abbiamo avuto la possibilità di imparare e di vedere le conseguenze delle nostre decisioni. Al ritorno ci accompagnavano le ultime frasi di papa Francesco: «La GMG, potremmo dire, inizia oggi e prosegue domani a casa vostra, perché lì da ora ti vuole incontrare Gesù. Il Signore non vuole rimanere solo in questa bellissima città oppure nei bei ricordi, ma desidera venire a casa tua e abitare nella tua vita quotidiana: nel tuo studio e nei primi anni di lavoro, di amicizia e di emozioni, di progetti e di sogni. E come gli piace quando gli portiamo tutto questo nella preghiera!».

 

RASTER: «Sono abituato che nella nostra città ciascuno guarda solo a se stesso, senza preoccuparsi dell’altro. Mentre camminavamo verso il Campus Misericordiae, qualcuno è uscito da una casa e ci ha portato un vassoio pieno di gelati. Un altro ci ha offerto l’acqua. Non riuscivo a credere ai miei occhi!», Anthony, Chicago (USA).

 

«La GMG è stata un evento enorme per me, ma anche un po’ strano. Eravamo sempre stanchi e pioveva molto, ma nonostante questo è stato bello perché l’atmosfera era grandiosa. Come anche a Jasná, è straordinario vedere insieme così tante persone diverse tra di loro. Un momento molto forte erano sempre i discorsi del papa, perché finalmente li ho capiti senza traduzione dall’italiano!», Ileana, Australia.

 

«Come noi abbiamo visto questo miracolo a Jasná? Noi sacerdoti siamo abituati ogni giorno al miracolo eucaristico. Ma sono rimasto sorpreso quando, negli ultimi due anni, ho visto che dalla Slovacchia avete partecipato ad incontri simili a questo di Jasná con un gruppo di giovani sempre più grande. Così ho capito che quest’anno succederà qui da voi qualcosa di veramente grande. In Slovenia, finora non siamo riusciti a mettere insieme i giovani delle parrocchie con i giovani del movimento, ma qui vedo che si può, e questa è una grande cosa! Vedo la nostra nazione molto simile a voi Slovacchi. Grazie per il vostro gruppo, per il programma, per tutto. E dobbiamo incontrarci in Slovenia!», Saša, sacerdote dalla Slovenia.

 

Alla fine della GMG ho sperimentato una grande gioia per tutto quello che abbiamo vissuto: i giorni prima della GMG, le varie culture, la generosità del popolo polacco che ha accolto tante persone con gesti d’amore concreto, come dare da bere o da mangiare ai pellegrini.

 

Dopo siamo andati a Jasná. Non sapevo che cosa avremmo fatto, ma ero tranquillo perché sono andato con amici. A Jasná ho sperimentato concretamente l’amore di ogni persona che mi era accanto, ma ho anche imparato che devo essere pronto a servire gli altri nelle loro necessità con cuore distaccato da ogni interesse. Per esempio, ho mangiato con persone che non conoscevo e non avevo paura di parlare con loro perché l’ambiente era di famiglia, nella difficoltà della lingua ho visto un’opportunità per amare. Ho cercato anche una brocca d’acqua per loro, sorridevo a tutti e in qualche maniera condividevo anche le esperienze vissute.

 

«Jasná è stata per me un'opportunità per rafforzare quello in cui credo, quello che mi spinge avanti ogni giorno, e cioè cercare di servire tutti come Dio ha servito me quando mi ha dato suo Figlio». M.C., Argentina.

 

«Ieri durante l’adorazione ho fatto una profonda esperienza, perché sono riuscito a perdonare una persona che mi ha ferito molto. Per tanto tempo ero ferito nel cuore, e per questo anche molto arrabbiato e triste. Molti mi hanno detto che col tempo sarei riuscito a superare la cosa, ma ho capito che questa non è la giusta soluzione. Ero convinto che l’unica giusta e buona soluzione è il perdono. Ho deciso di perdonare quella persona perché anche il Santo Padre ha detto che i misericordiosi sono felici. E veramente aveva ragione! Ho sentito una grande gioia, mi sono sentito libero e che amo quella persona», Attila, Romania.

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons