Da Ciaikowski a Prokof’ev all’Accademia di santa Cecilia

A Roma, grazie alla performance di Vasily Petrenko (nella foto), una grande serata di musica classica
Vasily Petrenko

A 35 anni Vasily Petrenko, è già diventato “giovane artista dell’anno” ai Gramophne Awards. Di energia, asciutto com’è, ne ha da vendere. Di abilità tecnica e cultura musicale, pure. Fa parte di una generazione di direttori arditi, liberi nel gesto eppure determinati. Si avverte che sanno ballare i ritmi contemporanei, pur non rinnegando la grande musica che interpretano.

 

Vasily è preciso negli attacchi, dati con gesto perentorio, esatto nel sottolineare con la mano sinistra le sfumature richieste alle diverse sezioni dell’orchestra, vivo col corpo che “batte il tempo” prima ancora che la bacchetta.

 

Ma non fa l’attore sul podio, come alcuni suoi giovani (e meno giovani) colleghi. L’istrionismo, così congeniale al mondo dello spettacolo (artistico, mediatico… e, oggi, politico), non fa per lui. Vasily è sincero. Il Capriccio italiano di Ciakowski, che mancava dall’Accademia dal 1996, è un pezzo brillante, non profondo, magnificamente orchestrato. Piotr Ilic non avrebbe mai permesso che la sua musica non apparisse ricca di colori. Qui scoppiettano come un fuoco artificiale: fu infatti composto a Roma durante il carnevale…

 

Non manca neppure – strano in Ciakowski – una nota malinconica che crea un attimo di marcia funebre nel ritmo elettrizzante. Ma è un momento e tutto si chiude nel vortice del ritmo “italiano” (questi russi sono a volte un po’ napoletani…).

 

Altra cosa le musiche di Prokof’ev  per il film di Ejzenstein Aleksander Nevskij, del 1939. Ne è stata eseguita la versione in sette brani con la partecipazione del coro e del mezzosoprano Ekaterina Semenchuck. Affresco sonoro di grandi proporzioni, con una orchestra gigantesca commenta efficacemente il film nelle diverse sequenze epiche, dolenti, vittoriose. Quello che meraviglia è la perfetta aderenza del suono all’immagine. Anche chi non ha visto il film, ma ne conosce un poco il soggetto, se lo ritrova nella fantasia grazie alla musica di Prokof’ev, in bilico tra dissonanza e tonalità.

 

Petrenko è a suo agio, trascina le masse corali – perfette – e orchestrali nel fiume della storia evocata dall’accordo tra il regista ed il compositore. Grande serata.

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