Correva l’anno

Raitre, mercoledì, 23.30. Dalla metà di giugno è ripartito il 2° ciclo di Correva l’anno, con le biografie dei personaggi della storia contemporanea. Attraverso la ricostruzione delle loro virtù, debolezze e strategie si viene così delineando il quadro composito del secolo passato, con particolare attenzione alla questione mediorientale. Otto sono gli appuntamenti, che vanno dalla storia di Saddam Hussein a quella di Ben Gurion, di Gheddafi, Khomeini, Mao Tze Tung, Franco, Kennedy, Togliatti. Ho guardato con attenzione e partecipazione la puntata su Ben Gurion, realizzata con un ottimo documentario di Marina Basile. Le immagini hanno percorso cronologicamente l’avvio e la diffusione dell’idea di uno stato di Israele, e poi la lenta costruzione e infine la nascita dello stato, fortemente pensato, voluto, imposto ai governi del mondo dal “figlio del leone”, David Ben Gurion. La storia scandita dalle date più significative, le risposte incerte e ambigue delle varie commissioni internazionali, la strategia spregiudicata e le decisioni improvvise del leader israeliano: questo e molto altro abbiamo visto nel documentario. Alle immagini si sono alternati i pareri e le precisazioni di alcuni storici che hanno saldato la vicenda di Ben Gurion al quadro internazionale. Ne è scaturita una ricostruzione viva, parlante e attuale, perché forti erano i riferimenti al nostro presente. Certamente la storia, o, meglio, la cronaca dei fatti è stata narrata partendo dall’ottica occidentale ed ebraica. La parte arabo-palestinese non ha avuto voce, se non nei giudizi espressi da Ben Gurion stesso e dai commentatori. Nel commento finale Paolo Mieli ha risottolineato l’evidenza dei fatti e la forza del protagonista. Allo spettatore è stato offerto un racconto avvincente, quasi un’epopea, ricca di colpi di scena. Paradossalmente, però, il punto di vista adottato, così univoco, ha in qualche modo reso eloquente il silenzio del mondo arabo, facendolo diventare una controparte muta, sì, ma straordinariamente presente.

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