Cristiani orientali, necessità islamica

Icristiani orientali fanno parte integrante della cultura, della civiltà e della storia islamiche, sia nell’epoca della fondazione (soprattutto nei primi quattro secoli dell’era islamica, tramite il movimento di traduzione dal greco e dal siriaco all’arabo), sia in epoca moderna (il rinascimento arabo, la nahdha, e le ideologie moderne). Le ideologie laiche, il panarabismo, il socialismo e il comunismo, hanno permesso la crescita di partiti politici dove cristiani e musulmani, e anche ebrei in certi casi, potevano lavorare e collaborare insieme. I cristiani hanno avuto un ruolo fondamentale nella nascita del panarabismo come spazio laico in cui tutti venivano considerati uguali a prescindere dalle appartenenze religiose. Purtroppo, dopo il fallimento dello stato moderno post-coloniale e l’emergere dell’estremismo ideologico islamista che ha invaso il vuoto, questo spazio quasi neutrale non esiste più. La storia recente ci dimostra che una laicità di facciata priva di libertà e di democrazia è destinata al fallimento. In questa area caratterizzata da croniche tensioni e crisi non c’è più spazio per la politica; anzi non c’è più uno spazio politico. La società torna alle forme arcaiche di organizzazione sociale – le tribù, le etnie e le religioni – oppure le grandi tribù etno-religiose. Parlare, per esempio, di sunnismo o di sciismo in Iraq o in Libano è piuttosto un fatto socio-culturale ancor prima che religioso. Ma anche quando non ci sono queste divisioni religiose, come nel caso algerino o ultimamente palestinese, ciò non impedisce la lotta fratricida. In caso di guerra (in)civile, il razzismo tribale omicida si rinforza, e l’appartenenza tribale e religiosa diventa l’unico criterio di riconoscimento o di esclusione, di vita o di morte; e così la religione, o l’etnia, diventa uno strumento di pulizia razziale. In questa situazione guerresca, i piccoli gruppi, le tribù più deboli, pagano il prezzo più alto. Questo è il caso dei cristiani in Iraq, per esempio. Il problema essenziale nel mondo islamico oggi è il problema della democrazia, tutto il resto ne è conseguenza: la grave crisi sociale ed economica, il fondamentalismo, il terrorismo… Intendo con democrazia non solamente la procedura e la tecnica, ma l’insieme dell’impostazione culturale e sociale. Come si possono aiutare i cristiani orientali? Non servono né paracadutisti né marines. La mia risposta è la seguente: creando, innanzitutto, alleanze a livello nazionale tra democratici musulmani, cristiani e persone di altre fedi o senza fede tradizionale, per formare una vera società civile, promuovendo la democrazia tramite la coesione delle forze interne. È molto importante uscire soprattutto dalla falsa solidarietà tribale (planetaria questa volta) per una vera solidarietà interreligiosa ed internazionale: in breve, la solidarietà con l’essere umano come essere umano a prescindere da tutte le categorie. Gli umani sono uguali, vivi e morti. Dobbiamo anche essere attenti al fondamentalismo alla rovescia come reazione incosciente a quello religioso. E andare oltre il dialogo verso il servizio reciproco e la solidarietà non discriminatoria, che sono strumenti di salvezza dall’egoismo comunitario e collettivo. In questo contesto, i cristiani orientali rappresentano più di una doppia necessità. Innanzitutto una necessità cristiana, essendo la testimonianza del più antico cristianesimo sulla terra di Gesù di Nazaret, la terra che contiene tutta la geografia biblica. Il libro di Michele Zanzucchi è utile per far ricordare ai cristiani occidentali le origine orientali della loro fede, che non sono solamente un fatto storico ma anche attuale ed umano. Così si liberano un po’ da un certo euro-centrismo. Per i musulmani, invece, i cristiani orientali rappresentano una necessità per favorire una comprensione pluralistica, aperta, pacifica e dialogante dell’Islam, per uscire dal pensiero monolitico ed esclusivista. Il servizio ai cristiani diventa una missione islamica, e la loro presenza sarà concepita come dovere religioso islamico; non come una presenza di cittadini di seconda classe, ma come una presenza di simili e uguali nella dignità umana e nella responsabilità civile su tutti i livelli. La presenza dei cristiani arabi ed orientali è una garanzia per il pluralismo religioso che permette e incoraggia gli altri tipi di pluralismo, incluso quello politico. Per una società plurale in cui convivono comunità e identità diverse, si rispettano e collaborano insieme per un futuro migliore. Sulla Terra di Dio, che non è né del Corano né del Vangelo, cristiani e musulmani debbono vivere insieme, in uno Stato laico che creda nella dignità e nella libertà dell’essere umano. CRISTIANI NELLE TERRE DEL CORANO Tra guerre, terrorismo, emarginazione e difficoltà economiche, i cristiani in terra musulmana non hanno vita facile. Comunità d’immigrati o Chiese di antichissime tradizioni, testimoniano con la loro stessa esistenza la grandezza del messaggio cristiano. Tra la necessità di affermare la propria identità e l’imperativo del dialogo, scrivono nuove pagine di una storia luminosa ed eroica. È un lungo viaggio nelle comunità cristiane nei Paesi mediterranei a maggioranza musulmano, quello che Michele Zanzucchi, caporedattore di Città nuova e autore di numerosi libri, tra cui L’Islam che non fa paura (San Paolo), nel quale aveva dato la parola ai tanti musulmani dialoganti di quei Paesi. L’autore ha incontrato sulla via laici e vescovi, patriarchi e imprenditori, religiosi e madri di famiglia: un piccolo popolo in terra musulmana che con la sua stessa esistenza testimonia la necessità di una convivenza basata su rispetto e accoglienza reciproca. Tra gli altri sono stati intervistati il patriarca ecumenico Bartolomeo I; il patriarca armeno-apostolico Mesrob II; il card. Pulij (Sarajevo); il patriarca copto-cattolico Stefanos I (il Cairo); i vescovi cattolici Teissier (Algeri), Lahham (Tunisi) e Martinelli (Tripoli); il nunzio in Egitto Fitzgerald; islamologi come Scattolin e Van Niespen… (Michele Zanzucchi, Cristiani nelle terre del Corano, Città Nuova, euro 18,00).

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